Il vecchio Haydn e i nuovi rivali

Il vecchio Haydn e i nuovi rivali La «Settimana Senese» musicale Il vecchio Haydn e i nuovi rivali SIENA — E consuetudine ormai gloriosa che il festival della «Settimana Senese» scelga un tema che viene a costituire il nucleo delle manifestazioni. Quest'anno la scelta del direttore artistico Guido Turchi è caduta su Haydn. In apparenza nulla di più scontato, e invece le cose non stanno così, che se Haydn è uno dei giganti della musica, è pur vero che dell'opera del maestro austriaco solo una piccola porzione compare abitualmente nei programmi dei concern Conseguenza inevitabile è la conoscenza antologica e superficiale dell'opera immensa di un musicista che siamo abituati a considerare una sorta di simpatico e onesto pacioccone intento a scrivere un numero inverosimile di sinfonie, opere, concerti, quartetti, messe con lo zelo di un impiegato del catasto nel disciplinatissimo impero di Maria Teresa. A dissipare l'immagine impiegatizia del genio in livrea, la «Settimana Senese» ha promosso un bel convegno di studi su Haydn e il suo tempo, dal quale affiora la complessità del profilo intellettuale del maestro e una serie di concerti che per l'alta qualità delle esecuzioni e la varietà del repertorio costituiscono un itinerario affascinante attraverso i meandri del cosmo haydniano. L'impresa ha mobilitato finora il ..Quartetto dei maestri chigiani» con Salvatore Accardo. Victor Martin. Bruno Giuranna e Alain Meunier. l'orchestra Aidem di Firenze con Piero Farulli e l'organista Daniel Chorzempa e il formidabile «Quartetto academica» di Bucarest. Nei prossimi giorni sarà la volta del Trio di Trieste, di Severino Gazzelloni accompagnato da Bruno Canino, mentre al Teatro dei Rinnovati andrà in scena la prima esecuzione in italia di Le Pescatoci, opera, per noi sconosciuta, di Haydn su libretto del Goldoni. Accanto a quella storica, la «Settimana Senese» possiede una vocazione, anch'essa illustre, per il nuovo. Le prime esecuzioni di opere divenute poi celebri nel salone della Chigiana non si contano. Inutile nascondere però che da qualche anno lo slancio creativo della nuova musica. si è alquanto affievolito sicché le rassegne di «Chigiana Novità» più che rivelazioni recano conferme o smentite. Quest'anno la rassegna puntava sui nomi ben noti di Camillo Togm, Niccolò Castiglioni. Franco Donatoni. Aldo Clementi. Luis De Pablo e su quelli degli esordienti Gerard GarcmePiotrMoss, Del componimento del francese Garcin si può solo dire che rivela oltre alla buona fattura, una dipendenza eccessiva dall'arte del suo maestro, da quella cioè di Franco Donatoni Nelle Trois pensees per clarinetto e strumenti del polacco Moss si fa strada invece quella scoperta volontà espressiva che è l'esigenza più sentita nei compositori dell ultima generazione La stessa esigenza inlesa come ravvicinamento a una musicalità che ritrova insieme all espressione il piacere dell'ascolto, penetra anche nei compositori della generazione precedente. Ne hanno fornito un esempio lampante due pezzi nuovissimi per violino solo di Franco Donatoni. presentati da Salvatore Accardo In un'esecuzione trascinante Ritrovare il piacere dell'ascolto scrivendo una pagina che con i suoi estri improvvisativi s'avvicina a una Tzigane è per un compositore autocritico come Donatoni il culmine di un travaglio che viene di lontano, molto più immediata è invece la sorridente musicalità che ispira Serri per clarinetto e cinque strumenti di Niccolò Castiglione In questa deliziosa miniatura sonora articolata in cinque episodi il compositore milanese infonde una grazia e un'eleganza che conquistano immediatamente l'ascoltatore dandogli l'impressione di assistere a un gioco acrobatico di coloratissime figurinedanzanti. Un superbo gioco intellettuale si può definire Ederki dello spagnolo Luis De Pablo in cui la voce di soprano, una Liliana Poh stupenda per vocalità e intelligenza espressiva, mescolando canto e recitazione intona i versi di una poesia in francese antico che stende un lungo elenco di contraddizioni del tipo -Muoio di sete presso la fontana», «Lodo coloro che dovrei biasimare- o » Tengo per certo ciò di cui dubito». La filastrocca di paradossi esibisce con grande varietà di accenti l'immagine deliziosamente ironica del mondo alla rovescia, appena contrappuntata dai suoni lililormi e arcaici di una viola e dal battito felpato di due tamburelli percossi con le mani. Enzo Restagno

Luoghi citati: Bucarest, Firenze, Siena, Trieste