In Francia preludio di guerra

In Francia preludio di guerra I RICORDI DI UN GIORNALISTA SUI TRAGICI GIORNI DI 40 ANNI FA In Francia preludio di guerra Mussolini chiede a Hitler materie prime e mezzi bellici per 170 milioni di tonnellate; occorrerebbero 17 mila treni merci a pieno carico: è una richiesta impossibile per restare neutrali? -1 quotidiani mandano inviati sui due fronti, il tedesco e il francese - Due giorni di treno da Torino a Parigi, tra convogli carichi di profughi evacuati dall'Alsazia e dalla Lorena La notte, dopo la chiusura delle pagine ci riunivamo nella stanza di Pio Perrone, uno dei due proprietari del Messaggero, che veniva a trovarci in attesa della prima edizione del giornale. «Oggi ho parlato con il ministro Guarneri, et disse una volta, che ha documentato a Mussolini come e quanto siamo a terra in fatto di riserve auree... Una breve pausa, tanto per gustare la notizia, poi Pio Perrone ricominciò: «Il generale Favagrossa mi ha detto che le scorte militari ci consentirebbero solo tre mesi di operazioni, nella migliore delle ipotesi». Guarneri il quale era ministro per gli Scambi e valute, e Favagrossa per la Produzione bellica, confermavano dunque le informazioni di Ansaldo. Per proprio conto Pio Perrone era personalmente interessato allo sviluppo di piani autarchici, e stava infatti conducendo ricerche per estrarre pulviscolo di ferro dalla sabbia della spiaggia di Ostia. Tutto perciò si connetteva bene nel panorama dell'inopia italiana, e la misura ci sembrò perfetta alla notizia die una sera ci portò Oristano Ridomi, addetto stampa nella nostra ambasciata in Germania. Mussolini aveva mandato a Hitler un elenco particolareggiato del nostro fabbisogno in materie prime e mezzi bellici, per un totale di 170 milioni di ton- nellate. Il trasporto della fornitura — che doveva essere immediato — avrebbe richiesto l'impiego di 17 mila treni merci a pieno carico. Era impossibile, era chiedere la luna; e quindi Mussolini lo /o-, ceva apposta per non scendereinguerra. Io a casa raccontavo queste cose a Papà, anche lui alla cerca di informazioni tra i suoi colleghi militari. Il maresciallo De Bono, reduce da un'ispezione lungo il fronte occidentale gli aveva detto che a un attacco francese noi non avremmo potuto resistere una settimana. De Bono si era incontrato col re che come al solito stava in villeggiatura a Sant'Anna di Valdieri sopra Cuneo, e lo aveva trovato non meno pessimista: «I francesi, diceva borbottando Sua Maestà quasi mangiandosi le parole, possono passare quando vogliono, e molto facilmente». Sembrava che i francesi ne fossero persuasi, o per lo meno ne ostentavano la più bella sicurezza. Io frequentavo uno dei segretari dell'ambasciata di Francia a Roma, Jean-Paul Garnier, il quale mi colmava di notizie milita-, ri, e non so dire se fosse lui' più interessato a darmene per suggestionare un giornalista, o io a raccoglierne per alimentare la mia speranza nella neutralità i taliana. «Ti posso dire, mi informò una sera che eravamo a cena alla "Campana", una trattoria presso Via della Scrofa, che il generale Vuillemin garantisce di essere in grado dì bombardare dalle basi tunisine n'importe quel point de la péninsule senza timore di rappresaglie serie da parte di. un paese come l'Italia che dal 1938 non ha più costruito un aeroplano». Secondo Garnier, anche il generale Gamelin e l'ammiraglio Darlan parlavano di invadere l'Italia rapidamente come Carlo Vili nella «guerra del gesso» del 1494. Erano tempi che i francesi, disposti a prendere sul serio la potenza militare della Germania soltanto fino a un certo punto, con noi facevano la voce grossa. Neppure i tedeschi dal canto loro si dimostravano molto lusinghieri nei nostri confronti. Collaboratore militare del Messaggero era a quel tempo il generale Giacomo Carboni, il quale un giorno in redazione ci raccontò che nelle boltes de nuit di Berlino la satira a riguardo delle velleità guerresche dell'Italia era di rigore in ogni spettacolo di varietà, e sempre accolta dal favore del pubblico. Quasi mimandola Carboni ci descrisse una scenetta rappresentante antichi romani che sventolavano esemplari del Popolo d'Italia davanti ad insegne che dicevano: Semper idem, In medio stat virtus . Navigare necesse. «Ne ho informato il duce perché i fatti bisogna che li sappia». «E Mussolini che cosa le ha detto?