I Kozlov sono fuggiti nogli Usa perché oppressi dal conformismo
I Kozlov sono fuggiti nogli Usa perché oppressi dal conformismo Dichiarazioni dei due ballerini del Bolscioi I Kozlov sono fuggiti nogli Usa perché oppressi dal conformismo DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — Riferisce il direttore dell'ufficio immigrazione di Los Angeles, Omer Sewell, che i due ballerini del Bolscioi Leonia e Valentina Kozlov hanno chiesto asilo negli Stati Uniti «per trovare la libertà politica, artistica e religiosa»; auspicano che la loro fuga e quella del 23 agosto del loro compagno Alexander Godunov, avvenuta a New York, «serva a liberalizzare il corpo di ballo e la cultura sovietica», gestiti entrambi, a loro parere, in modo repressivo. I due giovani coniugi, che non hanno figli e hanno lasciato in Urss pochi legami familiari, restano nascosti e sotto la protezione dell'Fbi «per qualche giorno ancora»: ma offerte di lavoro nelle più celebri compagnie americane stanno già raggiungendo l'ufficio immigrazione di Sewell, ed è probabile che debuttino presto insieme con lo stesso Godunov. Dopo queste precisazioni, la diserzione delle tre-stelle- del Bolscioi, orgoglio dell'arte sovietica e simbolo della creatività del regime, assume un preciso significato politico. La fuga in Occidente degli intellettuali russi è stato uno dei fenomeni più cospicui della fine della guerra fredda. Si è però sempre caratterizzata nella protesta personale (il caso del primo ballerino per definizione, Nureyev) o del dissenso organizzato (Solzenicyn si configura come l'emblema della Resistenza). Con Godunov, e soprattutto con Leonia e Valentina Kozlov, passa ad una fascia di un più generico im- pegno culturale e civile: la fascia di coloro, e sono milioni, che chiedono di poter esprimere le proprie qualità e ì propri pensieri nella tolleranza. Omer Sewell riferisce l'insistenza dei due giovani coniugi sulla «partecipazione da un lato e autodeterminazione dall'altro», e di Valentina anche «sull'espressione della propria fede». Il quadro che gli hanno tracciato della vita al Bolscioi e a Mosca è soprattutto di conformismo. I canoni teatrali sovietici sono inviolabili, e gli esperimenti scoraggiati. «Grande impressione produsse su entrambi una loro visita di lavoro a New York nel '78», precisa. «Decisero allora di rifugiarsi appena possibile in Occidente». Omer Sewell insiste anche sul -terrore- dimostrato dai due ballerini all'eventualità che la loro richiesta di asilo fosse respinta ed essi fossero costretti a tornare a Mosca. Le conseguenze che si traggono, parlando anche col Dipartimento di Stato, è che «alcune teste cadranno», sia al Bolscioi, sia neH'establishment culturale sovietico, come scrive il Washington Post. Il direttore del corpo di ballo, Juri Grigorovich, marito della ballerina Natalia Bessmertnova, cinghia di trasmissione dell'ideologia artistica ufficiale, rischia di perdere il posto, secondo quanto si dice in America. Da tempo, egli è oggetto della fronda delle due -superstelle- del Bolscioi, la grande Maja Plisetskaja, che ha ormai 53 anni, e il suo partner preferito, Vladimir Vasiliev. artisti - liberalizzanti», esclusi non accidentalmente dalla tournee americana. Rischiano sanzioni ben più gravi gli incaricati della sorveglianza della troupe, già -scottati- da Godunov a New York, e colti di sorpresa dai Kozlov a Los Angeles. e. e.
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