Operaio morì alla Teksid quattro «avvisi di reato»

Operaio morì alla Teksid quattro «avvisi di reato» L'inchiesta del giudice istruttore sull'infortunio Operaio morì alla Teksid quattro «avvisi di reato» Comunicazioni giudiziarie per omicidio colposo ai responsabili della manutenzione e dell'officina, a un capo reparto e a un caposquadra Comunicazione giudiziaria per omicidio colposo a 4 responsabili della «Teksid» di corso Mortara 7. Devono rispondere c'»lla morte di un operaio, Carlo Boglino, avvenuta il 4 ottobre dello scorso anno. Indiziati di reato, dal giudice istruttore Vaudano, sono il responsabile della manutenzione divisione acciai speciali Teksid, Giovanni Marchetti, 35 anni, il dirigente dell'officina meccanica «Dora» (dove avvenne l'incidente), Luigi Zoppo, 45 anni, il capo reparto Michele Bertino, 57 anni e il caposquadra Domenico Michelettodi41. Il mortale Infortunio avvenne la mattina del 4 ottobre. Carlo Boglino, 53 anni, abitante a Drusacco in via Cairoli 7. con altri due colleghi stava revisio¬ nando una .tenaglia», un macchinario a sei braccia utilizzato per sollevare i rotoli di lamiera. Con una leva l'operaio tentò di estrarre un perno passante. All'improvviso la sbarra di ferro schizzò via Investendo con violenza il Boglino che perse l'equilibrio e sbattè la testa sul pavimento. Mori dopo qualche ora al centro di rianimazione delle Molinette. Una perizia, affidata all'ing. Franco Galvagno, concluse che la «tenaglia» -non sembra poter costituire un pericolo per le maestranze a condizione die queste ultime siano affiatate e che, in caso di smontaggio della macchina, si usi molta prudenza». Le istruzioni della ditta costruttrice del macchinarlo sono corrette, sostenne il perito. Per ii iiiiiiniiiniinininiiiiniiniiiniii in il giudice Vaudano proprio queste indicazioni non vennero eseguite. Il procuratore aggiunto Toninelll chiese l'archiviazione del caso. Di diverso parere il dott. Vaudano che ha indiziato i responsabili della fabbrica perché •per imprudenza e negligenza non si preoccuparono di predisporre un adeguato e sicuro sistema di smontaggio della "tenaglia"». Alla fine di ottobre i primi interrogatori degli accusati. ir -Non mi sono suicidata. Ho inscenato tutto perché il mio amico voleva lasciarmi''. Con queste parole disarmanti si è felicemente conclusa una vicenda che lia avuto come protagonista una bella russa di 29 anni, che ha finto il suicidio per impressionare l'amico. Originaria di Kiev, ma residente a Torino, in via Netro 16, Irina Petrovna Zakiriakova da un anno aveva stabilito il suo domicilio a Sanremo. L'altra mattina, sul molo, ha lasciato alcuni effetti personali (sandali, borsetta, vestito e documenti) ed un messaggio che avvertiva delle sue intenzioni suicide: -Se mi succede qualcosa, indirizzatevi ad Armando Maizani». l'amico per l'appunto, proprietario di un bar nei pressi del Casinò e padre di tre figli. Sono scattate le ricerche. Un subacqueo si è tuffato in mare e ha cominciato a scandagliarlo, mentre al commissariato si ricostruivano le ultime mosse della scomparsa. L'interrogativo sulla sorte della donna è durato fino al primo pomeriggio, quando, truccata e ben vestita, la «SHtcfcfo» si è presentata agli agenti ed ha confessato la messinscena.

Luoghi citati: Kiev, Sanremo, Torino