Costumi e canti degli antichi «walser» da tutta l'Europa sotto il Monte Rosa di Lorenzo Del Boca
Costumi e canti degli antichi «walser» da tutta l'Europa sotto il Monte Rosa Riuniti i pronipoti di una civiltà secolare che sopravvive Costumi e canti degli antichi «walser» da tutta l'Europa sotto il Monte Rosa DAL NOSTRO INVIATO CAMPELLO MONTI — I walser, pronipoti di una antica genìa di pastori che, emigrando dal Vallese in pieno feudalesimo, popolarono una serie di comuni delle Alpi, si sono incontrati, ieri, a Campello Monti, un grappolo di case (disabitate per gran parte dell'anno) ag¬ grappate al monte Capezzone, in cima alla Val Strona che da Omegna (Novara) si incunea per una ventina di chilometri nei contrafforti del Rosa. Indossando ì vecchi costumi di pizzi e di raso che il sole ha incendiato di colori sono arrivate le donne degli altri paesi della valle: Massio- la, Fornero, Germagno, Sanbughetto, Forno che ha un abito arricchito di nastri. Paolo Sibilla, docente di antropologia all'università di Torino, che sta per pubblicare un volume con i risultati delle sue ricerche sui walser, ha capeggiato il gruppo valsesiano di Rimella; Teresio Valsesia quello di Macu- gnaga (Valle Anzasca); Piero Sorniani, presidente della prò loco, ha rappresentato Formazza (Val d'Ossola). Le donne di Briga, nel Cantón Vallese della Svizzera, con i loro abiti damascati e strani copricapi infiocchettati, hanno dato un tono di internazionalità alla manifestazione. Che, tuttavia, aveva ottenuto l'adesione delle altre comunità walser sparse in tutta Europa: da Alagna e Carcoforo nella provincia di Vercelli a Gressoney della Valle d'Aosta, ai gruppi dell'Austria, del Canton Grigioni, del Liechtenstein. Quella walser è una civiltà secolare in agonia: rischia di essere uccisa dal progresso e dalla fretta die cancella usi e costumi e fa scordare la vecchia parlata tedesca. Una legge regionale, nel 1976, ha «promosso» quel dialetto a vera e propria lingua ma non c'è nessuno in grado di insegnarlo nelle scuole; le tradizioni che prima venivano rispettate con arcana superstizione vengono trascurate; e gli stessi abiti, anche se conservati gelosamente, non possono non essere «contaminati» con fiocchetti non originali, dall'uso di calze di nylon che hanno sostituito gli «scofoi» e dalle scarpette con il tacco che si calzano in città. Eppure il walser è un popolo le cui origini, in parte sconosciute, hanno alimentato una ridda di leggende che non sono state ancora verificate. Come non è mai stata offerta particolare attenzione al «walserrecht», il loro codice dei diritti democratici che, in pieno feudalesimo, assicurava uguali diritti ai figli maschi e femmine e consentiva alle donne di prendere parte alle votazioni per decisioni che riguardavano la comuni tà. La cultura walser è tuttavia oggetto di nuove attenzioni di studiosi che ne chiedono il recupero. Non a caso il raduno ha avuto luogo a Campello Monti, paese popolato un tempo da centinaia di persone, minatori, artigiani, commercianti, inventori che fecero fortuna, ma che oggi vive per poche settimane in estate per il periodo della villeggiatura. Si pensava che si incontrassero in poche persone, invece sono arrivati in 3000. Hanno cantato le loro canzoni tradizionali in tedesco, hanno ballato danze vecchie di secoli. Lorenzo Del Boca
Persone citate: Campello, Capezzone, Fornero, Forno, Paolo Sibilla, Piero Sorniani, Teresio Valsesia, Vallese
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