Minaccia di far saltare raffineria a Marghera
Minaccia di far saltare raffineria a Marghera Con una lettera chiede un miliardo Minaccia di far saltare raffineria a Marghera VENEZIA — Una bomba potrebbe essere nascosta, pronta ad esplodere, all'interno dello stabilimento Irom di Porto Marghera: per rilevarne il nascondiglio, uno sconosciuto ha chiesto alla direzione dell'azienda un «riscatto» di un miliardo. Potrebbe trattarsi di uno scherzo o di una prova, in vista di un ipotetico attentato, ma è certo comunque che la notizia è stata tenuta sino a ieri segreta, nonostante che risalga a venerdì scorso, Venerdì scorso, infatti, secondo quanto è stato possibile apprendere, è giunta alla direzione dell'Irom una lettera anonima con la quale, nel dare notizia dell'esistenza della bomba all'interno dell'azienda, si chiedeva appunto un riscatto di un miliardo per rivelare il luogo in cui l'ordigno era stato nascosto. La lettera era stata scritta con un normografo, in stampatello, con mano malferma, forse volutamente per renderne ancora più difficile il riconoscimento. Sempre secondo la lettera, il versamento della somma non avrebbe dovuto essere a totale carico dell'Irom, ma equamente ripartito tra la raffineria e le altre sette società petrolifere operanti a Marghera, cioè Amoco, Esso, Ip, Mobil, Texaco, Mach e Total. Nel pomeriggio poco dopo le 18, uno sconosciuto aveva te- lefonato all'Irom e si era fatto passare il dirigente di turno. Al funzionario aveva rinnovato le minacce e le richieste contenute nella lettera e, quando questi gli aveva fatto presente l'impossibilità di reperire tanto denaro il venerdì pomeriggio, con le banche chiuse sino al lunedi mattino, aveva fissato un nuovo appuntamento telefonico prima per le 12 del 3 settembre poi per le 14 del giorno successivo. Alle 13.30 di lunedi 3 settembre lo sconosciuto si era rifatto vivo: "Richiamerò alle 18-, aveva detto, riattaccando subito dopo. Puntuale, alle 18 la nuova chiamata per Indicare un punto del centro storico di Venezia dove sarebbero state trovate istruzioni sul versamento del denaro. Queste istruzioni, rinvenute nel, posto indicato, fissavano un luogo della terraferma veneziana, tra Tessera e Marcon, dove un delegato dell'Irom avrebbe dovuto lasciare il denaro rinchiuso in una borsa. Agenti della Digos circondavano il luogo nel modo più discreto possibile, ma evidentemente il ricattatore, accortosene, non si faceva vedere. L'ultimatum, delle 18, è scaduto senza che l'uomo facesse avere sue notizie e, naturalmente, senza che la fantomatica bomba esplodesse. La zona dell'Irom, intanto, è presidiata da artificieri dell'antiterrorismo.
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