Il Consiglio nazionale pri di Lamberto Furno
Il Consiglio nazionale pri Il Consiglio nazionale pri (Segue dalla l'pagina) cordo, a condizione che il nuovo vertice garantisca la prosecuzione del disegno lamalfiano: traguardo al quale tutti s'impegnano. Lo stesso-Biasini, dopo un ricordo del vicesegretario Terrana morto tre settimane orsono, ha spiegato le proprie dimissioni con ragioni di salute, ma soprattutto con la necessità di «garantire al pri un rinnovamento reale» da collocare nella «ferma riconferma della linea perseguita sin qui con chiarezza e coerenza». Di nuovo, concludendo la lettura delle trenta cartelle, ha ripetuto che «il pri deve conservare e rafforzare il proprio ruolo tradizionale, il ruolo lamalfiano di controllo e di stimolo dell'azione dei grandi partiti... il ruolo naturale di moderno partito della sinistra democratica: operare come coscienza critica della democrazia repubblicana». A queste conclusioni Biasini è giunto analizzando la grave situazione del Paese che impone di risolvere «il problema della governabilità mentre si profila il perìcolo di un logoramento delle stesse istituzioni». Né il centro-sinistra né la grande maggioranza — ha detto — sono sufficienti: «Si pone come non mai l'esigenza di forme di solidarietà tra le forze politiche e so¬ ciali, al di là della distinzione dei ruoli: però il richiamo alla ripresa della solidarietà nazionale, comune ai tre maggiori partiti (de, pei, psi, n.d.r.) diventa affermazione astratta nella rivendicazione di strategie tra loro incomponibili». La mancata partecipazione al governo Cossiga, che provocò nel pri una frattura, è per Biasini «vicenda episodica che non deve determinare divisioni» e dipese dalla mancanza di tempo per approfondire i programmi dell'esecutivo. «Gli sviluppi successivi — ha aggiunto — danno ragione alla scelta dei repubblicani». Come prova ha citato l'aumento del numero dei ministri per «spartizione tra partiti e correnti», «le sorprendenti dichiarazioni di disimpegno o di impegno limitato di partiti presenti al governo»; la «improvvisazione se non confusione» dimostrata dal governo nell'affrontare problemi come la droga, la scala mobile per gli statali, l'ipotesi di supertassa per le case, il fondo per l'energia: «Si direbbe che a problemi tanto gravi non corrispondano comportamenti sufficientemente meditati». E' una forte critica a Cossiga, che il pri sostiene con l'astensione. Per Biasini la «tregua» non ha per ora portato ai necessari chiarimenti che il congresso della de e quello straordi¬ nario ipotizzato nel psi devono dare, mentre l'incontro pci-psi, se può aver migliorato i rapporti fra 1 due partiti, non sembra aver modificato «i ritardi storici della sinistra nei confronti dei problemi nuovi... Attendiamo di poter decifrare nei fatti le reali intenzioni dei due partiti...». Nel dibattito è intervenuto il capogruppo alla Camera, Mamml, oltre a Scattolin, Ravaglia e Tivelli. «Non possiamo abbandonare la nostra strategia che è costante dal '46 e mira, da un lato — ha detto Mamml — a impedire la collusione della de con forze di destra, la sua degenerazione in partito reazionario e, dall'altro lato, a provocare una profonda revisione nella sinistra marxista in senso occidentale cosi che contribuisca alla democrazia italiana». Per Mamml il disegno lamalfiano della solidarietà nazionale non può essere sostituito, «se non come momento tattico, con una maggioranza a cinque, sia pure con presidenza socialista, sia pure ribattezzata sinistra-centro, sia pure all'insegna di una confusa alternanza». E' il punto cruciale di questo parlamentino del pri: solidarietà nazionale incluso il pei o nuova maggioranza dc-psi-psdi-pri-pli? Visentini e Spadolini sono ritenuti in grado di compiere la mediazione. Lamberto Furno
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