Una corsa decisa dalle scorrettezze di Maurizio Caravella

Una corsa decisa dalle scorrettezze Respinto un reclamo italiano contro le irreolarità nella volataU Una corsa decisa dalle scorrettezze DAL NOSTRO INVIATO VALKENBURG — Quando Jan Raas. due anni fa, vinse la Milano-Sanremo, molti dissero che la ^classica» di primavera si era concessa a uno qualunque: un campione a metà, più astuto che forte. Quando al Nurburgring Knetemann tolse a Moser, con una volata che ebbe il sapore di beffa, la maglia iridata, si parlò di un campione di giornata, più che di un vero campione del mondo. Eppure questi due olandesi, entrambi occhialuti, vincendo corse che sembravano destinate ad altri, si sono passati la maglia che vale di più come fosse un gioco in famiglia. Anche se ieri, a Valkenburg, sono state le scorrettezze e la fortuna — che è anche la sfortuna degli altri — a decidere il risultato, alla fine hanno avuto ragione loro. In un ciclismo in cui chi sbaglia spesso non paga, si è costretti a reagire con scorrettezze ad altre scorrettezze: Battaglin non lo ha fatto, perché non ne è capace, ed è caduto a poco più di 100 metri dall'arrivo concludendo la sua avventura a Valkenburg non con la maglia iridata — come forse avrebbe potuto — ma con le ossa ammaccate e una gran voglia di gridare a tutti la sua rabbia. E' colpa di Thurau. che ha palesemente deviato dalla sua linea di corsa mentre lo sprint si stava iniziando; è colpa anche di Raas, che lo ha urtato con la pedivella ed ha allargato il gomito per non farlo passare. Ma è anche sfortuna di Battaglin: perché non sempre si cade, in certi casi. E' l'episodio che ha deciso tutto ed ha reso amara una corsa che avrebbe potuto — ma non c'è la controprova — regalare all'Italia ed a Battaglin, veneto come Giacomini che ha trionfato tra i dilettanti, il titolo più ambito. Otto corridori insieme in vista del traguardo: due olandesi (Raas e Lubberding), due francesi (Chamel e Bernaudeau). un tedesco (Thurau), un norvegese (Knudsen), un belga (Willems) e un italiano (Battaglin). Gli altri favoriti sono tutti fuori dal gioco: Moser, battuto dagli avversari e anche dalla tracheite (cosi almeno dice lui) è già in albergo. Saronni non ha avuto la forza di entrare nella fuga decisiva, De Vlaeminck ha corso soprattutto su Moser senza capire che non era lui ieri il cavallo vincente, Hinault è rimasto invischiato nel gioco delle rivalità ed anche nel gioco di squadra. Parte da lontano Chamel. potrebbe anche vincere e sarebbe una grande beffa, se Thurau non si mettesse all'inseguimento facendo il gioco degli altri. Knudsen, urtato da Raas, finisce a terra, Willems ha il tubolare posteriore che gli si affloscia sempre più (e cade anche lui fratturandosi una clavicola). A Thurau si agganciano in tre: nell'ordine Raas, Battaglin e Bernaudeau. Chamel si spegne come una candela, è sulla destra e il quartetto lo supera di slancio sulla sinistra. Ma anche Thurau si accorge di essere a corto di benzina e allora tenta l'ultima carta, come un topo che cerca di sfuggire al gatto: si getta improvvisamente sulla destra, quasi attraversando la strada in orizzontale. Non si dovrebbe fare, ma lui lo fa. Anche Raas devia di colpo dalla sua linea per seguirlo, Battaglin sta scattando e si trova chiuso. Raas completa la scorrettezza del tedesco urtando l'italiano con la pedivella (involontariamente, può darsi) e allargando il gomito (volontaria- mente... di certo). Battaglin si sente la sella scappare di sotto, finisce sull'asfalto, intanto Raas supera facilmente Thurau e diventa campione del mondo. A Battaglin danno un'altra bicicletta, lo rimettono in sella, ha ferite ed escoriazioni in tutta la parte sinistra del corpo, comunque riesce a dare qualche pedalata e si classifica sesto (Saronni è ottavo e Amadori ventesimo, gli altri azzurri si sono ritirati tutti). Battaglin viene condotto all'ospedale per le radiografie, si teme che la clavicola sia fratturata, ma fortunatamente è solo una lussazione. I dirigenti azzurri intanto presentano un reclamo ufficiale per le irregolarità commesse da Thurau e Raas, ma la giuria — dopo una lunga discussione, pare con toni anche accesi — incamera la tassa e risponde, in pratica, che gli italiani hanno visto male. Proprio nel giorno in cui il ciclismo italiano ha subito una dura sconfitta, anche se in parte ingiusta, possiamo dire che abbiamo un campione in più. Proprio nel giorno in cui Moser e Saronni, che sembravano i nostri soli due campioni veri, si sono lasciati sfuggire entrambi il momento giusto e la fuga giusta, un altro italiano è andato vicino alla maglia iridata, perdendola per colpa degli altri, più che per il valore degli altri. Dobbiamo accontentarci di questo, a Valkenburg. Maurizio Caravella

Luoghi citati: Italia, Milano, Sanremo, Thurau