Ha già un nome il complice che favorì la fuga di Freda

Ha già un nome il complice che favorì la fuga di Freda Ha già un nome il complice che favorì la fuga di Freda L'identità è tenuta segreta per non intralciare le indagini - Il legale padovano ancora isolato a Rebibbia in attesa dell'interrogatorio Nelle mani del giudice Ledonne ci sono i nomi di persone residenti in Italia e America Latina (scritti a mano dallo stesso Freda). corredati di numeri di telefono e indirizzi. Il magistrato dovrà, attraverso un paziente lavoro di setaccio, stabilire chi, tra costoro, ha avuto con il latitante solo rapporti di amicizia o di semplice conoscenza e chi, invece, lo ha eventualmente favorito nella fuga dall'Italia e durante il suo dispendioso soggiorno in tutto il Sud e Centro America. Secondo indiscrezioni, tra i nomi appuntati su foglietti, poi raccolti con meticolosa precisione da Freda in appositi contenitori di plastica, vi sarebbero anche quelli di personaggi chiamati in causa — anche se non con responsabilità dirette — nelle indagini sulla strage di piazza Fontana e sulle numerose inchieste parallele degli ultimi dieci anni. Con lo stesso ROMA — L'isolamento di Freda nel braccio superprotetto del carcere di Rebibbia sembra destinato a prolungarsi di qualche giorno. Il tempo che occorrerà al giudice istruttore di Catanzaro Emilio Ledonne per completare l'esame dell'archivio del terrorista nero trovato dalla polizia del Costa Rica. Il lavoro del magistrato non sarà facile, se soltanto si pensa che le protezioni di Freda sono rimaste inviolate per diecianni. Da un momento all'altro le carte sequestrate dalla «Seguridad Costaricana» durante l'arresto possono comunque assicurare all'inchiesta sviluppi clamorosi. Di ciò sono convinti gl'inquirenti che indagano sulla fuga del neonazista dal soggiorno obbligato di Catanzaro. Alcuni risultati pare siano già stati ottenuti, con la scoperta dei primi anelli della catena di complicità che hanno favorito i nove mesi di latitanza di Freda. Ad esempio, si dice che il dott. Ledonne avrebbe già individuato la persona die avrebbe vivamente raccomandato il procuratore legale padovano al ricco «fazendero» italiano sin dal suo arrivo in Costarica. C'è la certezza, infatti, che anche nella fuga di Freda, come per tanti altri personaggi legati alle trame nere e alla strategia della tensione, niente sia stato casuale. Ai magistrati inoltre non potranno sfuggire i numerosi elementi che. da tempo, provano i saldi legami tra eversori fascisti e ambienti mafiosi calabresi che si «occupano» di sequestri di persona, contrabbando, riciclaggio del denaro sporco e importazione di caffè dal Centro e Sud America. Inoltre, c'è chi ricorda che proprio in Costa Rica vivono e hanno fatto fortuna personaggi legati alla burocrazia italiana del periodo fascista e che chi, come nel caso di Freda. disponeva di denaro trovava molte porte aperte. scrupolo Freda, che rischia ora di vedersi contestati reati che vanno dalla illecita esportazione di capitali alla falsificazione di documenti, ha annotato anche tutti i movimenti di denaro che ha compiuto dall'ottobre scorso. Un elemento, quest'ultimo, che nella vicenda rappresenta un capitolo di importanza primaria. I difensori del neonazista veneto continuano a polemizzare con il ministero dell'Interno e la magistratura. Secondo l'avv. Pietro Moscato, di Roma, «l'operazione ha l'esclusiva finalità di creare un mostro, dopo che la sentenza di Catanzaro non ha fornito una sola prova della presunta responsabilità di Freda per'la strage di Milano. Si sta tentando di pilotare e di orientare il processo di appello» aggiunge il legale, preoccupato per non aver ancora ricevuto l'autorizzazione a parlare con il cliente. L'archivio del nazifascista all'esame del magistrato