Psdi minaccia di rompere sulla riforma delle pensioni

Psdi minaccia di rompere sulla riforma delle pensioni La nuova legge primo scoglio per il governo Psdi minaccia di rompere sulla riforma delle pensioni Chiede modifiche alle norme sul cumulo - Camiti pronto allo sciopero generale, se non si accettano le richieste dei sindacati ROMA — E' imminente la soluzione del problema delle pensioni che, nella scia del primo progetto predisposto dal ministro del Lavoro Scotti, continua a suscitare tensioni e polemiche al dupliche livello politico e sindacale. Il presidente del Consiglio nazionale dell'Economia e del Lavoro Storti ha riferito ieri alla Commissione lavoro e previdenza sociale su una serie di contatti avuti con il presidente del Consiglio Cossiga e lo stesso ministro in merito alla ripresentazione del prov- vedimento di riforma (sul quale il Cnel ha già espresso un motivato parere) e alle modifiche chieste con insistenza dal psdi e da alcuni settori sindacali. n psdi minaccia la rottura deir«impegno di maggioranza» se non vengono migliorate le norme sul tetto, sul cumulo e sulle gestioni separate per .evitare un vero e proprio esproprio dei diritti acquisiti dai lavoratori», mentre la federazione CgÙ-Clsl-Uil non esclude —lo ha detto ieri Carniti —uno sciopero generale a sostegno della posizione sindacale sulla riforma del sistema pensionistico. Scotti esporrà il 19 settembre alla Commissione lavoro della Camera i suoi orientamenti e, subito dopo, dovrebbe definire il testo della riforma, da sottoporre «in tempi ravvicinati» all'approvazione del Consiglio dei ministri, e, quindi, al Parlamento. Sentirà prima le parti sociali per evitare reazioni contrarie e irrigidimenti nella fase successiva: la sede potrebbe anche essere quella del Cnel che consentirebbe un simultaneo confronto con i massimi rappresentanti di tutte le forze dell'economia e del lavoro, dipendente e autonomo. Si sta lavorando intensamente, al ministero del Lavoro, per il completamento del nuovo testo. Scotti ritiene che non possa essere più ritardata la soluzione di un problema di cosi grande rilievo politico, sociale ed economico. Pur difendendo i principi essenziali del progetto di riforma consegnato al Parlamento nell'ottobre scorso, il ministro sembra disponibile a qualche ritocco e chiarimento sui tre punti che suscitano le maggiori contrarietà: il tetto della retribuzione pensionabile (e quindi della pensione), il divieto di cumulo, l'iscrizione unificata all'lnps per tutte le categorie di lavoratori dipendenti e autonomi. C'è poi la questione — posta in termini di urgenza dalla scadenza del 30 settembre fis¬ l e a , i e a e e e a a ¬ sato per la presentazione del-' la legge finanziaria — dell'aumento percentuale delle pensioni superiori al minimo (le altre vengono rivalutate in cifra fissa) dal 1° gennaio 1980 in seguito alle variazioni del costo della vita: sembra che si faccia strada l'ipotesi di non ridurre la percentuale di revisione (circa il 3%) in considerazione del fatto che tale livello è sensibilmente inferio-' re a quello che per l'anno precedente si era ritenuto di contenere per evitare oneri insostenibili. I sindacati hanno puntato i piedi sulla necessità di avviare al più presto la riforma predisposta da Scotti con modifiche che non alterino la struttura generale e sulla esigenza di adeguare dal 1° gennaio 1980 le pensioni al costo della vita e ai salari secondo il vecchio, più favorevole meccanismo in vigore fino all'anno scorso. La Federazione Cgil, Cisl, Uil ha espresso netta opposizione ad un eventuale rallentamento degli aumenti annuali delle pensioni nell'ambito della legge finanziaria. Ai pensionati dovrebbe essere pagata l'intera percentuale di dinamica salariale risultante dalla differenza tra l'aumento dei salari e la percentuale di aumento del costo della vita, senza alcuna riduzione . Contro il sistema di perequazione previsto nel provvedimento Scotti continuano a protestare tutte le organizzazioni dei dirigenti. Se dovesse èssere applicato il sistema adottato dal 1° gennaio 1979 — rileva la federazione nazionale dei dirigenti di aziende industriali — nel giro di dieci anni la massima pensione Inps (840.000 lire al mese) avrebbe un potere di acquisto pari al 50% di quello attuale, che potrebbe scendere addirittura al 36,8% nell'ipotesi che, a fronte di un incremento del costo della vita ipotizzato nel 13,4%, si verifichi un Incremento della massa salariale non maggiore di quello del costo della vita. g. c. f.

Persone citate: Carniti

Luoghi citati: Roma