Forse oggi Bozano torna libero (ma non sarà mandato in Italia)

Forse oggi Bozano torna libero (ma non sarà mandato in Italia) La Corte d'Appello di Limoges decide sull'istanza dei difensori Forse oggi Bozano torna libero (ma non sarà mandato in Italia) Il suo avvocato ha chiesto la libertà sotto controllo periodico - Ieri il «biondino della spyder rossa» non era in aula, la moglie gli è rimasta vicina nel carcere DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE LIMOGES — Forse Lorenzo Bozano ha trascorso la sua ultima notte in una cella; forse oggi, a metà pomeriggio, la «Chambre d'accusation» di Limoges emetterà il verdetto sulla richiesta di libertà provvisoria per il «biondino della spider rossa» condannato in Italia, con sentenza passata in giudicato, per il sequestro e l'omicidio di Milena Sutter, avvenuto nella primavera del 1971 a Genova. E, si dice,sarà un verdetto favorevole. Comunque finisca questa vicenda Bozano non tornerà più in Italia, il suo debito non lo salderà mai. La storia è recente e la sua conclusione ha lasciato il segno, ha ferito. Il «biondino» accusato di aver rapito Milena Sutter, 13 anni, per intascare i 50 milioni di riscatto e di averla uccisa, viene processato due anni più tardi. E' assolto con una sentenza che lo rimanda libero ma non cancella uno solo dei mille dubbi. Bozano commenterà: «£' accaduto quello che doveva accadere'. < L'appello nel maggio 1975 si conclude con la condanna a vita. Ma l'imputato è scomparso. Aveva tentato di far slittare il giudizio affermando di essere malato: si era fatto ricoverare infatti per una colica renale all'ospedale San Martino di Genova ma il processo era andato avanti con l'imputato contumace. Poi la conferma della Cassazione il 25 marzo 1976. Di Bozano non si sente più nulla per anni. S'era sposato dopo l'assoluzione in primo grado con Eleonora Guerrini, una. maestra di Chiari. Lui era fuggito in Svizzera, quindi a Parigi. Lei lo aveva raggiunto; poi erano scomparsi anche dalla Francia: avevano riparato nel Senegal, a Dakar, ma 11 il «biondino» era stato riconosciuto ed era scappato ancora. Quattro anni più tardi, la mattina del 26 gennaio scorso, una pattuglia della polizia stradale, nella Creuse, ferma una «A 112» con un uomo e una donna perché viaggiano senza le cinture di sicurezza allacciate. Lei è Eleonora Guerrini, lui mostra una carta d'identità rilasciata dall'ambasciata italiana di Dakar e intestata a Bruno Bellegatti Visconti, nato a Milano il 3 settembre 1944, residente a Ponte di Legno. E' un controllo di routine, ma c'è una sorpresa: dalla centrale di polizia ordinano l'arresto dell'uomo: «£' Lorenso Bosano, genovese, condannato in Italia per aver ucciso una ragassa». La carta d'identità aveva gli stessi dati di un passaporto falso venduto a Bozano da un «grossista» della mala, informatore della polizia, che aveva raccontato l'episodio agli uomini della Mobile trasmettendo anche i dati. Alla polizia non era stato possibile arrestare Bozano, ma aveva fornito le generalità esatte all'Interpol. Dopo l'arresto l'Italia chiede l'estradizione di Bozano. Sembra un caso semplice, ma la «Chambre d'accusation» di Limoges sentenzia che il «biondino» non verrà rimandato in Italia perché, assente dal dibattimento in secondo grado, non ha potuto difendersi. E questo è inammissibile per la procedura francese. Afferrato al volo quell'inatteso salvagente, Bozano capisce come stia ormai per farla franca e alla lettura della sentenza, commenta: 'Questa è giustisia. Spero che l'Italia impari dalla giustisia francese'. L'udienza è a porte chiuse. Alla cancelleria della Corte d'Appello sottolineano che «non c'è soltanto il processo a questo Bosano, ce ne sono molti altri importanti'. L'avvocato generale, André Latour, che sostiene l'accusa, mi dice: «Ho sfogliato appena il fascicolo, non ho trattato il caso tecnicamente. Prima non me n'ero mai occupato'. No, non conosce a fondo la vicenda di Milena Sutter e della sua morte, non sa niente dei processi italiani. Sono le 10,10 quando le massicce porte verdi dell'aula si chiudono. La Corte è presieduta da monsieur Vigroux, ed è composta da tre magistrati. Bozano non è venuto, neppure la moglie che si trova con lui alla prigione qui a Limoges. certa della scarcerazione imminente. E non sono venuti, tanto appare scontata la decisione della sezione istruttoria, i patroni italiani né l'avvocato parigino Badinter, che con la sua arringa aveva cancellato per il biondino il rischio di essere rimandato in una prigione italiana. Cosi c'è solo il giovane avvocato Ives Henry a perorare la causa. Quaranta minuti di discussione; poi l'avvocato esce. Ha il volto disteso, soddisfatto. Dice: 'Ho chiesto la libertà provvisoria. Ora devono decidere. Ho domandato una libertà sotto controllo. Bosano dovrebbe impegnarsi a non lasciare l'Haute Vienne né i dipartimenti vicini: Creuse, Corrèse, Indre, Vienne, Charante e Dordogne. Dovrebbe presentarsi al commissario di polista per controlli tre volte la settimana. Ho potuto chiedere questo perché ha già scontato buona parte della pena massima prevista per il reato che gli contestano, la truffa. Inoltre il 15 novembre scadranno comunque i termini della carcerazione preventiva». Se uscirà dal carcere, Bozano non avrà documenti, non potrebbe circolare ma dice l'avv. Henry che «potrà chiedere alla prefettura un permesso di soggiorno valido tre mesi e rinnovabile. In teoria potrebbero ancìte negarglielo ma poiché gli interessi giuridici sono preminenti su quelli amministrativi, e Bosano è ancora in attesa di giudizio, è un'eventualità remota. Se decideranno per la scarcerasione, Bosano dovrà uscire al massimo 24 ore dopo la sentensa. Poi avrà il suo documento come qualsiasi altro libero cittadino della Cee». Vincenzo Tcssandori