Pezzi rarissimi in mostra a Scarperia di Omero Marraccini

Pezzi rarissimi in mostra a Scarperia Pezzi rarissimi in mostra a Scarperia Soldati di Gulliver alle grandi manovre Espongono i collezionisti, i costruttori e i giocatori - La passione per i soldatini ha radici profonde - I piccoli guerrieri sono stati trovati anche nelle tombe egiziane FIRENZE — Se Napoleone avesse combattuto la sua Waterloo qui sulle colline che contornano Firenze, avrebbe vinto: e chissà quale svolta avrebbe avuto la storia di questo Vecchio Mondo. C'è un signore, Paolo Plebani, fiorentino che da anni si picca nel dimostrare che l'imperatore dei francesi avrebbe dovuto battere Wellington. Tutti coloro che, nei panni di Wellington, hanno affrontato Napoleone-Plebani sono stati catastroficamente sconfitti. Napoleone-Plebani sostiene la propria tesi su un campo di battaglia sul quale muove soldatini di piombo in divisa dell'epoca, ma anche con rigorose discussioni strategiche con esperti dell'arte della guerra i quali, immancabilmente hanno dovuto dargli ragione. Avviene in questi giorni a Scarperia, dove si tiene la tradizionale mostra che ospita oltre ventimila soldatini di piombo. Dovrebbe essere, la manifestazione, una «mecca» per i ragazzini, ma per la verità sono i «grandi» che dominano in questi saloni dove si espongono pezzi e collezioni rarissimi il cui valore si calcola in decine e centinaia di migliaia di lire. Per non parlare di antichi e veri e propri «gioielli» della guerra, che valgono piccoli patrimoni. Gli espositori si dividono in tre principali categorie: collezionisti, costruttori e giocatori. «La loro passione, ovvero la nostra —dice il prof. Ugo Barlozzeti, il presidente della associazione — è antica quanto il mondo. La passione per i soldatini e per le battaglie può anzi divenire quasi un fatto viscerale, può sconfinare nel fanatismo: per fortuna è una passione innocua. Chi gioca con i soldatini difficilmente ama la guerra: la storia ha invece dimostrato che molti governanti scatenatori di conflitti, quando erano bambini, non avevano giocato con i soldatini». Che questa passione, come dice Barlozzetti, sia antica quanto il mondo, lo dimostrano le vetrine dell'esposizione, con i soldatini di Norimberga (di piombo, piatti) che si costruivano in Germania già nel 1200: con il plastico della battaglia di Breitehfeld, vinta nel 1631 da Gustavo Adolfo di Svezia; con il modellino della carrozza usata per l'incoronazione di Elisabetta seconda (che costa la bellezza di 5 milioni) e tante altre curiosità. I collezionisti, ma la tesi è un po' avventata, dal momento che siamo di fronte ad atteggiamenti per lo più ispirati da sentimenti religiosi nelle popolazioni antiche, sostengono anche che i soldatini tradizionali hanno i loro «antenati» nelle statuine di arcieri nubiani e fanti con lancia e scudo trovati in una tomba egiziana del duemila avanti Cristo e conservate nel museo del Cairo. Raccontano anche di una collezione di soldatini in terracotta, conservata nel museo di Pechino, trovati in una tomba della dinastia Haii. Le «armate» di uomini alti dieci centimetri sarebbero insomma antiche quasi quanto la civiltà. D'altra parte — e questo è documentato — anche i bambini romani giocavano con legionari fatti di legno: non c'è da meravigliarsi se si pensa all'educazione che veniva impartita nel «Caput mundi» e quale razza di guerrafondai fossero i romani. Nella rassegna di Scarperia, si trova abbondante la documentazione sulla storia del soldatino («Che non ha niente a che vedere con quello di oggi — avvertono gli appassionati — fabbricato in plastica ed impreciso») e sulla sua origine, anche come pezzo d'arte» che ha la culla, dal Medio evo in poi a Norimberga, grazie agli abilissimi coltellinai di quella città. Cosi accanto al soldatino di piombo d'epoca, c'è anche quello forgiato in metallo prezioso e prezioso nelle fattezze e nelle tinte. D'altra parte, in epoca passata diversi re e principi vollero armate in miniatura fuse in oro: come la storia ricorda Luigi XIV, il «Re Sole», fece fondere il suo esercito in miniatura per finanziare una guerra, vera, contro la Spagna. Anche la storia più recente registra fra gli appassionati di soldatini personaggi piuttosto notevoli: i collezionisti nostrani si vantano di avere avuto per colleghi gente come Mao Tse Tung, Churchill, Goya e Brahms. La febbre dei collezionisti cresce un po' ovunque, da diversi anni, ha preso campo anche nel nostro Paese. Sono sorti piccoli musei e gallerie fisse, come quelle di Bologna, Ponte di Brenta, a Roma e Terni. Ci sono poi coloro che si fabbricano i soldatini, con pazienza ed abilità, dopo accurate ricerche storiche. «La forma e i particolari di uno scudo — dice con orgoglio un espositore — può portare via anche qualche settimana di lavoro». Omero Marraccini