Vado: uccide l'amante della moglie a fucilate fra i banchi del menato di Sandro Chiaramonti

Vado: uccide l'amante della moglie a fucilate fra i banchi del menato Tragedia della gelosia, ieri mattina alle 7, in piazza Cavour Vado: uccide l'amante della moglie a fucilate fra i banchi del menato L'ha inseguito crivellandolo di colpi, poi ha infierito sul cadavere usando Tarma come una clava - L'omicida, un operaio Fiat di 42 anni, padre di due bimbe, si è costituito alla polizia DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE VADO LIGURE — Un uomo ha ucciso l'amante della moglie sulla piazza del mercato. L'ha visto, ha preso il fucile sull'auto e gli si è avvicinato. L'altro si è accorto del rivale, ha capito quel che stava per accadere, ha urlato di terrore, ha cercato di scappare. Era intenso il via vai del mattino, ma nessuno ha osato intervenire. Un primo colpo l'ha raggiunto al fianco, ma si è piegato in due e ha continuato a correre. La seconda scarica, alla nuca, esplosa da vicino, l'ha finito. La vittima è caduta nel sangue ma neppure allora si è calmata la furia dell'omicida, pazzo di gelosia: ha impugnato la doppietta come una clava e l'ha fracassata sulla testa del morto. Poi ha gettato il fucile, è andato alla polizia e si è costituito: 'Ho ucciso un uomo; prendetemi*. L'assassino. Giovanni Tambuscio, è nato a Savona, ha 42 anni e abita a Vado Ligure in via Marconi. E' operaio dello stabilimento Fiat. La moglie, Anita Bartoli, 41 anni, da qualche mese lo aveva abbandonato, portando con sé le figlie Gabriella, 14 anni, e Maura, di nove. Aveva chiesto la separazione legale. Da tempo frequentava la vittima. Angelo Di Paolo, 35 anni, cantoniere del Comune, originario di Nusco (Avellino), che abitava a Vado in via Piave. Giovanni Tambuscio non sopportava l'idea del suo matrimonio fallito. Chi lo conosce sostiene che aveva nostalgia della moglie e delle figlie ; ora abitavano con i genitori di lei. I giorni e le settimane d'estate con la gelosia dentro. Qualche scenata, tentativi inutili per riconciliarsi. La solitudine, forse. Il pensiero dell'«altro», che lo aveva sostituito. Sua moglie e l'amante si facevano vedere sempre più spesso insieme, non avevano paura, pensavano di rifarsi una vita insieme. Giovanni Tambuscio si era convinto di averla persa per sempre. La gelosia ha vinto la ragione, ha fatto scattare la molla dell'omicidio. Ieri mattina alle 7, Tambuscio ha scorto l'auto dell'amante di sua moglie parcheggiata in piazza Ca- vour. Era giorno di mercato, gli ambulanti montavano le bancarelle. Nessuno ha fatto caso a quell'uomo col fucile in mano: è tempo di caccia, non sono scene insolite. Angelo Di Paolo usciva dal bar. dove aveva preso focaccia e caffè: poi il dramma, in un attimo. -Fermo, non sparare*, ha gridato uno degli ambulanti. Mario Minasso, di Savona. Ma era troppo tardi: nessuno, forse, poteva fermarlo. Passava Renzo Mantero, assessore comunale, e ora racconta: «£' stata una scena terribile. L'omicida ha sparato come una furia, sema rendersi conto che poteva colpire un innocente. I pallini hanno anche raggiunto un'auto par¬ cthge«luhstcnvrmvnvf cheggiata lì vicino*. E' arrivato don Carretta, il parroco, e ha benedetto la salma. L'assassino è stato interrogato dal commissario Marino e dal procuratore Boccia. «Non avevo scelta, dovevo farlo-, ha ripetuto. Sembrava uscito da un incubo quando ha aggiunto: «JVon l'ho fatto solo per gelosia. Non sopportavo l'idea che quell'uomo facesse da padre alle mie bambine* . Lei, Anita Bartoli, non ha voluto incontrare il marito né riconoscere il corpo dell'amante. L'altra sera i vicini hanno visto Tambuscio passeggiare nervosamente, come una belva in gabbia. Il pensiero della famiglia in un'altra casa lo tormentava senza fine. In una cartoleria di Vado aveva comprato quaderni e colori per la figlia più piccola, Maura, che fra qualche giorno tornerà a scuola. Particolari, ricordi dei giorni più belli, che hanno esasperato una gelosia già violenta. Ha pagato la cartolala con una banconota da centomila, non voleva il resto: la sua mente era altrove, forse una perizia dirà se era sconvolta. Il procuratore lo accusa di omicidio premeditato. Se la corte d'assise dovesse accogliere questa richiesta, per Giovanni Tambuscio sarebbe l'ergastolo. Sandro Chiaramonti Il parroco accanto al corpo di Angelo Di Paolo, ucciso per gelosia (G. Chiaramonti)

Luoghi citati: Avellino, Nusco, Savona, Vado Ligure