Genova: si risveglia il teatro dialettale di Paolo Lingua

Genova: si risveglia il teatro dialettale Sulle orme del grande Govi • Genova: si risveglia il teatro dialettale Dal 13 settembre all'11 maggio cinque compagnie si alterneranno alla "Sala Carignano,, con nove commedie e due operette GENOVA — Da qualche anno si è ridestato, a Genova, vivo interesse per il teatro dialettale. Soprattutto un teatro, la «Sala Carignano», che ha alle spalle, come comitato organizzatore, il circolo «Mario Cappello (sorto anni fa per onorare la memoria del cantante vernacolo, che agli inizi degli Anni Venti lanciò la famosa canzone «Ma se ghe penso») appare particolarmente impegnato a mantenere viva la tradizione. La tradizione, per la verità, non affonda le radici nel tempo. Salvo casi sporadici non esiste un filone di autori e testi dialettali genovesi. Gilberto Govi, che riassume nel suo nome il passato della prosa dialettale, si serviva, è cosa nota, di canovacci francesi, toscani o comunque in lingua italiana, che poi, direttamente, o con l'aiuto di suoi parolieri di fiducia, traduceva, o meglio, adattava a se stesso e alla propria compagnia. Govi, però, suscitò entusiasmo e, come fu detto, portò a teatro i genovesi che non vi avevano mai messo piede. Per questo esiste un pubblico, costituito di diverse migliaia di persone, «patito» del dialetto che non lascia mai vuote le vecchie poltrone della «Sala Carignano». Il programma di quest'anno appare abbastanza nutrito. Cinque compagnie dialettali («Gilberto Govi», «Regione Liguria», «Mario Cappello», «Commedia Zeneize», «Endas») si alterneranno, dal 13 settembre all'll maggio, con 9 commmedie. Il programma comprende, a parte, anche due operette, un revival che ha trovato consenziente l'eclettico pubblico della prosa dialettale. I testi e il programma sono stati stilati da Vito Elio Petrucci. Cesare Viazzi e Piero Campodonico. Sostanzialmente tutti e tre sono arroccati su una linea, chiamiamola così, culturale: non bisogna più parlare di Govi, perché era un'artista irripetibile; se il teatro dialettale genovese, come testi ed autori, non esiste, dobbiamo avere il coraggio di inventarlo. Oltre che organizzatori, i tre sono anche autori e registi. Vito Elio Petrucci, che presenterà due sue commedie «Giovanna ritorna», e «Filiberto ha detto no», è un autore che ama rimpiangere il passato d'una Genova piccoloborghese, mentre Piero Campodonico è un assertore di temi di attualità. L'anno scorso, ha scritto un copione sull'equo canone: quest'anno invece si limiterà, come Viazzi, a fare il regista. Campodonico, insomma, punta fo vorrebbe puntare) ad un pubblico di giovani «per insegnare loro il dialetto»; Petrucci strizza l'occhio alla platea della terza età. Viazzi, invece, sostiene che esiste una tradizione colta d'un teatro che usa in parte la lingua e in parte il dialetto e die risale al Rinascimento (da Foglietta sino al settecentesco De Franchi, che però a sua volta traduceva Molière) e a questa vorrebbe riallacciarsi. Paolo Lingua

Luoghi citati: Genova, Liguria