Dal Messico Guarducci fa programmi per Mosca di Giorgio Barberis

Dal Messico Guarducci fa programmi per Mosca Dal Messico Guarducci fa programmi per Mosca Nelle Universiadi, fallito il traguardo-medaglia anche per Nagni 1500 di nuoto, si spera nel velocista e nella staffetta 4x200 nei DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE CITTA' DEL MESSICO — Dopo Cinzia Rampazzo anche Giovanni Nagni ha visto svanire praticamente nell'ultima vasca i sogni di medaglia: l'azzurro, impegnato l'altra sera nella finale della gara più lunga ed asfissiante — considerati i 2240 di Città del Messico — i 1500 stile libero, è rimasto in corsa a lungo per la medaglia di bronzo dando anche l'impressione di potercela fare. In avanti, fin dall'avvio, era andato lo statunitense Neugent (16'01"87) bravissimo poi nel rintuzzare sino in fondo il tentativo di rifarsi sotto del sovietico Kouchpelev: (16'09"22). Più indietro Nagni impostava la sua gara su un buon ritmo, prendendo la terza posizione e raggiungendo anche un vantaggio di una decina di metri sul quarto, l'altro statunitense O'Brien. vincitore il giorno prima dei 200 stile libero. L'azzurro (16'16"22) però, verso i 1200 metri, incominciava ad accusare la fatica e finiva inesorabilmente per essere rimontato da O'Brien (16'13"88) che lo superava nell'ultima vasca precedendolo poi di qualche metro sul traguardo. Cosi, sfumata questa nuova occasione, i nuotatori rimandano le loro speranze alla 4x200 impegnata nella finale di questa notte e, soprattutto, a Marcello Guarducci che la Coppa del mondo disputata a Tokyo nell'ultimo weekend ha mostrato in ulteriore crescendo di forma. La stagione del trentino, ormai però trapiantato a Roma, è stata particolare: già in ottime condizioni di forma ad aprile. Marcello faceva presagire qualche grosso risultato quando, il 4 giugno, è stato investito da un'auto mentre era sulla sua moto, con la conseguente rottura del ginocchio sinistro. Un brutto infortunio che lo ha costretto a portare il gesso per 40 giorni. «Sinceramente» sorride Guarducci «posso già dirmi soddisfatto della rapidità con cui mi sono ripreso: non sono ancora a posto, la muscolatura della gamba sinistra è di un tre centimetri inferiore a quella dell'altra, ma già è molto meglio dei sette centimetri che le mancavano quando mi hanno sgessato. Adesso sento ancora un po' di male, soprattutto nelle virate». Il risultato che potrà conseguire nella vasca olimpica di Città del Messico. Marcello non 10 ritiene condizionato alla sua gamba ma piuttosto ad un'eventuale difficoltà a superare il nuovo cambio di fuso orario: «In pochi giorni mi sono trovato con 16 ore di differenza rispetto a quella iniziale: adattarsi non è' facile, da questo può dipendere 11 mio risultato». Quindi rigetta la valutazione di chi lo vorrebbe troppo sensibile all'appuntamento e dunque uomo perdente: «Non è vero che mi difetta la concentrazione al momento buono, semmai è qualcos'altro che mi manca per dare ancora di più». Guarducci ritiene, infatti, di non essersi ancora espresso al massimo e vede il prossimo anno, quello olimpico cioè, come una tappa fondamentale se non addirittura un punto d'arrivo per la sua carriera: «Per questo — dice — conto per il prossimo anno di fare una preparazione "mostruosa": per me si tratta solo di organizzare programmi ben determinati poi procedere senza sgarrare. Per questo mi piacerebbe molto andare per un periodo negli Stati Uniti, dico almeno per sei mesi, per allontanane dall'ambiente solito e lavorare in maniera più tranquilla». Questo potrebbe far intendere clie il rapporto con il tecnico — anche se Guarducci precisa che ogni decisione sul suo futuro verrà presa da Bubi Dennerlein — non sia più dei migliori: ottimo «p.r.» di se stesso infatti. Marcello ammette lui stesso di dare «noia ai dirigenti ed alla squadra» per il suo comportamento: «Non rinuncio mai a nulla, sono differente da come gli altri vorrebbero che io fossi. Ma che ci posso fare se vorrei fare sempre tutto ed in fondo mi annoio se non ci riesco?». Dennerlein. chiamato in causa, dice che è presto per parlare del «progetto americano». Poi aggiunge che di portare i migliori per un mese, probabilmente in California, rientra nei piani, ma un discorso differente deve essere affrontato e valutato a fondo: «Negli Stati Uniti — spiega — se si va in un college si finisce per rischiare di gareggiare troppo nell'inverno col pericolo di compromettere la stagione estiva. Viceversa se si va da privato non sono certo gli allenatori che ti vengono a cercare». E conclude dicendo che Guarducci, da solo, difficilmente lo manderebbe oltre Oceano per un periodo tanto lungo e che dunque occorrerà anche studiare a fondo chi eventualmente affiancargli. Giorgio Barberis

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