Proprietario e dirigente della «fabbrica del cancro» si costituiscono ai carabinieri
Proprietario e dirigente della «fabbrica del cancro» si costituiscono ai carabinieri Proprietario e dirigente della «fabbrica del cancro» si costituiscono ai carabinieri Silvio Ghisotti e Paolo Rodano devono scontare un residuo di pena - Si sono presentati a Susa - Nella loro ditta morirono decine di operai - Una lunga catena di morti, non ancora chiusa L'ultimo atto del processo Ipca si è concluso: Silvio Ghisotti e Paolo Rodano, rispettivamente proprietario e dirigente della «fabbrica del cancro» di Ciriè, sono stati arrestati ieri mattina dai carabinieri di Susa. L'ordine di carcerazione emesso dalla Procura generale presso la corte d'appello di Torino ha cosi resa esecutiva la sentenza definitiva di condanna della Corte di Cassazione del 27 giugno scorso. Silvio Ghisotti. 57 anni, responsabile del servizio manutenzione e impianti dell'Ipca deve scontare come pena residua un mese e 9 giorni di detenzione. Paolo Rodano. 66 anni, dirigente amministrativo, resterà in carcere per 9 mesi e 13 giorni. Nulla si sa, per ora. degli altri responsabili della fabbrica. Sereno e Alfredo Ghisotti e del medico Giovanni Mussa, tutti condannati a pene dai tre ai quattro anni e 2 mesi. L'ipotesi più probabile è che per la loro età avanzata (hanno superato tutti gli 80 anni) e per le cattive condizioni di salute sia stata concessa una sospensione, prevista dalla legge, della carcerazione. Ricordiamo che il 27 giugno scorso la Cassazione respinse il ricorso degli imputati confermando le responsabilità dei diri¬ genti della industria di Ciriè che in vent'anni uccise decine e decine di operai. I giudici della Suprema Corte si allinearono con la sentenza d'appello dei magistrati torinesi concedendo lievi diminuzioni di pena per prescrizioni intervenute. Non tutti i punti del ricorso furono però respinti. La Cassazione infatti, con una decisione destinata a far molto discutere, negò l'esistenza di un diritto del sindacato a ottenere il risarcimento del danno. Ritenne cioè che l'organizzazione sindacale non ha la «legittimazione a co- stitu'-st parte civile». Riaffermò invece l'esistenza del «nesso causale» tra la condotta degli imputati e le morti degli operai, confermando le condanne per omicidio plurimo aggravato e lesioni colpose. Un lungo elenco di morti, ben 134 tra il '50 e il '72: una tragedia clie non è finita con la sentenza della Cassazione ma continua a mietere vittime anche se lo stabilimento non produce più coloranti nocivi. L'Ipca oggi non è più la «fabbrica del cancro» ma continuano a morire gli operai ammalatisi anni fa. Un processo senza fine: la catena dei morti si allunga (solo pochi mesi fa è deceduto un altro operaio). Un dramma che ha coinvolto un intero paese e che è stato vissuto con sofferenza giorno dopo giorno nelle famiglie degli ex operai dell'Ipca. Ora la partita è chiusa e per i responsabili dell'industria piemontese colori anilina» si aprono le porte del carcere. Sono passati oltre due mesi dalla decisione della Corte di Cassazione, un tempo assai lungo che ha provocato polemiche tra la procura generale e gli avvocati di parte civile al processo. Perché tanto ritardo? Perché le manette sono scattate ai polsi di Rodano e Ghisotti solo ieri. visto che l'ordine di carcerazione è del 31 agosto? E perché proprio a Susa? Sembra che Rodano e Ghisotti. presentatisi spontaneamente dai carabinieri, abbiano scelto quella località sperando di passare inosservati ai giornalisti. Si parla anche di «interventi» presso il magistrato segusino da parte di «amici» e di fondazioni benefiche cittadine affinché ai due illustri detenuti sia riservato un trattamento privilegiato. Un dato è certo: per la prima volta un datore di lavoro finisce in carcere per omicidi colposi dovuti a malattie professionali. Con l'arresto di Susa si chiude il capitolo dell'Ipca. un capitolo aperto oltre un quarto di secolo fa: la prima diagnosi di carcinoma vescicale all'operaio Matteo Gori risale al '50.
Persone citate: Alfredo Ghisotti, Ghisotti, Matteo Gori, Paolo Rodano, Silvio Ghisotti
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