Le Regioni chiedono una moratoria alla legge Merli sull'inquinamento di Omero Marraccini

Le Regioni chiedono una moratoria alla legge Merli sull'inquinamento D convegno a Viareggio dell'«Unione nazionale ispettivo sanitario» Le Regioni chiedono una moratoria alla legge Merli sull'inquinamento VIAREGGIO — E' una tipica storia all'italiana: da quattro anni esiste una legge, la numero 319, detta anche «legge Merli», dal nome dell'ex deputato de, Gianfranco Merli, che ne fu il presentatore nel 1976, ma U provvedimento è «slittato», con decreto del governo, fino al 13 giugno scorso quando in sede parlamentare si è parlato di concedere una ulteriore proroga che però è stata bocciata, per l'azione, soprattutto, dei radicali. A questo punto la legge Merli è «legge», cioè va osservata e rispettata su tutto il territorio nazionale, per le implicazioni che comporta soprattutto per quanto riguarda gli scarichi industriali. E qui viene il bello. Ci si accorge che la legge Merli, fatta eccezione per alcune regioni (come il Piemonte, che ha approvato la legge per lo smaltimento dei liquami provenienti dagli insediamenti produttivi già prima della stessa normativa numero 319, e l'Emilia Romagna), è praticamente inattuabile perché mancano, a livello di enti locali e regionali, gli strumenti per applicarla. Dal 13 di giugno, in tuttitalia, migliala di industrie (ed anche di enti locali che gettano i rifiuti nelle acque pubbliche) sono fuorilegge. Le conseguenze sono immediate: i pretori più solleciti ai problemi dell'ecologia Inviano i primi mandati di comparizione. In Toscana, ad esempio, nel cosiddetto comprensorio del cuoio di Santa Croce sull'Arno e dintorni e nel Pratese scoppia il finimondo. Decine e decine di piccole e medie industrie conciarie minacciano la serrata. Scendono in campo i sindacati, proclamando scioperi. Oggi, nonostante richieste parlamentari, la situazione è ancora quella del 13 giugno, cioè il governo non ha fatto il decreto e si discute della legge Merli con la spada di Damocle dei provvedimenti giudiziari. All'esame della commissione Lavori Pubblici della Camera, giovedì 13, c'è un disegno di legge dell'ex ministro Compagna che non riguarda solo la proroga della legge Merli ma anche alcuni aspetti della sua attuazione. Si va in sostanza affermando l'orientamento di modificare ed ag¬ giornare il provvedimento. Quali i motivi? Sono stati spiegati ieri in un convegno dell'Unione nazionale ispettivo sanitario, al quale con lo stesso autore della legge, prof. Gianfranco Merli, hanno partecipato numerosi assessori regionali preposti alla difesa della sanità e dell'ambiente. Le responsabilità per lo stato di cose che si è creato (che lo stesso prof. Merli definisce «tout court» come 'conseguenza di mancanza di cultura nel Paese di fronte a certi problemi*) sono assai complesse. Che cosa si è chiesto a Viareggio? Che 11 governo conceda, prima di tutto, una moratoria (assessori Federigl per la Toscana, Pedemonte per la Liguria, Pisoni per la Lombardia) e soprattutto che si intervenga da parte del potere centrale con finanziamenti. Riconosciuta insomma la validità della legge Merli, si chiede che il governo approvi un decreto-legge mettendo a disposizione i necessari investimenti nell'interesse sia de¬ gli enti pubblici che dei privati. Si chiedono anche modifiche al testo vigente, tali che concedano alle Regioni la facoltà di intervenire, nei confronti delle industrie, ma tenendo anche conto di situazioni locali particolari e di impegni precisi. E' il caso della Liguria esposto dalla professoressa Fernanda Pedemonte, assessore regionale per l'Ambiente. 'Noi a Genova — ha detto — a libiamo u problema della conceria Bocciardo che ha impegnato centinaia di milioni e sta per trasferirsi'. L'esigenza di una legge finanziaria dello Stato, per fare fronte a quanto postulato della legge Merli, è stata posta anche dal consigliere della Corte dei Conti Giuseppe Nicoletti. 'E' un problema — ha sostenuto — che si ricollega all'esigenza della riforma della finanza pubblica: lo Stato deve fare in modo di dare norme e direttive ma anche fondi». Il caso limite («Per non parlare delle zone in cui opera la Cassa per il Mezzogiorno-) ha spiegato il prof. Merli è quello della capitale, con i suoi 3 milioni di abitanti per i quali esistono soltanto due depuratori capaci di smaltire i rifiuti liquidi per 550 mila persone. A Roma, infatti, 'l'impianto Nord, per 800 mila abitanti, è fermo da due anni; quello Sud non si riesce a portarlo a compimento per intralci burocratici». «A chi dice che la legge non è applicabile — ha detto l'autore del provvedimento — rispondo che chi ha voluto, in questi anni, ha pur fatto qualcosa». -La grande industria — ha sottolineato — ha già investito mille miliardi e altrettanti sono in corso d'investimento». Secondo l'on. Merli, la legge in vigoe non va toccata nei contenuti ma soltanto si deve provvedere ad assegnare 'finanziamenti ad hoc» alle Regioni. Un suo giudizio esplicito, onorevole, su quello che sta avvenendo? Merli: 'Come sempre succede, chi non era in regola s'è messo ad urlare». Omero Marraccini

Persone citate: Compagna, Fernanda Pedemonte, Gianfranco Merli, Giuseppe Nicoletti, Pisoni