«E' come se laggiù fossero esplose un milione di tonnellate di tritolo» di Bruno Ghibaudi

«E' come se laggiù fossero esplose un milione di tonnellate di tritolo» Il drammatico terremoto che ha colpito l'Italia centrale «E' come se laggiù fossero esplose un milione di tonnellate di tritolo» Il prof. Rodolfo Console, responsabile della rete sismica dell'Istituto nazionale di geofisica, ha tracciato l'identikit del terremoto che ha raggiunto l'ottavo grado della scala Richter Prima delle grandi scosse non era stata registrata un'attività sismica di particolare rilievo «£'come se sotto i Monti Sibillini, ad una decina di chilometri di profondità, fosse esplosa una carica di poco meno di un milione di tonnellate di tritolo, quasi un megatone». Il professor Rodolfo Console, responsabile della rete sismica dell'Istituto Nazionale di Geofisica e della stazione dell'Osservatorio Geofisico di Monte Porzio Catone, indica con questa cifra la «magnitudo-, e cioè la forza distruttiva del terremoto dell'altra notte. «Quanto è indicato sui nostri grafici è un'approssimazione per difetto, in quanto gli strumenti sono andati in saturazione e non ci consentono di leggere le massime ampiezze delle fasi iniziali. Per noi si tratta comunque di una magnitudine di almeno 5^». Davanti a lui, su un lungo nastro di carta bianco solcato dai grafici dei pennini degli strumenti, c'è l'identikit di questo pauroso sismo. «Il grado corrisponde all'ottavo della scala Richter nella zona d'epicentro e comporta situazioni rovinose, con crolli di muri, crepe nelle strade, sommovimenti di terreno — continua il prof. Console —. Nella zona dì Roma la scossa è stata soltanto del terzo grado. L'epicentro può essere localizzato ad una decina di chilometri di profondità sotto i Monti Sibillini, al di sotto di un punto a 43°8' di latitudine Nord e 13°0'di longitudine Est». Per localizzarlo con precisione è stato necessario analizzare i rilevamenti di otto osservatori geofisici diversi, che fin da poche decine di minuti dopo il sismo hanno incominciato a scambiarsi i dati delle registrazioni strumentali. Un collegamento che dura tutt'ora, dal momento che il tremito della terra non è ancora finito. «Le prime scosse sono arrivate, all'improvviso, alle 23,36 e si sono smorza¬ te in una sequenza di sussulti più o meno forti — dice il prof. Console consultando il grafico —. Due altre scosse, di sesto grado, sono state registrate alle 23.41 e alle 23,46. Un'altra, di settimo grado, è avvenuta alle 23,53. Ormai (erano da poco passate le 12, n.d.r.) le scosse registrate sono alcune cen-, tinaia. Ecco, vede, proprio in questo momento i sismografi ne stanno registrando un'altra-. Dagli altri osservatori stanno arrivando dati in continuazione. «E' questo confronto e l'analisi dei dati a consentirci di stabilire l'epicentro e la profondità e, in particolare, se l'epicentro è sempre lo stesso oppure se l'evento sismico sta assumendo proporzioni diverse da quelle iniziali». C'è stato qualche segno premonitore? «In precedenza l'attività sismica registrata rientrava nei limiti della norma: non appariva cioè di particolare rilievo ma veniva comunque percepita dagli strumenti. Invece nei giorni immediatamente precedenti non è apparso nulla che facesse dare per imminente questo terremoto. La scossa principale è esplosa improvvisa». La zona dei Monti Sibillini può essere definita sismica? «Sì, e le carte sismiche la indicano con la colorazione delle zone di seconda categoria. Non a caso le costruzioni in questa zona devono rispettare certe norme di sicurezza antisismica. Le zone di prima categorìa sono quelle che hanno avuto terremoti molto intensi, oltre il decimo grado. Quelle di seconda ne hanno pure avuti, ma di grado inferiore». Questo sismo scaturisce da qualche situazione geologica particolare? «Visti sotto l'aspetto geologico, questi fenomeni sono abbastanza frequenti. Il movimento di assestamento dell'Appenino non è ancora ultimato. E ogni tanto l'accumulo di energia elastica sulle rocce, che subiscono in continuazione stiramenti e compressioni, viene liberato con rotture. In questi casi noi assistiamo all'ultimo atto di processi che si stavano preparando da decenni». A quando risalgono le più recenti manifestazioni sismiche in questa zona? «Fra la fine del 1974 e l'inizio del 1975 c'è stato un periodo sismico che ha interessato la Val Nerina e di cui hanno parlato anche i giornali. Un sismo di intensità di poco inferiore a questo è avvenuto a L'Aquila nel 1958. Altri eventi di caratteristiche più modeste ma ugualmente da registrare sono ricordati nei nostri cataloghi». Quello dell'altra notte è un terremoto già concluso oppure può avere degli strascichi? •Strascichi ce ne saranno di sicuro. I nostri strumenti continuano a registrare una serie praticamente ininterrotta di piccoli eventi sismici. Quello che è più complicato da preve¬ dere è se ci saranno scosse molto forti o no. Io penso che sia probabile. Magari non adesso, ma nel giro di qualche giorno o di qualche settimana. Di norma l'intensità di queste "repliche" non supera quella della scossa principale, che in questo caso è la prima. L'esperienza ci dice che le repliche sono di un grado inferiore a quella principale. E infatti quella delle 23,53 di mercoledì è stata di grado settimo, rispetto alla prima che è stata diottavo». Naturalmente non si possono escludere le eccezioni. «Proprio così. Qualche volta, a distanza di alcune settimane, si ripete un periodo sismico con caratteristiche quasi analoghe a quelle del primo. Ricordiamo il Friuli: a settembre del 1976 sono avvenute delle scosse che erano quasi uguali a quelle di maggio-. Le repliche si preannunciano in qualche maniera? «Di norma si manifestano all'improvviso, come la scossa principale. Per adesso non c'è ancora la possibilità di prevedere momento, posizione e intensità di una replica. Alcuni segni riconducibili all'apparizione delle repliche forse ci sono, ma non sappiamo ancora interpretarli con la precisione necessaria. Se cercassimo di servircene per mettere in guardia le popolazioni, correremmo il rischio di provocare inutili allarmismi». Bruno Ghibaudi

Persone citate: Richter, Rodolfo Console

Luoghi citati: Friuli, Italia, L'aquila, Monte Porzio Catone, Roma