-, gli doman- dai. «Ha risposto che i fatti lui li contesta». Era da ridere, ma cosi aveva conferma anche l'ultimo punto dì Ansaldo, che si doveva dare tempo al tempo prima che i popoli dell'asse riuscissero ad allacciare legami di stima e amicizia reciproca. * * Uno di quei giorni, il ministero autorizzò i quotidiani a spedire inviati speciali sui due fronti, il tedesco e il francese. Chi andava in Germania doveva tenere un atteggiamento «di assoluta lealtà» verso i nostri alleati, e una grande «correttezza» era richiesta ai giornalisti mandati in Francia. Insomma, la stampa italiana doveva risultare nel complesso in perfetto equilibrio, come si conveniva a un Paese «non belligerante» Lealtà da una parte e correttezza dall'altra significavano questo: a ogni effetto facevano fede le informazioni dei bollettini tedeschi, mentre quelle francesi che eventualmente fossero in contrasto le dovevamo riferire in forma condizionale, senza però smentite o confutazioni. Bisognava che i corrispondenti di guerra evitassero di dare la sensazione di parteggiare: essi potevano descrivere le situazioni e citare «gli umori locali», però astenendosi dall'esprimere opinioni che tornassero utili alla propaganda di una delle parti. Mi domandò Malgeri, che dirigeva II Messaggero, se io me la sentivo: «Ti manderei a Parigi, ti accreditiamo presso il comando francese, credo che tu saprai cavartela, ma bada che è un servizio delicato. Attenzione a non fare del colore perché il Duce non lo gradisce. Sintesi, sintesi, e qui Malgeri strinse il pugno, e non forzare la dej scrizione di una guerra che nemmeno sappiamo se sarà combattuta». Io fui felice di accettare. Che il ministero disponesse servizi giornalistici speciali da Parigi, e magari dalla linea Maginot, mi sembrava il primo indizio di un futuro possibile progressivo distacco dell'Italia dalla Germania; oh, che bellezza. Avere forse la possibilità di darne la testimonianza mi riempiva di gioia, quasi facendomi sentire di essere il campione di una causa buona. In quei giorni mia madre era in Piemonte per la sua villeggiatura annuale fra i parenti, e con zia Nelly venne a salutarmi a Torino, al mio passaggio per la stazione di Porta Nuova. Io ero tutto contento e chiacchieravo con qualche volubilità: «Capite che se mi mandano in Francia proprio adesso, è il segno che la guerra non la facciamo... Mi credevano; in famiglia godevo di una certa autorità, ero considerato uno che conosce i segreti. «Ma fa bene attenzione, perché è sempre una guerra», disse zia Nelly che era la mia madrina di battesimo. Mi parve che Mammina si fidasse di più, e in ógni modo non mostrava la più piccola apprensione, grazie al concetto che lei aveva del decoro. «Povero Toio, si limitò a dirmi, chi sa che viaggio faticoso farai». E difatti fu lungo, quasi due giorni per arrivare da Torino a Parigi perché la rete ferroviaria francese era in-, gorgata dalle tradotte che portavano i mobilitati verso il fronte e si incrociavano coi treni carichi dei profughi evacuati dalla Lorena e dall'Alsazia, diretti verso dipartimenti del centro, del mezzogiorno, dell'occidente della Francia. Sembrava già una deportazione, in quei giorni che ancora non se ne immagi¬ navano di tanto più disumane. Vedevo nelle piccole stazioni oscurate dove sostava anche il mio treno di linea per normali passeggeri, convogli, carichi di povera gente stralunata (in maggioranza donne, bambini e vecchi, preti e suore) che mi pareva avesse la paura della fine del mondo. Comunque era persuasa di avere già perduto tutto,, casa, terra e ogni bene. Ancora prima che i soldati avessero cominciato a sparare sulla linea del fronte, la guerra anticipava i suoi disastri alla popolazione civile. Vittorio Gqrresio (2-Continua) 1939. Vittorio Emanuele III e Mussolini in visita al fronte occidentale. ( Archivio « La Stampa» )