Il «Bernabeu» per Cunningham (come pagare uno straniero)

Il «Bernabeu» per Cunningham (come pagare uno straniero) Madrid, insegnamento e monito ai nostri club Il «Bernabeu» per Cunningham (come pagare uno straniero) DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE MADRID — Il risultato del torneo Santiago Bernabeu è già agli archivi, le squadre straniere sono partite (il Bayer/i. vittorioso, gioca stasera in campionato il recupero contro il Borussia proseguendo il suo tour de force), restano attorno al Real Madrid le polemiche, mitigate in parte dalla già viva attesa per l'avvio della «temporada» che domenica prossima vedrà il Real stesso ospitare il Valencia di Kempes e Bonhof, con Di Stefano inpanchina. Le discussioni madrilene riguardano lo spettacolo che è in parte mancato (si discute la proliferazione dei tornei estivi «con squadre cui resta solo il nome», con chiara allusione al Milan), i soldi, l'opportunità di trasferimenti vecchi e nuovi. Con l'effetto di una bomba è arrivata sui tifosi del Real la notizia che Laurie Cunningham, l'asso inglese di colore le cui -giocate» hanno attuito la delusione per il terzo posto nel torneo, rischia di non disputare le partite del primo turno della Coppa dei Campioni. Il Real Madrid, infatti, non ha ancora pagato nemmeno una parte del miliardo e 800 milioni di lire che deve al West Bromwich Albion, il club britannico dal quale ha acquistato l'attaccante. L'Albion, per bocca del «chairman» Bert Millichip, ha fatto sapere che in attesa dei soldi il permesso di trasferimento del giocatore non verrà inoltrato all'Uefa. Millichip ha creduto di essere preso in giro, quando gli hanno detto che la colpa del ritardo è dovuta alla burocrazia spagnola, la quale non avrebbe ancora concesso il placet all'uscita del denaro. In realtà, come ha ammesso il presidente Luis de Carlos accennando al pesante deficit del club, il Real non ha soldi. Il nascente «caso Cunningham» dovrebbe venire sbloccato proprio con gli incassi del torneo Bernabeu (200 mila spettatori nelle tre giornate, un miliardo abbondante nelle casse che basterà per la prima rata), ma resta a sottolineare lo stato di disagio in cui versa il calcio europeo, anche a livello dei grandi club. Eppure, al Real si afferma: «Cunningham si pagherà con gli incassi, senza di lui avremmo meno pubblico». A prima vista, sul metro spagnolo, l'apertura agli stranieri non sembra un cattivo affare. Un inganno: restano i debiti passati (60 miliardi in totale per i club professionistici iberici, fra interessi alle banche e pendenze con dipendenti), non si tien conto degli ingaggi salatissimi dovuti alle «stelledelia pedata, che viaggiano ormai con contratti a tempo e dopo alcune stagioni sono liberi. Per il danese Jenssen, andatosene a fine contratto, il Real non ha preso una lira dall'Ajax, mentre il giocatore ha strappato alla società olandese 240 milioni netti per stagione. Trasportiamo Laurie Cunningham in Italia, posto che le frontiere fossero aperte: un milione di sterline al West Bromwich, 250 milioni l'anno a lui, proteste dei compagni (i nostri giocatori di punta arrivano al massimo sui 150 milioni), sponsorizzazioni di Rossi — solo per Rossi — a parte). Il calcio italiano, discorso vecchio, non è pronto come strutture a riaprire le frontiere. Prima, ripetiamo, vanno regolati il sistema dello svincolo, i rapporti con la pubblicità, i contratti con la televisione. Solo dopo — a parità di situazioni ambientali — .si potranno acquistare assi d'oltre confine. I tempi dei mecenati sono lontani, sema amministrazioni sane si aggravano solo situazioni passive già sin troppo pericolose. Ma il tifoso italiano, con ragione visto che paga i biglietti sempre più salati, vede nell'asso d'oltre confine il toccasana ai problemi dello spettacolo, il dirigente lo considera l'uomo-scudetto (il discorso •costano poco» ha ormai troppi dati di fatto contrari per restare in piedi). Certo, di calciatori da spettacolo e di rendimento il mercato estero ne offre. Ma non molti. E tutti hanno già il portafoglio gonfio. Il Trofeo Bernabeu ha sottolineato la classe del tedesco Rummenigge (ancora due stagioni di contratto con il Bayern) vera punta di valore mondiale, lineare e scattante, combattivo e tecnico: positiva la prova di Cunningham, ma già sappiamo quanto costa («Voglio restare in Spagna a vita»), ha già detto: molti soldi, e con due dribbling il pubblico è appagato). L'argentino Kempes capocannoniere del Mundial (Valencia), il danese Simonssen e l'austriaco Krankl (Barcello¬ na), l'inglese Keegan (Amburgo), il francese Platini (St. Etienne), l'argentino Maradona (Argentina Juniores, bloccato in patria da un veto federale), l'inglese Trevor Francis (Nottingham d'inverno e Stati Uniti d'estate), il brasiliano Zico (Flamengo), sono i giocatori che fanno sognare i tifosi. Stanno tutti molto bene dove sono, escluso Zico che vede nell'Europa il paese di bengodi, ma esagera con le dichiarazioni di simpatia. Ai giornalisti italiani dice che sogna di andare a pregare la Madunina, di passaggio a Madrid si è detto entusiato. del pubblico del Real, arrivato quattro giorni fa con il Flamengo a Parigi è caduto in estasi sul piazzale àell'Etoile; ieri, rientrato a Rio, ha chiuso il ciclo: «Tifosi tranquilli, di qui non mi muovo». Resta un mercato di nomi minori, meno cari, probabilmente altrettanto «utili» ma sicuramente di minor attrattiva per i tifosi. Si rivolgerà in questa direzione l'attenzione delle società italiane non appena il nostro calcio sarà alla pari con quello centro-europeo in fatto di chiarezza di rapporti interni ed esterni? Gianni Altiera dice a chiare lettere: «Con Zico e con il Flamengo non abbiamo mai parlato», e fa intendere che il Milan avrebbe altre mire. All'Inter continua il sogno-Platini, alla Juve piacciono Keegan e Simonssen come tempo fa piaceva Cruyff. A parole tutto è facile, specialmente per chi sta sulle gradinate e non ha in Viano la direzione di una società. Anche il presidente che alimenta i sogni, in realtà, sta facendo i suoi conti. Bruno Perucca Madrid. Oblak (Bayern) e Lerby (Ajax) nella finale (Tel.)