Fuga? Rapimento? Resta un mistero la scomparsa di Levati presunto Br di Renato Rizzo

Fuga? Rapimento? Resta un mistero la scomparsa di Levati presunto Br Parlano i famigliari del medico confinato dai giudici a Ivrea Fuga? Rapimento? Resta un mistero la scomparsa di Levati presunto Br Dice la madre: «Vivo nell'ansia che possa fare un gesto disperato. Pensava al figlio: come avrebbe giudicato un padre che fosse stato condannato per banda armata?» - Giorni or sono aveva ricevuto il mandato di comparizione per il processo d'appello contro le Br DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE IVREA — «Era frastornato, confuso, vinto da un'insostenibile vergogna: si domandava sempre che cosa, un giorno, avrebbe pensato di lui suo figlio, come avrebbe giudicato un padre condannato per "partecipazione a barda armata". Enrico è una vittima innocente, un uomo dalle mani pulite. Ora è scomparso e noi viviamo nell'ansia che possa fare un gesto disperato». La madre del dott. Levati, il medico accusato nel processo ai capi storici delle Brigate rosse d'essere stato l'anello di congiunzione fra padre Giretto e l'organizzazione eversiva, parla con voce soffocata: il figlio ha abbandonato senza lasciare tracce o messaggi Ivrea, dove i giudici gli avevano imposto il soggiorno obbligato. Di lui investigatori e familiari non sanno più nulla da lunedì pomeriggio. La donna di tanto in tanto si interrompe perché Un nodo di emozione le stringe la gola. Parla di «probabile fuga», non prende in considerazione l'ipotesi di un «rapimento politico», soltanto al termine del discorso si lascia sopraffare dalla paura e dice: «Spero che non abbia fatto un atto inconsulto». Ma subite dopo aggiunge: «No. 7iessu7io della nostra famiglia arriverebbe mai a questo». Per i familiari di Enrico Levati il timore più vicino e incombente si è tramutato in momentaneo sollievo: gli accertamenti dei medici legali hanno escluso che il cadavere sconosciuto trovato carboniz¬ zato nel rogo di un'auto sulle colline di Gassino sia quello del medico scomparso: «Levati è leggermente curvo e ha capelli scuri, questo corpo senza nome appartiene a un uomo di diversa struttura ossea e con i capelli rossicci». Gli investigatori frugano nelle ultime ore trascorse dal fuggiasco nel suo alloggio di via Don Bosco 1 per individuare il motivo che può avere indotto il medico alla fuga: -Senza trascurare eventuali indizi che confermino o smentiscano altre ipotesi: il suicidio, il sequestro, il volontario o involontario tuffo nella clandestinità a poche settimane dall'inizio del processo d'assise d'appello contro le Brigate rosse». Secondo la madre di Levati potrebbe essere stata proprio l'imminenza di questo giudizio ad aver spinto il figlio alV«evasione» dal soggiorno obbligato: «Era rientrato da pochi giorni dalle vacanze trascorse con la moglie e il figlio nelle Marche e si è trovato nella buca delle lettere il mandato di comparizione inviatogli dal sostituto procuratore generale Caccia. Enrico ha accolto questa notifica come una mazzata». Le indagini battono tutte le piste: «Noìi abbiamo motivo di pensare, ad esempio — ha detto uno degli investigatori — che Levati non sia stato prelevato da qualcuno anche se il fatto che dall'appartamento manchino alcuni capi di biancheria e 300 mila lire può far pensare ad una fuga. Ma dove fugge un uomo con quattro calzini, un paio di canottiere e un pugno di denaro?». Non si esclude neppure l'ipotesi di un banale «colpo di testa»: «Nel 77 abbandonò per tre giorni Ivrea con la moglie Ornella, senza avvertire né magistrato né carabinieri perctié voleva partecipare a un matrimonio di amici all'Isola del Giglio. Quando arrivò là il maresciallo dei carabinieri che lo conosceva bene (il medico era stato "confinato' in quella località prima di ottenere il trasferimento nel Canavese n.d.r.) avverti la magistratura. Levati se la cavò con un "cicchettane" del giudice». L'assessore alla Sanità di Ivrea e collega del medico scomparso all'ospedale, il dott. Gario, non crede all'ipotesi del suicidio: «E' una persona equilibrata, riusciva sempre a vincere la depressione di certi momenti neri». Di Levati, oltre all'irreprensibile comportamento professionale, Gario ricorda la dedizione con cui s'è dedicato l'anno scorso all'incarico di consulente del Comune per la prevenzione sanitaria scolastica: « Un lavoro svolto prima della sentenza di Torino: dopo la condanna non ha più ripresentato la domanda di partecipazione al successivo concorso: si è dedicato esclusivamente all'impegno di assistente ospedaliero». Sino alle 18,18 del 14 settembre, come testimonia il suo «cartellino» timbrato, rimasto nella rastrelliera accanto agli uffici amministrativi dell'ospedale. Il giorno seguente, come ogni sabato, si è recato dai carabinieri per firmare il registro dei sorvegliati speciali. Ha trascorso in casa la domenica ed è stato visto ancora lunedì mattina. Poche ore dopo Ornella Levati avvertiva magistratura e carabinieri: «Mio marito non c'è più, temo diesi sia ucciso». Renato Rizzo

Persone citate: Enrico Levati, Gario, Gassino, Giretto, Levati, Ornella Levati

Luoghi citati: Isola Del Giglio, Ivrea, Marche, Torino