L'Europa divisa sulle sue difese

L'Europa divisa sulle sue difese Prossimo dibattito a Strasburgo L'Europa divisa sulle sue difese Contro la volontà del presidente Simone Veil, il Parlamento affronterà il problema degli armamenti - L'ombrello Nato e gli Usa DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — Le questioni della difesa europea investiranno il Parlamento di Strasburgo che si riunirà tra il 24 e il 28 settembre. La sorprendente decisione è stata presa contro il desiderio del presidente Simone Veil, che si è schierata sulla «posizione francese» di non ingerenza della Cee nelle questioni militari, dal Bureau dell'Assemblea, composto dai presidenti dei gruppi politici e delle commissioni parlamentari. Tecnicamente la discussione dovrebbe essere contenuta nel tema dei programmi comunitari per le forniture militari, ma è certo che, una volta avviato il dibattito, gli oratori interverranno su tutti gli aspetti della difesa, o, rilevano molti osservatori, della non-difesa dell'Europa, come quasi certamente proporrà Marco Palmella. Il capo del gruppo socialista Glinned ha già dichiarato: «Non è compito dei parlamentari europei autocensurarsi». La commissione europea, che è stata incaricata l'anno scorso dal Parlamento di preparare uno studio sugli acquisti di armi (che non è stato ancora completato) è assai imbarazzata dalla decisione di discu- tere le delicate questioni inerenti alla difesa a Strasburgo. Infatti, il Trattato di Roma non conferisce alla Cee alcuna giurisdizione sui problemi difensivi. Quando, l'anno scorso, il Parlamento europeo passò una risoluziuone sugli armamenti U governo francese la ritenne «nulla e come non avvenuta», perché giudicò l'assemblea «non competente» in materia. L'ex ministro della Difesa tedesco Karel von Hassel e il conservatore inglese Adam Ferguson sono però intenzionati a porre in Parlamento il problema della difesa. Ci saranno probabilmente diversi schieramenti: quelli che per ragioni nazionaliste non vogliono che 1 deputati si occupino di queste cose ; i pacifisti che coglieranno l'occasione per portare avanti le proprie posizioni e i vecchi sostenitori di una difesa unica europea che si batteranno per una forma di collaborazione in questo settore. Del resto, l'industria degli armamenti nei Paesi della Cee impiega centinaia di migliaia di lavoratori e sembra giusto che i parlamentari, come le altre istituzioni comunitarie, se ne occupino. Un grosso dibattito sulla difesa in questo momento servirà anche a esprimere sentimenti e convincimenti degli uomini politici europei su molti aspetti dei rapporti Est-Ovest, oltre che su quelli interni dell'Alleanza atlantica. Per esempio, la sicurezza europea di fronte alla possibilità che gli Stati Uniti — come ha prospettato di recente l'ex segretario di Stato Henry Kissinger — non siano più in grado di assicurare la difesa del nostro Continente, la bomba neutronica, l'installazione in alcuni Paesi europei dei missili eurostrategici americani Pershing 2 e Cruise per controbattere alla dislocazione dei razzi sovietici SS-20, l'eventuale ripresa dei negoziati sulla riduzione delle forze nell'Europa Centrale ed altre questioni. Del resto, un Parlamento, che è quasi privo di poteri, dovrà almeno dibattere i grandi problemi se vorrà influenzare il corso della storia in Europa, non potendo per ora determinarla. Se i deputati si limitassero a discutere di burro e di pomodori, il ruolo del Parlamento sarebbe declassato. La politica degli armamenti s'inserisce comunque di diritto nella più vasta politica industriale della Comunità, per cui uno spazio legittimo, non al di là del trattati, è disponibile ai parlamentari per influire indirettamente sulla difesa dell'Europa. Certi uomini politici sostengono, tuttavia, che i tempi non sono ancora maturi per un dibattito sugli armamenti in quanto tale intervento sarebbe inevitabilmente ampliato a tutte le questioni della difesa e perciò deve essere preparato con estrema cura. r. p.

Persone citate: Adam Ferguson, Cruise, Hassel, Henry Kissinger, Simone Veil