Insegnato a scuola l'albanese in 34 Comuni della Calabria? di Enzo Laganà

Insegnato a scuola l'albanese in 34 Comuni della Calabria? È stata presentata una proposta di legge Insegnato a scuola l'albanese in 34 Comuni della Calabria? REGGIO CALABRIA — Forse questa sarà la volta buona per i 70 mila albanesi di Calabria che cominciano a sperare di vedere concretizzata una loro vecchia e legittima aspirazione: l'insegnamento della lingua madre nelle scuole dei loro 34 Comuni. Ad avanzare un progetto di legge, dopo alcuni tentativi nelle passate legislature, ci hanno pensato ora alcuni senatori socialisti, tra cui i due rappresentanti calabresi Vito e Petronio e il capogruppo Cipellini. «Il fatto che si è mosso uno schieramento politico — dicono a Lungro. uno dei centri più importanti di origine albanese e sede dell'Eparchia — ci /ascia sperare». Giunti in Calabria, come nel resto dell'Italia meridionale, quasi cinque secoli fa dopo l'invasione della loro terra da parte dei turchi, costituiscono quelli di questa regione il nucleo più massiccio e pur se hanno preso parte alle lotte risorgimentali, rappresentano ancora una comunità per certi aspetti ben differenziata dalle altre limitrofe. Scomparso l'isolamento nel quale erano costretti a vivere (si sente però ancora il vecchio proverbio Silano che indicava la pericolosità della razza: «Se incontri un lupo e un albanese spara prima all'albanese e poi al lupo»), questa grossa comunità ha mantenuto quasi intatta la propria lingua che continua ad essere, anche se l'usura del tempo ne ha reso più povero il lessico, lo strumento di comunicazione prevalente di queste popolazioni. Ma un po' per gli aspetti dell'emigrazione un po' per le mutate condizioni sociali sono ormai in diminuzione i riti bizantini, cosi come è rara la figura del «papas» (il sacerdote) anche se l'organizzazione ecclesiastica in alcuni casi ha mantenuto intatte le suddivisioni territoriali dell'eparcato in provincia di Potenza, dove la comunità è più forte e più organizzata. La Regione in questi nove anni non ha fatto molto per rispettare quel che c'è scritto nel suo statuto («promuovere la valorizzazione del patrimonio storico-culturale ed artistico delle popolazioni di origine albanese e greca») anche per difficoltà obiettive. Una proposta di legge per l'insegnamento facoltativo della lingua albanese nella scuola d'obbligo cosi come per il grecanico (nessuna menzione nello statuto degli occitani che sono in Calabria una esigua minoranza) non viene approvata dal consiglio per timore che poi il governo non la visti essendo la competenza in materia rimasta prerogativa dello Stato. La proposta di legge avanzata ora dai senatori socialisti — spiega Sisinio Vito — vuol appunto rimuovere ogni ostacolo e trae le mosse dall'articolo 6 della Costituzione A San Demetrio Corone uno dei centri albanesi più grossi nella Sila greca ricordano che sinora lo Stato si è occupato solo dei gruppi linguistici di frontiera tralasciando quelli interni che risiedono in Calabria da centinaia d'anni. Un primo riconoscimento però è venuto già da qualche anno con l'inclusione di una cattedra di albanese nell'Università della Calabria ed attualmente una ventina di studenti iscritti a lettere stanno soggiornando in Albania per un corso di perfezionamento. «C'è stato — dice il professor Pasquale De Marco, rettore del Convitto italo-albanese di San Demetrio Corone — un notevole risveglio in questi ul¬ timi anni non dovuto solo a problemi culturali. Si è capito che anche gli aspetti economici hanno la loro importanza se non si vuole che questa comunità si disperda nel giro di qualche generazione. Enzo Laganà

Persone citate: Cipellini, De Marco, Silano, Sisinio Vito