Levati, il presunto br scomparso va dal prete poi si costituisce di Renato Rizzo

Levati, il presunto br scomparso va dal prete poi si costituisce E' al confino a Ivrea: da tre giorni nessuno l'aveva visto Levati, il presunto br scomparso va dal prete poi si costituisce Il medico ha detto di essersi recato a meditare nei cascinali - Non sarebbe mai uscito dai limiti territoriali assegnatigli - I carabinieri tentano di ricostruire i suoi movimenti IVREA — Capo chino, una stanchezza profonda che gli si leggeva nella pelle grigia e negli occhi infossati, il dott. Enrico Levati s'è presentato ieri alle 10 alla caserma dei carabinieri di Ivrea: -Ero sfinito, la vita del confinato politico è sfibrante e piena di angosce. Volevo rimanere un po' solo con i miei pensieri, dialogare con me stesso. Per questo sono fuggito. Poi ho saputo dai giornali che mi stavano cercando ed era nato un piccolo putiferio sulla mia sparizione. Ho deciso di costituirmi». Con queste parole il medico che i giudici del processo ai capi storici delle Brigate rosse hanno condannato a 5 anni per -partecipazione a banda armata», ha commentato la sua -fuga» dal soggiorno obbligato di Ivrea. Al capitano Garello, comandante della compagnia dei carabinieri, ieri mattina ha chiesto per prima cosa una sedia: -Sono esausto e con una gran voglia di riposare». L'hanno rifocillato: caffè, sigarette, un bicchiere di cognac. Poi, un lungo colloquio durante il quale Levati ha raccontato la sua vita di questi tre giorni fuori casa: -Ho vagato per i boschi e sulle colline della città dormendo in qualche cascinale abbandonato. Non mi sono mai allontanato dal territorio di Ivrea per non violare l'ordinanza che me lo impone». Prima di consegnarsi s'è rivolto ad un amico sacerdote per consigliarsi: il prete, un giovane parroco d'un paese del Canavese, è stato il suo -intermediario»: ha avvisato di persona i carabinieri chiedendo che un militare andasse a prelevare il fuggiasco e lo scortasse sino in caserma. Sembra che il medico abbia anche chiesto la -garanzia» di non essere arrestato. Alle 12,35 Levati è tornato nel suo alloggio al terzo piano di via Don Bosco 1 : oggi, probabilmente, sarà interrogato dal magistrato che potrà decidere se spiccare o no contro di lui ordine di cattura. Il presunto brigatista, infatti, ha definito la sua sparizione -un'assenza di tipo personale», ma l'ordinanza di soggiorno obbligato prevede che egli non possa allontanarsi dalla propria abitazione senza segnalare la nuova residenza. Di qui, la denuncia spiccata contro di lui per -violazione accertata» dell'imposizione di reperibilità. Che cosa ha spinto il giovane professionista a questa -fuga»? Quali motivi lo hanno indotto a ritornare sui propri passi? Lui ha parlato di -paura del carcere» e qualcuno fra gli investigatori ritiene che. in queste 108 ore (Levati s'è allontanato di casa domenica pomeriggio), nella sua mente molto spesso si sia affacciata l'idea del suicidio. Ci sono alcuni punti ancora oscuri in questa sparizione subito rientrata che. forse, si può spiegare solo con -lo stato di esaurimento psico-fisico» in cui Levati vive da anni la sua esperienza di soggiornante obbligato: se davvero meditava di uccidersi, vinto dalla vergogna che il figlio sapesse un giorno d'aver avuto un padre carcerato, perché allontanarsi di casa con una valigetta di biancheria, 200 mila lire ed una sacca di viveri? Le illazioni su questa breve scomparsa potrebbero continuare ma, probabilmente, alla radice del gesto sta davvero soltanto -un momen-, to di crisi acuta ed il desiderio dimeditare». Durante la -fuga» Enrico Levati ha sicuramente ripensato alla famiglia ed alla propria posizione che rischiava di peggiorare conducendolo proprio là dove teme di poter' finire: in carcere. - E questa — ha commentato un suo amico — sarebbe per lui una situazione insostenibile: si troverebbe emarginato anche in prigione, guardato con sospetto dai detenuti comuni che vedono in lui un "politico" e dai detenuti politici che valutano con perplessità certe sue scelte». Pensieri che certamente si agitavano anche ieri nella mente di quest'uomo infastidito e tormentato: appena uscito dalla caserma si è chiuso in un'auto che, guidata da un carabiniere, lo ha portato a casa. Nel pomeriggio lo hanno raggiunto la moglie Ornella ed il figlio Damiano. Per lui ricomincia ora un'angosciosa attesa: il 28 novembre, nell'aula dell'ex-caserma Lamarmora, torneranno di fronte ai giudici i brigatisti rossi, «capi storici» e gregari. Tra loro, anche Enrico Levati che un capo non è mai stato. Un giorno ha detto: -Io sono soltanto di sinistra. Questo è tutto». Renato Rizzo Ivrea. Enrico Levati subito dopo essersi costituito

Persone citate: Enrico Levati, Garello, Lamarmora, Levati

Luoghi citati: Ivrea