Una macabra telefonata sulla sorte dei Casana
Una macabra telefonata sulla sorte dei Casana Una macabra telefonata sulla sorte dei Casana NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE OLBIA — E' venuta, inaspettata, la liberazione dell'inglese Rolf Schild mentre è dalla scorsa settimana che si attende l'epilogo di altri due sequestri di persona, quello di Luisa Cinque e della figlia Cristina (rapite il 12 luglio dalla loro villa presso San Pantaleo, ai confini con la Costa Smeralda), e quello dei fratelli Giorgio e Marina Casana, torinesi, presi il 17 agosto da un «commando» di banditi arrivati dal mare negli scogli di Fontanamare, nella costa sudoccidentale dell'isola. Ma i giorni passano invano e le voci si rincorrono, spesso naie da supposizioni, da illazioni, dall'atmosfera stessa che si respira negli ambienti degli inquirenti. Per tutte le notti della scorsa settimana diverse auto dei carabinieri hanno battuto le strade del Nuorese. Si era certi che emissari dell'industriale monzese Giorgio Cinque circolassero nella zona non per incontrare i banditi ma per distrarre l'attenzione degli inquirenti da un intermediario segreto incaricato di concludere l'operazione. Non è accaduto nulla. Da un paio di notti la caccia agli emissari si è notevolmente attenuata, l'industriale che era atteso per ieri ad Olbia non è arrivato. Le trattative sono ritornate in alto mare? Identica domanda (anche questa senza risposta) per i fratelli Casana. Da giorni si dice che la loro liberazione è vicina, che è da versare l'ultima rata del riscatto, ma non accade nulla. Ieri pomeriggio, ai carabinieri di Fluminimaggiore, è arrivata una telefonata anonima: «I corpi dei due ragazzi torinesi — ha detto una voce maschile — sono in fondo alla diga del paese». Poi la comunicazione è stata interrotta. Oggi gli inquirenti, per scrupolo, sonderanno il lago artificiale. Ma lo scetticismo è diffuso anche perché questo rapimento Casana ha spiazzato gli inquirenti: la regione, fino a ieri, sembrava immune dal bacillo dei sequestri, la ritenevano tranquilla sotto ogni punto di vista. Poi ci si è ricordati che nell'Iglesiente hanno trasmigrato negli ultimi trentanni assieme alle loro greggi, e vi si sono impiantati, moltissimi pastori di Desulo. Ovodda e di altri paesi della Barbagia centro-meridionale. Prima cosa da fare era «censire» questi pastori e l'operazione è stata portata avanti con celerità: la «mappa» degli insediamenti avrebbe fruttato buone indicazioni e messo in luce collegamenti non soltanto con il Nuorese (dove gli ostaggi potrebbero essere stati trasportati, ma vi è chi ne dubita perché l'attività degli inquirenti in questo senso è abbastanza scarsa) ma anche con la cosiddetta «banda dell'Appennino»: è la «gang» dei pastori sardi che, da qualche anno, imperversa in Toscana, in Umbria e nell'alto Lazio sequestrando e hiccidendo molti degli ostaggi anche dopo il pagamento del riscatto. Collegamenti con la «banda dell'Appennino» vengono ipotizzati per i banditi che tengono in ostaggio Luisa e Cristina Cinque. Il silenzio più assoluto è calato invece sul sequestro di Fabrizio De André e Dori Ghezzi. L'altro ieri è ripartita per Genova la madre di Fabrizio, Luisa: nella fattoria «L'Agnata» sono rimasti i genitori della Ghezzi che attendono messaggi telefonici o di altro genere. Le frequenti telefonate di presunte organizzazioni terroristiche e l'assenza di qualsiasi notizia alimentano — come era avvenuto per gli inglesi Schild — l'ipotesi che possa trattarsi di un sequestro cosiddetto «anomalo», cioè non fatto soltanto a scopo di estorsione. L'esperienza recente e passata ha dimostrato che i successi vengono dalle battute e dalle ricerche in campagna. C'è una pattuglia speciale della polizia, quella comandata dai marescialli Serra e Pitia, che vive praticamente in campagna e che ha inferto duri colpi al banditismo: l'ultimo fu la liberazione di Pasqualba Rosas e l'arresto del fuorilegge Francesco Maria Serra. Ci sono le pattuglie dei carabinieri che battono le colline e le montagne e raccolgono le indicazioni (non le informazioni o le confidenze: la distinzione è importante per il mondo agro-pastorale sardo) che portano spesso ad individuare i malviventi. «In questo senso — dicono a Nuoro — bisogna continuare ad operare». Antonio Pinna I
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