Perderemo la terza guerra per incompatibilità di armi

Perderemo la terza guerra per incompatibilità di armi Preoccupante rapporto della Western European Union Perderemo la terza guerra per incompatibilità di armi Giorno X: scatta la deprecata ipotesi dell'inizio della Terza guerra mondiale. Se fosse oggi, la Nato avrebbe sulle spalle 30 anni di minuziosi e accurati preparativi per affrontare il tremendo compito al quale è destinata: difendere l'Europa e respingere ogni invasione. Lo «scudo protettivo., entra in azione, centinaia di migliaia di uomini sono in movimento. Nel bunker sotterraneo, a prova di bombardamento nucleare, dove risiede il comando operativo cominciano a giungere le informazioni dalle zone dei combattimenti, e sono tutte brutte notizie. Numerose squadriglie di apparecchi non riescono a rifornirsi di carburante negli aeroporti «sicuri» perché le bocchette delle autopompe non si adattano ai loro serbatoi. I reparti di fanteria, composti da truppe integrate, non possono esprimere il richiesto volume di fuoco perché le munizioni ammassate nei depositi delle retrovie, fatte affluire rapidamente in prima linea, non combaciano con le armi in dotazione. Una colonna di carri armati «multinazionali» da impiegare nell'avanzata è in panne per alcuni guasti meccanici di poco conto, sufficienti però ad immobilizzare il reparto dato che i pezzi di ricambio necessari coinvolgono sette diversi tipi di tanks non intercambiabili. Si cerca di stabilire il contatto radio contemporaneo con ogni avamposto. Niente da fare. Cinque Paesi usano sistemi di comunicazione ottimi per parlare ciascuno con i propri soldati ma \iziati da una gravissima pecca: non possono essere collegati fra di loro. Lo scenario non è fittizio, a tracciarlo non è stato un romanziere fantascientifico in vena di facezie antimilitaresche ma, ben più efficacemente, il gruppo di studio' che ha redatto l'ultimo rapporto dell'Assemblea dell'Unione occidentale europea, un ente consultivo che si occupa di problemi della difesa strategica. Il quadro sconfortante sul grado di efficienza del deterrente Nato, il cosiddetto «fattore di scoraggiamento» nei confronti di un potenziale aggressore. lesta dunque immutato nonostante i costanti appelli lanciati dai singoli partners dell'alleanza per omogeneizzare il sistema di armamento dei 15 Paesi membri. Già alcuni anni fa l'analisi dei risultati di un'esercitazione simulata di difesa contro un tentativo di attacco sovietico aveva fatto emergere pericolose incongruenze, come la sconcertante scoperta che la metà degli aerei Nato abbattuti sarebbero stati centrati non dai missili avversari ma dalla contraerea alleata, incapace di distinguere un aereo nemico da uno amico. Sul problema della molteplicità, e quindi dell'incompatibilità, dell'armamentario Nato si discute ormai da tempo, ma i passi in avanti sulla strada della standardizzazione procedono ancora a rilento, ostacolati dall'intreccio di interessi commerciali dove continua a predominare l'interesse nazionale. Ha scritto un esperto: «La corsa al profitto e la ricerca di nuovi mercati per le armi continua ad essere in rotta di collisione con i requisiti imposti dalla sicurezza-. Per esempio, se un Paese riesce a piazzare un prototipo di arma all'estero, farà poi ogni sforzo per venderlo alla Nato anche se il suo arsenale contiene armi consimili. «Si può concludere- afferma cosi il rapporto della Western European Union «che a leggere i bilanci stanziati per le rispettive difese, gli Stati europei posseggono una difesa inadeguata ai soldi spesi-. Due anni fa l'amministrazione Carter aveva proposto ai soci europei di limitare le vendite di armi ai Paesi del Terzo Mondo impegnandosi ad equilibrare il mercato con l'acquisto di armi «iliade in Europe» ed ampliando la produzione di materiale bellico su licenza europea. Da allora la collaborazione interatlantica si è estesa a 15 aree di mutuo interesse, fra le quali la missilistica aria-aria, nave-nave e contro i mezzi corazzati, le mine di sbarramento e i sistemi di mascheramento elettronico. Resta però il fatto che gli Stati Uniti continuano a vendere all'Europa molte più armi di quante ne comprino (nel 1977 ne hanno ceduto per un controvalore di oltre un miliardo di dollari, mentre gli acquisti sono stati appena di 125 milioni di dollari). Piero de Garzatoli!

Persone citate: Giorno X

Luoghi citati: Europa, Stati Uniti