Idee, battaglie del filosofo Ortega di Luciano Pellicani

Idee, battaglie del filosofo Ortega Ampia scelta degli «Scritti politici» di un pensatore da riscoprire Idee, battaglie del filosofo Ortega José Ortega y Gasset: «Scritti politici», a cura di Luciano Pellicani e Antonio Cavicchia Scalamonti, ed. Utet, pag. 1119, lire 28.000. II pensiero filosofico di Ortega (1883-1955). nonostante l'originalità e la ricchezza di temi propri della riflessionenovecentesca, non ha avuto molta risonanza tra noi. anche se ha nutrito e nutre la cultura di lingua spagnola. Pure nel periodo in cui si ebbe la fioritura esistenzialistica, poco si parlò dell'esistenzialismo di Ortega, che, già prima della Grande Guerra, anticipava temi che furono poi tipici del molto più noto Heidegger. A questa scarsa fortuna non è forse estraneo il «liberalismo» politico di Ortega, messo in ombra dapprima da quello crociano (da cui tuttavia si differenzia profondamente, per la rinuncia allo «storicismo») e poi. dopo la seconda guerra mondiale, esorcizzato come mostro arcaico dalle mode marxisteggianti. Quanto mai apportuna, quindi, è l'iniziativa di Pellica¬ ni — che da tempo, contro tali mode, si batte per un socialismo liberale o un liberalsocialismo — di presentare al lettore italiano un'amplissima scelta degli Scritti politici di Ortega: la riscoperta di questo pensatore, ch'egli ha favorito promovendo traduzioni e scrivendo un'Introduzione a Ortega y Gasset (Liguori ed., 1978), è agevolata ora che la lettura diretta delle sue pagine politiche cancella quell'immagine di comodo di un Ortega «conservatore», «reazionario», difensore degli interessi costituiti della borghesia, di cui ci si è serviti per accantonarlo. La ribellione delle masse, il celebre libro del '29 (che è qui ritradotto), con la sua condanna dell'appiattimento delle personalità individuali nell'anonimato della «gente» e la critica contro l'onnipotenza dello Stato che livella la società, è stata l'opera su cui si è basata l'accusa di retrivo ad Ortega. Ma si è giocato con i miti illudenti dell'egualitarismo e dello «Stato beneficenza», ignorando di proposito come la difesa dell'individuo in Ortega, cosi come la sua limitazione liberale agli interventi statali, non ha nulla di classista e negativo per le rivendicazioni che giustamente tutti fanno della propria autonomia. Questa raccolta documenta ciò in modo inoppugnabile, presentando, oltre ai più ampi saggi «Spagna invertebrata» e «Sull'impero romano», molti degli articoli e dei discorsi con cui Ortega si impegnò attivamente nei primi decenni del secolo nelle battaglie politiche che portarono, nel '30, alla proclamazione della seconda Repubblica in Spagna. Egli fu allora, pur non facendone mai parte, assai vicino al partito socialista, cogliendo la forza in-, novativa delle rivendicazioni per la giustizia sociale, uno dei valori fondamentali di quella rinascita morale ch'egli auspicava per la Spagna. I due curatori hanno fornito il materiale sufficiente a che il lettore possa formarsi un'opinione non pregiudicata. Spiace che in questa utilissima traduzione vi sia qualche pecca: indicazioni non sempre esatte di date ma. soprattutto, la presenza abbondante di «un pò», anziché «un po'», o l'uso, ad esempio, di «sebbene» con l'in•dicativo. Ma sono mende rivedibili. Più interessante è soffermarsi su un punto della lucida, esauriente e convincente introduzione di Pellicani. Egli ritiene marginale il fatto che dal '34 Ortega si sia staccato dalla politica attiva ed abbia accentuato certi temi conservatori rispetto all'iniziale social-liberalismo: ciò interesserebbe «la storia delle idee» e «non certo le generazioni future», per cui il grande tema rimane il «socialismo liberale». Ma il mutato orientamento di Ortega (assieme al fatto ch'egli mai aderì al partito socialista) ha forse un significato più importante. Può essere rivelativo di una consapevolezza acquisita da Ortega, e che è bene meditare; nonostante la nobiltà delle rivendicazioni di giustizia, c'è una minaccia in ogni concezione socialista della società e dello Stato: che questo diventi l'apparecchio ortopedico imprigionante gli individui. L'ultimo Ortega predilegeva un apologo: l'orso amava l'uomo e vigilava su lui che dormiva. Affinché una mosca posatasi sulla sua fronte non lo svegliasse, l'orso l'allontanò con la zanna, ma in tal modo, purtroppo, schiacciò la testa dell'uomo. Francesco Barone

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