Milano: la Triennale ritorna alla ribalta di Marzio Fabbri

Milano: la Triennale ritorna alla ribalta VIVA ATTESA PER DUE AVVENIMENTI ARTISTICI DI GRANDE RILIEVO Milano: la Triennale ritorna alla ribalta Dopo anni di assenza, dovrebbe riaprire i battenti in dicembre - Si^reyedonojerò^eriostacol^ DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MILANO — Perita a morte dalla contestazione violenta del '68, morta poi per asfissia con l'edizione seguente (la quindicesima nel 1973) la Triennale sta per rinascere. Non è un progetto raffazzonato, non è una idea nata 11 per 11: il primo dicembre, quando dovrebbero riaprirsi sulla rassegna i battenti del palazzo di viale Alemagna al parco si concluderà la prima parte di un lavoro cominciato alla fine del '77 e costato molta fatica, come spiega il segretario generale Tullio Savi, «perché la macchina era completamente arrugginita, e non solo in senso figurato». Il palazzo dell'arte, sede della Triennale, dopo tanti anni di inattività è ridotto in condizioni penose e ha bisogno di imponenti lavori di restauro. «Le opere murarie sono in ottime condizioni — spiega Savi — ma tutto il resto è da rifare. Basti un esempio: in pratica non esiste più un impianto elettrico». Tutto però è reso più difficile dalla mancanza di soldi che 105 milioni annui (la stessa somma stabilita 12 anni fa) sarebbero appena sufficienti ad una manutenzione ordinaria dei 10.000 metri quadri del palazzo, la più grossa superficie espositiva di questo tipo a Milano. C'è, è vero, un progetto di legge già presentato al nuovo Parlamento, con la firma di tutti i partiti, per elevare il finanziamento a un miliardo e mezzo annuo (e proprio in questi giorni il sindaco Tognoli ne ha sollecitato l'approvazione al presidente del Consiglio), ma ben si sa come il calendario della Camera abbia molte precedenze «politiche» che potrebbero far slittare a chissà quando la legge. Per il momento la Triennale tira avanti con i 250 milioni non spesi durante il letargo degli anni scorsi e quindi i lavori si sono potuti iniziare. Ma come sarà questa nuova Triennale? Non più una istituzione che vive sei mesi ogni tre anni, ma una sede di attività permanenti di documentazione ed esposizione. «La pensiamo — spiega il segretario generale — come un serviaio pubblico continuo che comprenda mostre, laboratori, spazio per musei; non più una fiera, quindi, ma un punto di riferimento internazionale». Già sessanta professionisti sono da mesi al lavoro, semigratuitamente, per vincere la scommessa di aprire all'inizio di dicembre. Sarà, questa, una Triennale sulla Triennale, cioè una manifestazione che illustrerà, ma in maniera concreta, come sarà la Triennale. «L'avvio sarà cantieristico — dice ancora Savi — da un punto di vista concreto perché i visitatori entreranno in mezzo agli operai al lavoro, e dal punto di vista delle idee. La Triennale — continua —, negli anni dal '50 al '65, è stata, nel suo campo, quello che il "Piccolo" è stato per il teatro europeo, un punto di riferimento per chi volesse trattare di architettura o design. Non puntiamo tanto in alto, vorremmo per il momento tornare ad essere un servizio anche se questa città, forse addormentata' per tanto tempo, sta reagendo meravigliosamente alle proposte culturali». Le rassegne ospitate alla Triennale saranno in futuro meno merceologiche e più sistematiche, meno esposizioni di oggetti e più trattazione di temi. Certo, non si nascondono al palazzo dell'arte, sarà dura riconquistarsi il posto e l'attenzione perduti. Uno dei primi progetti prevede la collaborazione con le maggiori riviste del mondo per fare mostre con i più importanti esponenti di ogni paese. «Incredibilmente — dice Savi — vediamo che il nome Triennale ha ancora prestigio. Per il momento — conclude — abbiamo molte speranze, ma nessun trionfalismo. Sarà già stata una vittoria uscire dal letargo». Marzio Fabbri

Persone citate: Di Grande, Savi, Tognoli, Tullio Savi

Luoghi citati: Milano