«Siamo pronti a disinquinare ma chiediamo un po'di tempo»

«Siamo pronti a disinquinare ma chiediamo un po'di tempo» Industriali piemontesi e inquinamento idrico «Siamo pronti a disinquinare ma chiediamo un po'di tempo» La sorpresa dei termini della legge Merli, prima fatta slittare poi ripristinata - La Regione e gli impianti consortili di depurazione TORINO — «Più che preoccupati, siamo attenti all'evolversi della situazione e ci auguriamo che giovedì 13 settembre, la Commissione lavori pubblici della Camera approvi il decreto di proroga dei termini della legge 319. più nota come legge Merli». Cosi dicono alla Federazione industriali piemontese sul problema che, dal luglio scorso, agita un'infinità di imprese in tutt'Italia. Brevemente: la legge Merli, approvata nel 1976, concedeva tempo fino al 13 giugno '79 a tutte le industrie che scaricano acqua, di mettersi in regola con i limiti di accettabilità degli inquinanti contenuti in questi scarichi, definiti in una specifica tabella detta «tabella C». Una normativa completamente nuova, ma già approvando la legge (relatore furono il de Porcellana e il comunista Ciuffini), il Parlamento votò un ordine del giorno proponendo una revisione migliorativa. Fu nominata una commissione e si giunse ad un nuovo disegno di legge (relatore designato ancora Porcellana) senonché la crisi di governo impedì che fosse portato in Parlamento. Il 23 maggio scorso il ministro Compagna firmò un decreto legge che prolungava la scadenza dal 13 giugno al 13 dicembre prossimo, ma il Parlamento non lo approvò nel termine prescritto di 60 giorni, cosicché decadde. E le aziende che non si erano messe in regola rischiarono e rischiano gravi sanzioni. Anche molte Regioni non hanno rispettato i termini, relativi per esempio alla compilazione del piano di risanamento delle acque. Qual è la situazione in Piemonte? Come è noto, la Regione ha approvato due anni fa, prima della Merli, una propria legge con tolleranze analoghe a quelle poi assunte dalla legge nazionale. Ed ha cominciato a predisporre, con un'opera meticolosa diretta dall'assessore Fonio, i piani di disinquinamento, giungendo anche a finanziare i primi consorzi di Comuni per gli impianti di depurazione. Tutto ciò in rispetto della propria legge e di quella nazionale. Le modalità di disinquinamento previste dalla 319 sono due e le imprese possono scegliere: o si adeguano alla tabella C e gettano le loro acque cosi ripulite nei collettori consortili che vanno poi ai depuratori altrettanto consortili per l'ulteriore trattamento, o entro il 1985 raggiungono i limiti della tabella A, molto più ristretti, e possono scaricare le acque del tutto pulite, nei corsi d'acqua normali. «Ma quale azienda che abbia 50 o 100 dipendenti — dicono alla Federazione — può consentirsi impianti di questo genere, che richiedono anche personale specializzato per essere gestiti?.. Quindi il secondo caso è quasi del tutto riservato a poche grandi aziende. In un modo o nell'altro ci vuole del tempo. Comunque l'anno scorso l'assessore all'ecologia della Provincia di Torino, Fenoglio, in un convegno, riferi che già nel 1975, in base solo alla legge regionale e a una circolare ministeriale, l'Ente mise sotto controllo 3500 industrie e 1500 si dotarono ben presto di impianti di trattamento delle acque di scarico. Quante debbono ancora farlo? Il censimento in Piemonte non è stato ancora concluso. «Non tutte le aziende inquinano l'acqua» dicono alla Federazione e fanno il caso del Biellese. Qui su 600 aziende tessili, solo 150 hanno il problema idrico: quelle con impianti di tintoria, finissag¬ gio, lavaggio lana. Bene: queste aziende si sono consorziate, hanno finanziato lo studio di progetti e si sono dotate di depuratori; inoltre hanno collaborato con gli Enti locali per i collettori e i depuratori consortili. I problemi più grossi comunque li hanno le concerie che in Piemonte sono una quindicina, tutte di dimensioni apprezzabili e le industrie alimentari. Quelle enologiche, per esempio, in particolare le distillerie, hanno enormi difficoltà ad adeguarsi ai limiti tabellari. Considerando tutti questi motivi, il Parlamento decise una revisione della legge appena approvata ed ora gli industriali sperano che ciò avvenga al più presto. Sperano cioè che il disegno di legge già preparato dal governo Andreotti sia ripresentato tra breve. «Ma è ingiusto — dicono a Torino — affermare che la legge Merli non ha funzionato. Ha cambiato una mentalità ed ha dato l'avvio ai primi lavori. In tre anni non si poteva pretendere di più». Come dire: si è capito che chi inquina deve anche preoccuparsi di disinquinare. Ora, è evidente, bisogna andare avanti e disinquinare realmente. Domenico Garbarino

Persone citate: Andreotti, Ciuffini, Compagna, Domenico Garbarino, Fenoglio, Fonio, Porcellana

Luoghi citati: Italia, Piemonte, Torino