Il Bayern stupisce Rivera

Il Bayern stupisce Rivera Il Bayern stupisce Rivera E' rimasto impressionato dalla professionalità del club - La sconfitta con i tedeschi ha messo in crisi il Real Madrid - Molte critiche all'arbitro Lattanzi DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE MADRID — Don Luis de Carlos, il presidente del Real Madrid, l'uomo che ha preso in carico la pesante (per quanto ha vinto il predecessore) eredità di Don Santiago Bernabeu, ha accolto i giornalisti ieri mattina nella sala dei trofei. Vino, whisky, prosciutto di campagna e tortillas, salsicce e caviale, ma Don Luis non ha mandato giù un panino. Aveva ancora in gola il boccone amaro della sconfitta del Real, la sera prima, contro il Bayern. Per poter bere finalmente una coppa, al brindisi alle fortune del calcio europeo, ha dovuto prima sfogarsi: «E' inutile che mi nasconda dietro a frasi di circostanza. Il Trofeo volevamo vincerlo, anche se i fatti dimostrano che non ci sono stati sotterfugi. Nell'amarezza del momento, siamo 'felici per lo spettacolo che offriamo alpubblico.. Il quale pubblico non è tanto di quest'idea; sin dalla mattina intorno al «Bernabeu* i bagarini vendevano i biglietti per Milan-Ajax della sera e per l'odierno pomeriggio delle finali al prezzo normale, nel timore di trovarseli tra le mani come inutile carta straccia, ora che al Real Madrid resta soltanto la partita per il terzo posto. U sunto dei commenti dei giornali madrileni sulla squadra di casa è press'a poco questo: «Sono stati dei polli, troppo lenti per fronteggiare il Bayern già più avanti in campionato». Giudizio da sottoscrivere, anche se certi particolari meriteranno di essere approfonditi. C'è anche un parere che ci tocca da vicino, e riguarda l'operato dell'arbitro Lattanzi: «Lavoro eccellente ma con tre errori importanti: il gol di Juanito è stato segnato in fuorigioco, su Cunningham e sullo stesso Juanito c'erano falli da rigore.. In realtà, Lattanzi nella partita ha fatto la sua parte da protagonista, l'ultima cosa che un arbitro dovrebbe fare. Ovvio che non ci è piaciuto per nulla, anche se l'allenatore milanista Giacomini — il quale era ai bordi del campo — assicura che nell'azione del gol di Juanito l'arbitro è stato ingannato da Benedetti, che fungeva da guardalinee, il quale dopo un accenno di bandierina alzata, l'ha puntata al centro del campo sentendosi magari addosso il ruggito della folla. E se nel finale l'intervento su Cunningham era chiara ostruzione (punizione a due, quindi, comunque negata) su Juanito il penalty ci poteva stare, senza poi contare un tiro di Angel finito contro il braccio di un difensore (ma qui c'è l'interpretazione sull'involontarietà dell'intervento). A favore di Lattanzi, comunque, la netta superiorità dimostrata dal Bayern, meritevolissimo della finale. Certo, per il Real Madrid, al di là dello smacco sportivo, c'è anche una sensibile perdita economica. I dirigenti contavano su un minimo di 210-220 mila spettatori nelle tre serate, e non dovrebbero essere esauditi visto come sono andate le cose. I prezzi dei biglietti vanno da 2400 a 16.000 lire, calcolando una media di 8000 lire al tagliando, 200 mila spettatori paganti avrebbero voluto dire un miliardo e 600 milioni, un bel colpo in tre giornate di gara. I giocatori' del Bayern, sorridenti e applauditi, hanno assistito ieri notte a Milan-Ajax dai bordi del campo. Sicuri ormai della finale, stasera alle 21,15, consci di avere il vantaggio sull'avversario di un giorno in più di riposo. Pai Csernai, l'allenatore magiaro (un tipo alla Baroti, il com¬ missario tecnico ungherese al Mundial, dalle risposte ovvie ed inutili come il più illustre connazionale) dice che farà qualche cambio, ma non precisa. Dovrebbe andare in campo Dieter Hoeness. fratello dell'Uli general manager, e forse Dremmler. Lo schema sarà sempre quello: difesa a zona con cambi «a uomo» nei momenti di maggior pericolo, centrocampo folto, scatti repentini in contropiede grazie soprattutto alle qualità di Rummenigge che è un vero «super» nel panorama degli attaccanti europei, anche se non è certo da scoprire qui a Madrid. UH Hoeness ha motivi per sorridere. Sempre in mezzo ai giocatori, cortese, affabile, senza quell'aria da 007 che contraddistingue i general manager delle squadre italiane (ed anche senza giacca e cravatta, il che non guasta in certi ambienti). Ieri mattina ascoltando il saluto del presidente del Real Madrid. Luis de Carlos, lanciava occhiate furtive al trofeo che stava in un angolo: un metro e settanta, col piedestallo ovviamente, ma 64 chili di argento timbrato. Roba da venderlo subito, anche se è una vera opera d'arte. Il più felice della squadra tedesca è comunque Paul Breitner. Venire a battere il Real a Madrid, dopo essere stato sino alla stagione '76-77 uno dei punti di forza della squadra di Santiago Bernabeu, non è per lui cosa da poco. Intanto è la conferma di una carriera che continua ad alto livello. Da terzino che era ai tempi del campionato del mondo del '74, prima della partenza in Spagna, da alcune stagioni si è trasformato in centrocampista. E' il punto di riferimento, l'elemento che non perde mai la calma e sa difendere la palla con tecnica e grinta. E' stato definito da sempre un contestatore in linea asso¬ luta, e per quanto riguarda il calcio un mangia-allenatori. Nega: -Quando sono rientrato al Bayern, dopo la stagione a Braunschweig, c'era in panchina Cramer. Poi è arrivato Lorant, ungherese come è Csernai adesso, e disse subito che avrebbe mandato avanti la squadra a colpi di frusta. Ma io lo guardavo negli occhi, frustate non ne ho mai prese ma neppure ho mai fatto la fronda. Nessuno mi ha mai messo paura nella vita e nel calcio. Io sto al mio posto, faccio vita seria da professionista, rispetto il prossimo e voglio rispetto. Tutto quu. Di certo, l'impressione di professionalità che offre il Bayern in blocco (come l'Ajax del resto) è abbastanza sorprendente per chi è abituato al nostro calcio. «Questione di basi, ma non calcistiche — sottolineava Rivera ieri notte —, sono ragazzi che già dalla scuola nei loro Paesi ricevono altra educazione e altra cultura-. Giustissimo. Rudy Krol, il' capitano dell'Ajax, l'altra mattina è andato a rivedersi per la seconda volta il Prado. Stefano Chiodi, attaccante del Milan, a chi gli ha parlato del famoso museo madrileno attorno al quale in questi giorni c'è polemica sui giornali in vista di un possibile ritorno dagli Stati Uniti del Guernica di Picasso, ha ribattuto: «Beh, che cosa me ne importa?., pruno Perucca Rivera, ora dirigente