L'alitali® elogia I piloti dell'aereo «Sono riusciti a evitare la tragedia» di Marco Tosatti

L'alitali® elogia I piloti dell'aereo «Sono riusciti a evitare la tragedia» Come alla compagnia di bandiera si é vissuto il dirottamento L'alitali® elogia I piloti dell'aereo «Sono riusciti a evitare la tragedia» Subito dopo l'arrivo del primo messaggio d'allarme è scattata l'emergenza - Una decina di persone ha diretto le operazioni - Euforia alla notizia della liberazione dell'equipaggio ROMA — «Sono disarmati, si sono consegnati, siamo di nuovo Alitalia» si è affrettato a trasmettere alla sede centrale della compagnia di bandiera il comandante del DC 8 dirottato Aldo Onorati, non appena i tre giovani libanesi si sono consegnati alla polizia iraniana e agli uomini di Khomeini che li attendevano sotto bordo. In quel momento, nel grattacielo scuro di viale dell'Aeronautica, dove si attendeva con il fiato sospeso la conclusione della vicenda, tutti hanno tirato un grosso respiro di sollievo. Dopo un pomeriggio, una notte e un mattino di tensione, il responsabile delle relazioni esterne dell'Alitalia, Giampiero Oabotto, poteva dire: 'Sono molto più stanco di ieri, e sto molto meglio di ieri». Quello di venerdì pomeriggio è stato il terzo dirottamento subito dall'Alitalia. Il primo avvenne il 30 maggio del 1970, quando un giovane genovese, Gianluca Stellino, di 24 anni, obbligò un DC9 della linea Genova-Roma a raggiungere II Cairo, dopo uno scalo tecnico a Napoli. Nella capitale egiziana il giovane consegnò agli agenti la pistola giocattolo e si arrese. Il secondo episodio ha visto per protagonista una donna, Attilia Lazzeri, che l'il marzo del 1972, armata con una pistola Walter, costrinse un Caravelle in volo fra Roma e Milano ad atterrare a Monaco di Baviera. La lista, fortunatamente, si arresta qui; in particolare la compagnia di bandiera è passata immune attraverso la «tempesta» dei dirottamenti che si scatenò qualche anno fa, in coincidenza con una delle crisi mediorientali. E altra notazione importante, nessuno degli episodi in cui è rimasto coinvolto un aereo Alitalia aveva un significato o una motivazione ideologica. I tre libanesi sembrava volessero compiere un'azione politica, questa volta — dicono al palazzo Alitalia — ma comunque non importa molto: per noi un dirottamento è solo un dirottamento, indipendentemente da chi ne è l'autore». Da anni, a livello internazionale, si cerca di dare vita a norme che siano di guida agli Stati nel caso di pirateria aerea. Varie conferenze, organizzate anche dalla lata, l'organismo mondiale del trasporto aereo, non hanno avuto nessun esito; e non è servito a spingere verso una soluzione del problema nemmeno uno sciopero mondiale dei piloti delle linee aeree civili aderenti all'Ifalpa, la federazione che organizza le associazioni di piloti del mondo occidentale. 'La volontà delle compagnie dì eliminare il fenomeno è vana, se non è condivisa da tutti, o quasi tutti, a livello di Stato. Ma i governi hanno problemi diversi, e punti di vi' sta diversi su questo tema, e sui mezzi necessari ad affrontarlo». Di fronte all'incapacità riconosciuta e ufficializzata di trovare una soluzione comune, ciascuno è obbligato a fare da sé. E allora entrano in gioco numerosi fattori, che non sono, se non in piccola parte, sotto il controllo delle aziende. Politici, innanzitutto: è chiaro che i Paesi schieratisi a fianco di Israele, in maniera netta, negli anni scorsi, avevano più probabilità di vedere un loro velivolo dirottato di quanto non ne avesse l'Italia, la cui politica in materia ha sempre teso al compromesso fra gli interessi di Gerusalemme e quelli palestinesi. E poi il ruolo degli informatori, la cui rete, controllata dai servizi segreti dei rispettivi Paesi, dovrebbe, e spesso lo fa, aiutare le compagnie nell'opera di prevenzione. La rete «capta» una notizia, un'intenzione, e la trasmette al centro operativo; da qui parte l'allarme alle compagnie, ed agli apparati di prevenzione nei singoli aeroporti, che intensificano le procedure di controllo, in determinati giorni, o su determinate linee. Cosi (ed è successo) i terroristi vengono smascherati prima ancora che possano mettere piede a bordo dell'aereo. La scoperta sembra casuale, ma cosi non è, anche se tutti, li- nee aeree e «007» hanno interesse a spacciarla per tale. Non appena arriva il primo messaggio di allarme, alla sede Alitalia all'Eur si costituisce una «task force», in base ad una procedura di emergenza. Vengono allestite sale pperative, con telefoni e altri strumenti di comunicazione, sia per mantenere i contatti con la stampa, sia per fornire ai parenti dei passeggeri eventualmente coinvolti tutte le notizie possibili. Venerdì la «task force», di una decina di persone, ha lavorato all'undicesimo piano; coordinato dal direttore delle relazioni pubbliche, in questo caso il lavoro si è svolto sotto la direzione dei due amministratori delegati, Sartoretti e Maspes, installati al 20° piano del grattacielo. Minuto per minuto è stato tenuto il contatto con la torre di controllo, dove c'era il presidente della compagnia, Nordio. Il presidente del Consiglio, Cossiga, si è sempre tenuto in contatto con l'unità operativa' di emergenza: l'ultima telefonata Giampiero Oabotto l'ha ricevuta ieri mattina, per chiedere a che ora era previ¬ sto l'arrivo dell'equipaggio. Sono stati loro — il comandante, i piloti e il personale di bordo —, si riconosce a viale dell'Aeronautica, a sopportare il carico maggiore della vicenda, e a portarla a buon fine nella maniera migliore, cercando di ottenere sempre il massimo, per la sicurezza, dei passeggeri, dai dirottatori, ed evitando di creare, negli uni e negli altri, uno stato di tensione o di allarme che avrebbe potuto condurre a conseguenze tragiche. Marco Tosatti Teheran. L'equipaggio dell'aereo Alìtalia dirottato, subito dopo il rilascio (Telefoto Upi)

Persone citate: Aldo Onorati, Attilia Lazzeri, Cossiga, Giampiero Oabotto, Gianluca Stellino, Khomeini, Maspes, Nordio, Sartoretti