E adesso in lista d'attesa si trovano Liquigas, Montefibre e Snia Viscosa
E adesso in lista d'attesa si trovano Liquigas, Montefibre e Snia Viscosa E adesso in lista d'attesa si trovano Liquigas, Montefibre e Snia Viscosa Sciolto il nodo Sir (il più drammatico nel grande sfascio della chimica italiana), il governo dovrà ora affrontare l'altro grande salvataggio: quello di Montefibre e Snia, I due gruppi Montedison che non solo da ieri hanno l'acqua alla gola. Il primo, che ha praticamente divorato 560 miliardi in poco più di 5 anni dalle casse di Foro Bonaparte, è praticamente all'asciutto da qualche settimana (e la Montedison, dopo gli ultimi 60 miliardi versati a marzo, ha già fatto sapere che non farà più confluire una lira nelle casse della consociata); il secondo ha già deciso di mettere in cassa integrazione I dipendenti di quattro stabilimenti. Per salvare questo gruppo, che occupa 31 mila persone in Italia con un fatturato di 1115 miliardi, il presidente Santa Maria ha presentato, da mesi, un piano che dovrebbe, in pochi anni, tirare fuori la Snia dalla palude in cui s'è impantanata; che è soprattutto quella della sottocapitallzzazione. Ma finora questo progetto è rimasto nei cassetti del ministero dell'Industria, mentre sono tornati ad affiorare altri piani, compreso quello Cuccia, che prevedono un salvataggio congiunto della Snia e della Montefibre, la società i cui dirigenti hanno già portato I libri In tribunale per metterla praticamente in liquidazione. Cosi, tra una crisi di governo e una pausa feriale, 1 due gruppi sono finiti praticamente con. l'acqua alla gola. E, nel disastrato panorama chimico, non sono i soli: malissimo sta' anche l'Aule (anche se sovvenzionata continuamente dall'Eni), mentre peggio ancora sta la Liquigas, l'ex gruppo di Ursini, per cui Nesl, presidente della Banca del Lavoro, sta disperatamente tentando di mettere d'accordo le banche creditrici per varare il consorzio di salvataggio. E' praticamente l'intero settore delle fibre ad essere finito sui tavoli del governo, che ora si trova di fronte a una necessità drammatica: evitare che i «salvataggi» coinvolgano nel disastro le banche più esposte. E cioè l'Imi di Cappon, per quanto riguarda' la Sir, e l'Iclpu di Piga, che solo per la Liqulchlmlca, tra rate scadute e non pagate a suo tempo, si trova esposta verso l'ex gruppo di Ursini per oltre 200 miliardi. c. roc.
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