Il canto popolare nell'Italia del '700 di Giorgio Pestelli

Il canto popolare nell'Italia del '700 Dal taccuino d'uno straniero Il canto popolare nell'Italia del '700 Charles Burney: «Viaggio musicale in Italia», a cura di E. Fubini, Edt. Torino. 1979. pagg. XXXII-396, lire 13.500. Il Viaggio come categoria della storiografia artistica e letteraria sta vivendo un momento di rinnovato interesse da parte di editori e istituzioni culturali. In campo musicale appare ora, per le Edizioni di Torino (Biblioteca di cultura musicale-Documenti) il Viaggio musicale in Italia di Charles Burney, il più famoso dei viaggiatori musicali del Settecento. Superata, e introvabile, era la vecchia versione italiana di Virgilio Attanasio, limitata alle sole parti musicali del viaggio; il presente volume invece, curato da Enrico Fubini, presenta per la prima volta in Italia tutto il diario di viaggio, comprese molte pagine che Burney stesso aveva lasciate monoscritte. Fubini rende Burney in traduzione chiara e scorrevole, conservandogli la spigliatezza dell'originale. Ora che si ha di fronte tutto il viaggio, è facile constatare quanto le parti musicali da sole non rendessero piena giustizia a Burney scrittóre. Sceso dalle Alpi ai primi di giugno del 1770, troviamo quest'omino sballottato su carrozze sgangherate, schiacciato come un'acciuga in chiatte e battelli, alla mercè di vetturini famelici di mance, di gondolieri e doganieri. Da Torino e Milano a Venezia, e di qui, navigando su canali, a Bologna, e poi giù a Firenze, Roma e Napoli, non sono solo le capitali musicali d'Italia che risaltano nelle sue pagine, ma tutta la vecchia Italia prenapoleonica, col suo mosaico di dialetti, monete e abitudini: dei teatri Burney conta i palchi e fin i sedili, delle chiese rileva gli organi, ma visita anche i dotti, gli studiosi di elettricità e di ottica, descrive opere d'arte, discute di cultura e piatagioni, riferisce sulla moda femminile. Burney ha in testa l'idea che in Italia il pubblico sia talmente abituato al bello musicale da essere giudice esigentissimo e prestare quindi un orecchio distratto a prodotti che a Londra o Parigi incanterebbero i più raffinati. Ma questa indifferenza, il diario lo registra poco alla volta, poteva anche dipendere da un'altra causa più realistica, e cioè dal distacco del pubblico italiano dalla pratica musicale: la decadenza musicale d'Italia è una prospettiva che emerge più volte dal libro. Un'osservazione dice molte cose: «in tutta Italia non mi fu dato di scoprire qualcosa che assomigliasse ad un negozio di musica»; proprio cosi, mentre a Parigi, Vienna, Londra o Berlino una borghesia attiva e innovatrice dominava ormai il mondo musicale attraverso 11 pubblico concerto e l'industria della stampa, in Italia una società musicale moderna non esisteva, e la musica fioriva al modo antico, qua e là secondo l'interesse manifestato da istituti statali (come i Conservatori a Venezia) o da singoli principi laici o religiosi. Come storico «sul campo» Burney prova le maggiori soddisfazioni a Bologna, nei lunghi conversari con Padre Martini, a Firenze e a Roma, dove scuote intorpiditi bibliotecari; di celebri maestri conosce e parla di Galuppi, Piccinni, Jommelli, ma tra i ritratti di personaggi il più vivo è senza dubbio Rousseau Incontrato a Parigi sulla via del ritorno: a un quinto piano in rue Grenelle, in vestaglia e pantofole, ma indimenticabile nella sua enigmatica Ironia. Infine, oltre alla musica d'arte, scorre nel libro una ricca vena di musica sentita per istrada, in una somma di annotazioni la cui importanza non dovrebbe sfuggire agli studiosi di tradizioni popolari: non sono solo i canti dei gondolieri a Venezia e dei' musicanti a Napoli (pagine più volte riportate in antologie), ma i salmi e le processioni dei Laudisti a Firenze, la rappresentazione di Davide e Golia a Figline Val d'Arno, l'aria dialogata di un uomo e una donna a Viterbo, le serenate all'albergo Gambero di Brescia, per festeggiare una compagnia di cantanti tornati dalla Russia: un'Italia agricola e popolare che davvero sembra essere stata fasciata di musica, di voci e canti. Giorgio Pestelli