«Ci dispiace, signor Bernacca» di Luciano Curino

«Ci dispiace, signor Bernacca» Il 5 settembre lascerà la televisione per raggiunti limiti di età «Ci dispiace, signor Bernacca» Il popolare «colonnello del tempo che farà» è uno dei personaggi più seguiti della tv - Con uno stile discreto e simpatico ha insegnato a milioni di italiani che cosa sono i regimi di alta e bassa pressione - Ora con un po' di rammarico va in pensione - Ma anche il pubblico è dispiaciuto e mucchi di lettere lo esortano; «Cerchi di restare» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE ROMA — L'ultimo buonasera il colonnello Bernacca ce lo darà il giorno del suo sessantacinquesimo compleanno, 5 settembre. Va in pensione per «limiti di età». Glielo hanno comunicato qualche mese fa con una lettera di tre, quattro righe, che diceva all'incirca: in data 5 settembre p.v. lei dovrà lasciare il servizio a norma della legge eccetera eccetera, distinti saluti. Tono burocratico, impersonale. « Usa così- dice il colonnello, che è diventato popolare per il suo stile niente burocratico, per la simpatia, il tono amichevole, perfino affettuoso. «Sì, addio a tutti. Ma spero che per qualche tempo mi ricordino, spero che la mia immagine duri un po'-, dice Bernacca. Non sarà presto dimenticato, c'è molta gente che lo considera quasi come uno di casa. Da anni ha una ventina di milioni di spettatori per i suoi tre minuti serali, una delle rubriche più seguite e con indici di 80 e anche di 90 in fatto di gradimento. Edmondo Bernacca ha insegnato a milioni di italiani che cosa sono i regimi ad alta e bassa pressione, le perturbazioni, i rovesci e le formazioni temporalesche, le isobare. L'anticiclone delle Azzorre, corrusca divinità dal quale dipende la sorte di una vacanza, i nembi e gli stratocumuli hanno perso, nelle pacate spiegazioni del colonnello, il loro senso oscuro, vagamente minaccioso. Prima che il colonnello arrivasse alla televisione, non erano in molti a sapere che la meteorologia esistesse. Pochi, anzi, pronunciavano e scrive- vano correttamente le parole meteorologia e meteorologo. Prima di Bernacca ci si affidava a proverbi come rosso di sera bel tempo si spera, si tirava avanti con il Barbanera o il Pescatore di Chiaravalle. ci si regolava dal volo delle rondini. Erano le mal rimarginate fratture ossee a preannunciare il cattivo tempo quando affliggevano. E soltanto vecchi lupi di mare sapevano che se il barometro scendeva si avvicinava la burrasca. «Ero "previsore" del servizio meteorologico dell'aeronautica. Fu nel 1955 che feci le prime apparizioni televisive, saltuariamente, per piccoli commenti, per spiegare le bizze del tempo-. Lasciato il servizio militare, nel settembre 1966 diventa collaboratore fisso della Rai-tv e dal 1968 cura la rubrica quotidiana «Il tempo in Italia». Un uomo semplice e con la faccia onesta, l'estesa calvizie e le orecchie un po' sporgenti, sempre corretto e misurato. E' l'antidivo, eppure diventa subito popolare. Ha l'aria di scusarsi se è «costretto» ad annunciare tempeste e sconquassi, gli duole comunicare che sono in arrivo masse di aria fredda, che si avranno banchi di nebbia e che i mari saranno agitati. Sa di dare dispiaceri e ciò lo affligge, ma poi con largo e cordiale sorriso lascia intravedere schiari¬ te, tempi migliori, infonde ottimismo. Deve il successo alla cordiale discrezione, alla semplicità e chiarezza. «Alia gente bisogna spiegare chiaramente, errori compresi, e dire perché è possibile sbagliare una previsione-. Altra ragione del successo sta nel fatto che la gente lo sente in qualche modo amico. Dice Bernacca: «La meteorologia è scienza molto importante perché il fattore tempo interviene e condiziona, più o meno marcatamente, tutte le attività dell'uomo. Il tempo influisce sull'agricoltura, sui trasporti, sull'edilizia, sullo stesso umore delle persone. La meteorologia, in definitiva, deve essere utilizzata e sfruttata nei vari campi. Io vorrei potermi porre al servizio di tutti per far usufruire a tutti le condizioni favorevoli o per fargli evitare quelle sfavorevoli-. «Bernacca dice...», «Cosa prevede Bernacca?»: sono più di dieci anni che il colonnello è «l'uomo del tempo», quello che ci comunica come sarà il domani. In questi anni, ogni giorno, gli hanno scritto bimbi avidi di sole dopo il lungo inverno, contadini preoccupati per la siccità, vecchine cui fanno male le ossa, morse dall'artrite. Gli hanno chiesto il sole e la pioggia, continuamente in tutti questi anni, perché molti lo credono dotato di poteri stregoneschi, ritenendo la previsione un'arte divinatoria, roba da maghi. «Non ho alcun potere occulto- dice Bernacca. «Io non prevedo, deduco. Sono uno che ogni giorno cerca di trasferire la meteorologia dal cielo sulla terra, di rendere comprensibile al pubblico una materia difficile diventata scienza soltanto da pochi anni-. Dunque, non un mago, ma uomo di scienza. Incomincia la giornata controllando il barometro di casa che chiama Evangelista dal nome del suo inventore Torricelli. Nel po meriggio va nel suo vecchio ufficio, all'Aeronautica, stu dia carte e strumenti e dati, li discute coi colleghi, va in via Teulada, prepara cartine e tabelle. Appare poco prima del telegiornale della sera e venti milioni di italiani vedono che la «perturbazione 12», dalla sinistra del teleschermo, valica la Manica e. minacciosa, si sposta verso l'Italia: arbitro della situazione sembra essere soltanto lui. il colon nello Bernacca. Sbagli? Qualcuno. Questo benedetto paese, con tante ■montagne e tanto mare è «meteorologicamente bizzarro-. Nelle previsioni c'è un certo margine d'errore, «ma credo che esso sia valutabile attorno al cinque per cento-. E' stato detto che se ci coglie un acquazzone non previsto «ricordiamoci che l'unico bollettino completamente esatto fino ad oggi nella storia dell'umanità è stato quello co municato al vecchio Noè addi rittura dall 'Onnipo tente-. Ora il colloquio serale del colonnello Bernacca con la sua sterminata platea è alla fine. «Mi dispiace, molto, che questo bel rapporto col pubblico finisca. Sono affezionato al pubblico, anche se invisibile, e mi mancherà-. Dispiace anche al pubblico. Stanno arrivando al colonnello mucchi di lettere: «Cerchi di restare Ma la lettera che conta è quella arrivata qualche mese fa. di pochissime righe fredde e burocratiche. Luciano Curino II colonnello Bemacca in una delle ultime apparizioni in tv

Luoghi citati: Azzorre, Chiaravalle, Italia, Roma