Ma chi pagherà per Peterson? di Michele Fenu
Ma chi pagherà per Peterson? Dopo la tragedia del 1978 compiuti importanti lavori per aumentare la sicurezza Ma chi pagherà per Peterson? La perizia non chiarisce in modo netto le responsabilità del dramma E' passato quasi un anno dal Gran Premio d'Italia 1978. Mario Andretti, dopo aver conquistato il titolo mondiale, si appresta a cederlo, probabilmente a Jody Scheckter, il «circo» della Formula 1 ha superato mille vicende e polemiche. E' un mondo che si proietta verso il futuro e tende a sfumare il passato, spesso pieno di moìnenti dolorosi, amari. Momenti che si vorrebbero dimenticare, come il dramma di Ronnie Peterson, il pilota svedese della Lotus, caduto a Monza domenica 10 settembre 1978. Ma chi non ricorda le agghiaccianti immagini offerte dalla tv: il via confuso, le spericolate manovre dei corridori, il groviglio di macchine, il guizzare delle fiamme, l'arrivo dei primi soccorsi? Un anno, e ancora non sappiamo perché l'incidente è accaduto, se qualcuno ne è responsabile, vuoi sotto il profilo puramente sportivo vuoi sotto quello del codice penale. Sappiamo solo che, per un motivo o per l'altro, la giustizia italiana conferma la sualentezza. La relazione tecnica dei periti sulla dinamica della collisione è stata consegnata da poco tempo, di quella medica — richiesta dal¬ la procjira della Repubblica di Milano, competente per territorio essendo Peterson deceduto all'ospedale Niguarda — nessuno sa nulla, neppure fra i «bene informati». E il magistrato che ha in mano la pratica, il dr. Armando Spataro. si trova in vacanza. Sul contenuto della relazione preparata da sette esperti (Chiaradia, Dini, De Riu, Doniselli, Florio, Frère e Visintin), coperta, dal segreto istruttorio, non si sa ufficialmente nulla. Ma alcune indiscrezioni sono filtrate e si dice che, in sostanza, il documento presentato al magistrato sempli-< cernente confermi quanto già, bene o male, era noto o si era intuito a 24 ore dalla tragedia. In sintesi: primo, la partenza è stata data in modo errato, quando cioè non tutte le macchine erano ferme nello schieramento di partenza: secondo, Riccardo Patrese si è allargato con la Arrows sulla destra, superando la linea bianca di margine della carreggiata per poi rientrare prima della strozzatura della pista; terzo, James Hunt, già sopravanzato da Patrese, non ha rallentato la sua McLaren per favorirne l'inserimento, ma si è spostato verso l'interno della carreggiata, toccandosi con Pe¬ terson, la cui Lotus appariva in avaria. Il regolamento sportivo internazionale e quello della gara dovrebbero offrire al magistrato una solida base per valutare comportamenti e responsabilità (ovviamente sotto il profilo penale, per cui è sempre necessario accertare l'esistenza di un nesso di causalità fra una certa azione e quanto successivamente ne è scaturito), ma essi sono lacunosi e carenti. E così il dr. Spataro ha disposto una serie di ulteriori accertamenti. I tempi si allungano, forse solo per il Gran Premio d'Italia 1980 «giustizia sarà fatta». Restano rabbia e sgomento, che le modifiche effettuate alla pista di Monza finiscono per rafforzare. Occorreva proprio la morte di Peterson per eliminare la strozzatura al via e per elevare la sicurezza del tracciato in altri punti, per inserire nel regolamento di gara un articolo che penalizza chi compie in partenza sorpassi alla Patrese? Ma anche questo, purtroppo, è un modo di fare tipicamente nazionale. Le cronache ne son piene. Chi pagherà per Peterson? Nessunoo.forse, tutti. Michele Fenu
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