Biasini conferma le dimissioni Spadolini segretario dei pri?

Biasini conferma le dimissioni Spadolini segretario dei pri? Fra dieci giorni rinnovo delle cariche al Consiglio nazionale Biasini conferma le dimissioni Spadolini segretario dei pri? A Visentini andrebbe la presidenza - Il leader repubblicano deciso a lasciare per motivi politici e di salute - Anche Battaglia fra i candidati alla segreteria ROMA — Fra dieci giorni il Consiglio nazionale del pri eleggerà il nuovo presidente e il nuovo segretario, risolvendo la crisi del «dopo La Malfa» apertasi nel vertice del partito con la scomparsa del grande leader e culminata nelle dimissioni di Biasini dalla segreteria. Anche ieri Biasini ha confermato questa decisione irrevocabile alla Direzione che, senza entrare nei problemi della successione, ha approvato le modalità del parlamentino repubblicano in programma dal 21 al 23 settembre a Roma. Per i dirigenti non è una sorpresa, anche se il rammarico è generale: Biasini li aveva preavvertiti, in gran segreto, durante la campagna elettorale. Motivi delle dimissioni: stanchezza, salute non perfetta dopo i due incidenti stradali, ma soprattutto la consapevolezza di aver esaurito la propria funzione che era legata strettamente alla guida di La Malfa. La prova gli era venuta nell'ultima difficile crisi politica quando il gruppo dirigente del pri si era diviso: Visentini, Spadolini, Marami, Battaglia e altri erano contrari a rientrare nel governo perché puntavano sulla ripresa della politica di solidarietà nazionale che implica anche il confronto con il pei; Compagna, Gunnella, Giorgio La Malfa, invece, erano favorevoli a proseguire l'esperienza governativa, guardando a un accordo specifico con i socialisti e i laici. Si era tra fine giugno e i primi di luglio. Visentini, come decano del partito, venne incaricato di condurre un sondaggio per accertare qua¬ le personalità repubblicana riscuotesse i maggiori consensi al centro e in periferia per succedere a Biasini. Si delineò cosi l'indicazione quasi unanime di Giovanni Spadolini, storico e giornalista, docente universitario, due volte ministro, entrato nel partito otto anni or sono dopo l'elezione a senatore di Milanocentro come indipendente nelle liste dell'edera. La convergenza su Spadolini fu motivata con la necessità di trovare un nome «al di sopra delle parti», un personaggio capace di esercitare una funzione «morotea» nel pri, cioè di mediare fra le diverse posizioni politiche per giungere a una sintesi. Vi è chi ricorda, a riprova della versatilità diplomatica di Spadolini, che nel '74 riuscì a ristabilire l'asse Moro-La Malfa interrotto nel '69. La situazione interna del partito, che ha diecimila iscritti e un milione e mezzo di elettori, è questa: un 80 per cento va alla vecchia maggioranza lamalfiana. che raccoglie i leaders delle roccaforti repubblicane (Biasini per la Romagna, Spadolini per la Lombardia, Visentini e Giorgio La Malfa per il Piemonte, Mamml per il Lazio dopo la recente morte di Terrana, Compagna per la Campania e Gunnella per la Sicilia); circa l'otto per cento va alla «destra» che, uscito Bucalossi dal pri, è guidata dal prof. Paoio Ungari; un dodici per cento va alla «sinistra» di Olcese. Maggio e Scattolini, che si è spesso identificata con la maggioranza. Se per Spadolini si tratta di una indicazione che il Consiglio nazionale tradurrà in invito formale, vi è una candidatura vera e propria, che proviene dall'interno della maggioranza lamalfiana. E' quella dell'on. Adolfo Battaglia, che fu vicesegretario e «delfino» di Ugo La Malfa sinché nel '72 entrò in conflitto con il maestro perché si oppose all'ingresso del pri nel governo Andreotti-Malagodi. Pare che Battaglia conti su un 25-30 per cento di sostenitori: «Il problema del pri è continuare il disegno di fondo di La Malfa — dice —. Esso consiste nel creare, in una società ricca di squilibri come l'italiana, una sinistra di governo di tipo occidentale sapendo che la crisi profonda del Paese dà un ruolo di grande rilievo, piaccia o non piaccia, alle forze raccolte nella de. Quindi, il pri deve avere un dialogo intenso con socialisti e comunisti e questo si fa con un confronto programmatico serio al quale partecipano le forze socialdemocratiche e liberali, le cui revisioni il pri deve stimolare». L'on. Mamml, capogruppo del pri alla Camera, concorda con questa posizione di Battaglia, sulla quale è attestato anche l'on. Bogi. Un accordo di massima sembra già concluso: prevede l'elezione di Visentini alla presidenza e di Spadolini alla segreteria. Salvo sorprese, il pri chiuderà con questo binomio di prestigio la crisi del «dopo La Malfa»: una crisi difficile perché il leader rappresentava nel pri quel che Moro era per la de dove la crisi tragicamente aperta da via Fani è ancora lontana da uno sbocco. Lamberto Fumo

Luoghi citati: Campania, Lazio, Lombardia, Piemonte, Roma, Romagna, Sicilia