Morto il banchiere André Meyer un «protagonista» della finanza di Furio Colombo

Morto il banchiere André Meyer un «protagonista» della finanza Morto il banchiere André Meyer un «protagonista» della finanza Di lui Henry Kissinger scrisse: «Più di ogni altro ha saputo cogliere il rapporto tra industria, finanza e politica» - È stato membro del consiglio d'amministrazione della Fiat NEW YORK — .E' morto André Meyer, l'uomo più. straordinario ette abbia mai conosciuto'. Con queste poche parole la mattina di lunedi David Rockefeller ha annunciato al suoi collaboratori più intimi la notizia che ancora per due giorni sarebbe stata coperta dal più stretto riserbo. iPochì al mondo conoscono il nome di André Meyer. Questi pochi — aveva scritto nel 1968 la rivista americana "Fortune" — hanno in mano la finanza del mondo*. Meyer è stato «con immaginazione e acutezza il banchiere dei banchieri. Ma soprattutto un uomo di estrema intelligenza che ha colto prima e piti a fon'do di altri il rapporto fra industria, finanza e politica'. Questa frase è di Henry Kissinger che aveva rapporti personali e confidenziali con il finanziere di origine francese fin da quando 11 presidente Kennedy lo aveva posto al centro dei rapporti tra finanza e politica, come membro del «Powler committee», che aveva il compito di attrarre finanziamenti stranieri in America. Eppure Meyer era cittadino americano solo dal 1948. Nel 1940 era fuggito da Parigi anticipando di poche ore una retata della Oestapo. Da giovane aveva progettato di diventare curatore di un grande museo. «Le sue doti principali sono il coraggio e la fantasia' aveva testimoniato per lui William Paley, presidente e padrone della catena tv Cbs, altro grande protagonista della vita d'affari in America. Forse a causa di quelle due qualità André Meyer disse no al finanziere David DavidWeill che gli propose di entrare nella banca Lazard nel 1925. Meyer era giovane ma come risposta alla offerta di lavoro tentò il rilancio. Fu la prima vittoria di un grande gioco che continuò con successo per tutta la vita. Dicono' che Meyer abbia risposto a David-Weill: «La banca mi interessa solo se posso essere uno dei soci'. «Fare l'impiegato non mi diverte'. La risposta fu altrettanto dura: -Per ogni cosa ci vuole tempo e pazienza'. Ma Meyer, come avrebbe fatto molte volte nell'incredibile sviluppo della sua vita di costruzioni finanziarie, non aveva Intenzione di cedere. Un anno dopo — af¬ fermano coloro che hanno cercato di ricostruire la biografia di Meyer — Davld-Welll ritornò con l'offerta che il giovane si aspettava: piena parità di responsabilità e di compiti nella piccola ma prestigiosa banca francese. •Per fortuna — dice Michael Blumenthal, ex ministro del Tesoro con Carter — la vita di un uomo come André Meyer resta scrìtta nelle cose che ha fatto, come quella di un architetto. C'è la banca Lazard a New York, la banca Lazard a Parigi e la banca Lazard a Londra. Da quando André Meyer è "senior partner" della Lazard Frères di New York l'intero gruppo è diventato protagonista della finanza mondiale'. Cita i consigli di amministrazione di cui Meyer ha fatto parte, dalla Rea alla Fiat, i gruppi bancari di cui è stato membro o consulente o ascoltatissimo amico, dalla Mediobanca alla Chase Manhattan. E il legame confidenziale che si era stabilito con almeno due presidenti americani, Kennedy e Johnson. E' stato, ricorda Blumenthal ripetendo una frase che, dicono, faceva sorridere Meyer, «il De Gaulle della finanza mondiale». Ma coloro che stanno scrivendo per i giornali d'America il necrologio dell'uomo il cui nome compare accanto a quasi tutti i successi bancari e finanziari di mezzo secolo, sono costretti a cercare cifre, dati, elenchi di consigli di amministrazione. Della sua vita privata André Meyer, che pure aveva uno stile cosi estroverso nell'approccio agli affari, ha lasciato deliberatamente ben poche tracce. Frequentarlo, negli ultimi anni, era diventato un privilegio di pochi. Meyer era sempre stato un uomo appartato, di grande gusto eppure quasi senza vita mondana, senza 11 versante pubblico che di solito si unisce al successo. .Nel 1940 è arrivato a New York con un forte accento francese, una scarsa conoscenza del mondo degli affari americano, un uomo intelligente ma un uomo in fuga. In meno di dieci anni lo troviamo al centro della scena finanziaria d'America, al centro di una rete di rapporti in cui bisogna capire e anticipare i segnali politici, i movimenti di cultura, gli spostamenti di umore, le modificazioni di un'intera civiltà. Da quel momento è sempre rimasto al centro'. Sono parole di David Rockefeller. .Tre sole cose gli interessano al mondo — aveva scritto la rivista "Fortune" in uno dei rari tentativi del giornalismo americano di forzare la natura schiva e privata di André Meyer — le donne, l'arte e gli affari. Ma solo se gli affari sono difficili e complicati'. Wall Street è pieno di aneddoti sulle soluzioni che André Meyer riusciva a trovare e che anchf i rivali hanno spesso definito «piene di coraggio e di fantasia». Nell'appartamento al Carlyle Hotel di New York restano i Rembrandt, i Monet, i Bonnard, la «donna col cappello di pelliccia» di Manet, dietro 11 suo scrittoio. .Nelle banche, nelle grandi aziende e nei consigli d'amministrazione resterà un vuoto e si creerà un mito', dice Steve Smith che lo ha conosciuto come amministratore e manager del patrimonio dei Kennedy. La descrizione ci consegna un personaggio raffinato e acuto il cui talento, la cui fortuna, è incrociare altri talenti e altre fortune, operatore appassionato che non perde mal 11 gusto della vita, al modo che in Italia era stato tipico forse soltanto di Raffaele Mattioli. .Ma questo arco straordinario di vita si è compiuto sulla scena d'America dove tutto ha dimensioni enormi e si muovono le montagne o non si muove nulla. Col tempo diranno che si tratta delle esagerazioni con cui si ricorda un amico scomparso. Solo pochi sanno come era davvero André Meyer'. E' la conclusione accorata dell'amico e confidente David Rockefeller. Furio Colombo