Nei piccoli comuni della Riviera dei Fiori si trovano d'estate più stranieri che liguri

Nei piccoli comuni della Riviera dei Fiori si trovano d'estate più stranieri che liguri I primi sono arrivati 10 anni fa, hanno comprato case in rovina ristrutturandole Nei piccoli comuni della Riviera dei Fiori si trovano d'estate più stranieri che liguri Tedeschi, inglesi, svizzeri, olandesi e belgi - «Hanno dato lavoro ai muratori» dice la gente DAL NOSTRO INVIATO RIVIERA DEI FIORI — Seduto per terra, e con la schiena appoggiata al tronco del carrubo, qui sul ciglio del bivio per Cipressa o per Lingueglietta, Sabello Raineri si gode il fresco e la «Nazionale» sema filtro. Ha 75 anni. Non li dimostra. Porta il basco. Quaggiù è sceso da Costa Rainera, a poche centinaia dimetri. Costa Rainera è uno dei tanti paesi dell'entroterra della Riviera dei Fiori che da qualclie anno si è popolato di stranieri. Quanti non lo sa neppure l'Ente provinciale del turismo. Tedeschi, inglesi, svizzeri, olandesi, belgi, hanno comperato le case vecchie, che stavano cadendo a pezzi, le hanno ristrutturate rispettandone ogni caratteristica, e oggi le abitano. Molti per tutto l'anno. «Adesso a Costa Rainera noi saremo 500 e loro tre volte tanto — dice Sabello Raineri —. I primi sono arrivati una decina d'anni fa e continuano a venire. Hanno comprato tutte la case in rovina, hanno tolto i topi che ne erano ormai padroni e le hanno sistemate spendendo un sacco di soldi. Se le avessero fatte nuove ci avrebbero guadagnato, son sicuro. Almeno gli ultimi arrivati, perché gli altri, invece, avevano comperato per poche lire». Spegne la sigaretta e aggiunge: «Noi di loro non abbiamo avuto mai da lamentarci. Sono educati. I loro bambini non buttano per la strada neppure un pezzo di carta. Se portano dei soldi? Pochi, ci guadagnano un po' le botteghe e i bar. Ma non molto. Vanno a comperare quasi tutto alla "Standa" di Imperia o di Sanremo». Da dietro la cisterna, spunta una coppia di floricoltori. Lui interviene: «I tedeschi? Noi ci rimettiamo, perché quando arrivano, in estate, i prezzi salgono». Ma non tutti la pensano così. Nella piazza del paese, 234 metri sul livello del mare, un grappolo di case in pietra arroccate su una collina dolce che porta gli ulivi fino alle finestre, vista che si perde all'orizzonte, una domia spiega: «Gli stranieri ci hanno portato del benessere: io vado a fare i lavori in casa, altre donne fanno come me». Un uomo, che l'accompagna, aggiunge: «Hanno dato lavoro ai muratori». La piazza è intitolata a Vittorio Emanuele II. Una delle abitazioni che vi si affacciano ora appartiene ad un irlandese. Si chiama Matteo Moss, ha 38 anni, è un restauratore di quadri antichi. Ha lavorato per anni a Roma, nella scuola prima al inondo per i restauri di opere' anticìie, poi è stato chiamato a fondarne qualcun'altra a Dublino, in Australia, in altri posti. Ha operato sugli affreschi di Giotto ad Assisi. Vive qui da quattro anni. «Questa casa era la vecchia taverna — dice dopo aver voluto vedere la tessera del giornale e quella del ministero —: l'ho sistemata ma restando fedele a com'era. Ho lasciato anche l'ardesia. Qui tutti facciamo cosi. Se qualcuno ha cambiato troppo è solo perché i muratori hanno la mania di fare tutto nuovo. La colpaè loro». Tunica sgargiante, sandali e calze, Matteo Moss spiega la sua scelta e quella degli altri stranieri che hanno ' adottato questa soluzione.. Racconta dell'amore per questi paesi, del mare a qualche minuto, della rispettosa ospitalità di questa gente. «Io mi considero uno di loro. Di sera scendo in piazza a parlare con i vecchi fino a mezzanotte. E loro mi trattano come se fossi di Costa, anche se purtroppo non conosco il dialetto. Loro discutono sempre di politica. Io lo dico, non c'è da scandalizzarsi: crisi politiche, scioperi, immondizia dappertutto, sindacati troppo forti, sono fenomeni non solo italiani. Le stesse lamentele le ho sentite in Australia, a Dublino, in tutto il mondo... La strada continua a salire. Si arriva a Cipressa. Anche qui più stranieri che indigeni. Su novanta abitazioni, quelle rimaste ai cipressini saranno una trentina. Nell'ultima sulla sinistra, in cima al paese, abita il vicesindaco. Giambattista Raineri, 62 anni, ex dipendente delle poste. Parla volentieri: le case erano state abbandonate perché i cipressini con gli anni hanno lasciato il paese alto per scendere in ri¬ va al mare, dove hanno le campagne di garofani. Qui si vive sui fiori. Gli ulivi non rendono. Le abitazioni, giù agli Aregai, in mezzo alle fasce spruzzate dal salino quando c'è mare grosso, costituiscono la conferma della sua versione. Per poco o niente, all'inizio, la gente ha venduto agli stranieri. Con i marchi presi si è sistemata. Ancora sopra Cipressa, oltre la Torre dei Saraceni, tra i pini e le ginestre sono sorte decine e decine di villette. Altre ne stanno venendo su. Ora c'è qualche discussione con la Regione: si parla di permessi scaduti. Il Comune invece chiederà che allarghino la strada e colleghino le fogne del villaggio con quelle del paese. Raineri è sicuro die i lavori si faranno. Scendendo da Lingueglietta, occupata anch'essa per buona parte dagli stranieri. ormai vicini all'Aurelia, si incontrano i nuovi complessi di San Lorenzo al Mare, a più piani, attaccati l'uno all'altro. Della vera Liguria hanno soltanto il terreno sul quale sono stati costruiti. Sono occupati soprattutto da famiglie piemontesi e lombarde. Un'occhiata e si capisce il perché della scelta dell'antico fatta dagli stranieri. Torrassa. Quaicìie chilometro alle spalle di Porto Maurizio. Un'altra prova della conquista straniera dell'entroterra ponentino. Il nastro d'asfalto scorre all'ombra degli ulivi che sommergono il paesino, poche decine di case, una attaccata all'altra. L'automobile bisogna lasciarla in piazza Cisterna. C'è posto per una dozzina di macchine. Sul muretto a valle, all'ombra dei tigli, Andrea Motosso fa passare il tempo con due arnici. Dice: «Qui gli inglesi e gli olandesi hanno comprato mezzo paese, anche i fienili. E pure il frantoio, dove hanno fatto quattro appartamenti. Noi siamo rimasti meno di cento. Qualcuno ha fatto un affare'' qualcun altro ha pagato 25 milioni una casa che era stata venduta dal proprietario a 800 mila lire... Alla domanda se saranno gli stranieri a salvare l'entroterra ligure dalla spopolazione, risponde: «Io non lo so questo. So soltanto che loro non distruggono, ma salvano; so che qui siamo rimasti soltanto noi vecchi e riusciamo a campare ancora con l'orto, gli ulivi». Gli stranieri non si sono fermati qui, sono saliti fin sopra Dolcedo. già ben all'in-, terno, lon tana dalla costa. Rodolfo Bosio