Nuovo tipo di sequestro in Sardegna silenzio, pochi milioni, liberi subito

Nuovo tipo di sequestro in Sardegna silenzio, pochi milioni, liberi subito Ultima vittima, a Porto Rotondo, un industriale torinese Nuovo tipo di sequestro in Sardegna silenzio, pochi milioni, liberi subito NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE OLBIA — Ora si parla, in Sardegna, di sequestri «occulti», rapimenti-lampo che si esauriscono nel giro di qualche ora o di pochi giorni, senza che nessuno ne venga a conoscenza. Tutti hanno interesse a non parlare. Il sequestrato e i suoi familiari preferiscono tenere il fatto nascosto per due ordini di motivi: primo, perché temono che le minacce dei banditi vengano messe in atto; secondo, perché il danno patito è meno grave sia In termini economici (caratteristica essenziale del rapimento-lampo è che i malviventi chiedono una cifra realizzabile in poco tempo), sia in termini di durata, che è breve o brevissima rispetto ai tempi impiegati per gli altri sequestri. Non più tardi di cinque anni fa era considerato lungo un rapimento che durasse più di un mese; ora sì superano normalmente i due-tre mesi e si raggiungono anche gli otto, quanti cioè ne sono occorsi per il sassarese dottor Salvatore Trof f a, rapito il 4 novembre 1978 e liberato il 4 luglio scorso (ma la partita è stata chiusa quando i banditi hanno rilasciato, dopo altri venti giorni di prigionia, l'ostaggio che aveva preso 11 posto del dottor Trof fa). A far pensare all'esistenza dei sequestri •occulti» anche nelle zone ora più bersagliate, è stata la vicenda del dottor Silvio Olivetti, portato via dalla sua villa Mllmeggiu, la notte del 17 agosto. I malviventi chiedono alla moglie un riscatto di due miliardi, poi le dicono che, se non denuncia il fatto, il marito può essere lasciato libero entro breve tempo. La somma da pagare è 300 milioni. La signora Olivetti non dice nulla agli inquirenti, prende contatto con i familiari a Torino e mette insieme la cifra richiesta : il 22 agosto la sorella del sequestrato incontra i banditi e versa il riscatto. Ma i malviventi, che hanno constatato come nessuna denuncia sia stata presentata, insistono nell'estorsione e chiedono altri 350 milioni. Sono venuti meno ai patti e Giuliana Olivetti va dai carabinieri e racconta tutto. Ora è lecito porsi questa domanda: se il sequestro si fosse risolto secondo gli accordi presi, il fatto sarebbe stato denunciato? Il fenomeno del rapimento occulto, in Sardegna, non è nuovo. A metà degli Anni Sessanta circolò con insistenza la voce che a Sassari una bambina, figlia di un professionista, fosse stata sequestrata all'uscita da scuola e liberata poche ore più tardi dietro il versamento di due-tre milioni. In tempi diversi, rapimenti del genere sarebbero avvenuti a Bitti, Aritzo e Dorgali, tutti centri della Barbagia. Nel 1974 i carabinieri sono venuti a conoscenza di un sequestro-lampo nel momento in cui l'ostaggio veniva liberato. Si tratta del rapimento del pastore Gavino Porma preso in campagna insieme col suo servo-pastore. Costui porta 11 messaggio ai familiari e indica la cifra del riscatto (pochi milioni) che viene subito raggranellata. Proprio mentre un parente del Forma va dai carabinieri per denunciare il fatto, un emissario — che ha percorso in moto la strada indicata dai banditi — consegna la somma e si riporta indietro Forma. Questo tipo di sequestro si adatta a residui di mentalità che sopravvivono in certe zone interne dell'isola dove ancora si tende a considerare il fatto come un affare privato. Inoltre, c'è la minaccia di rappresaglie alle quali l'ex sequestrato e i suoi familiari sono sempre esposti. E' una minaccia reale, alla quale non si può sfuggire. Non sarebbero pochi i sequestrati liberati dopo aver versato una parte della somma e che si sono impegnati a versare il residuo con pagamento rateale. Chi non onora le scadenze corre pericoli gravi. Un esempio. L'allevatore Giuseppe Porcheddu, di Ittiri (Sassari) viene preso nel gennaio scorso e ventiquattro ore dopo è libero. Egli dice di essere fuggito; tutti — compresi gli inquirenti —pensano che sia stato lasciato Ubero dietro promessa di pagamento rateale del riscatto. Sette mesi dopo, ai primi di agosto, i banditi gli tendono un'altra imboscata alla quale riesce a sottrarsi per la prontezza dei riflessi del figlio che fugge con l'auto contro la quale i banditi sparano dei colpi di mitra. Porcheddu non ha mantenuto la promessa oppure i banditi hanno voluto ritentare l'impresa fallita? Si propende per la prima ipotesi anche perché appare improbabile un carceriere che si addormenta e lascia l'ostaggio allontanarsi. Antonio Pinna

Persone citate: Antonio Pinna, Giuliana Olivetti, Giuseppe Porcheddu, Olivetti, Porcheddu, Salvatore Trof, Silvio Olivetti