C'era una cameriera sotto il letto di Ernesto Gagliano

C'era una cameriera sotto il letto C'era una cameriera sotto il letto Di Marilyn Monroe conosciamo ormai le due anime: volitiva e insicura, provocante e bisognosa di affetti durevoli, simbolo del sesso e protesa verso un ruolo di attrice che non fosse quello della bionda svampita. Instabile anche sull'onda del successo, come chi cerca sempre la conferma di sé. E poi il mistero della sua morte: troppi barbiturici presi per errore? La volontà di uccidersi, di andarsene oltre l'orizzonte dell'ultima pillola? O un delitto che aveva per sfondo una relazione con Bobby Kennedy? Fioriscono biografie e memoriali (finora una quarantina), s'intrecciano tesi e controtesi, sono stati tirati in ballo anche l'Fbi e la Cia. ma ciò che accadde quella sera, il 4 agosto 1962. non si saprà mai con certezza. L'enigma resta. E resta anche il personaggio perché il tempo sembra non aver fretta di cancellarlo. Un nuovo libro ora vuol aggiungere qualche pennellata al ritratto, cogliendo Marilyn nell'intimità del suo alloggio di New York, al 444 della Cinquantasettesima Strada: Vita intima e incontri segreti di Marilyn Monroe nelle memorie della domestica «Marilyn confidenziale» (Ed. Sperling e Kupfer. pagine 245. lire 6900). L'ha scritto, anzi lo ha dettato, la cameriera dell'attrice. Lena Pepitone. che si abbandona al gusto (retribuito) dei ricordi. Che c'è ancora da scoprire oltre al mistero della fine? La psiche di Marilyn è stata esplorata sul lettino degli analisti, il suo corpo tagliuzzato sul tavolo dell'autopsia, scrittori come Norman Mailer ne hanno interpretato l'immagine, fotografi famosi hanno fissato momenti di tristezza e allegria. Eppure c'è ancora chi ha qualche confidenza da raccontare, qualche episodio spicciolo da rivelare. Uno sguardo, insomma, gettato in camera da letto e in cucina che sorprende la «diva» nelle sue abitudini di ogni giorno, nei suoi tic. nei suoi sfoghi. Vediamo qualche momento di questi «interni» un po' affettuosi, un po' impietosi. Ecco Marilyn che si sente insoddisfatta della posizione conquistata a Hollywood, teme di invecchiare, non vuole restare la diva del sesso. «Lo detesto — si sfoga —. Grandi tette, gran culo. Non posso essere nient'altro? Dio. per quanto tempo si può essere sexy?». Sposata con Arthur Miller (dal quale tuttavia si separerà presto) è tormentata dall'idea di non poter avere un figlio. Fin dal mattino ricorre spesso, per tirarsi su. allo champagne e la sera si fa compagnia con i sonniferi. Veniamo a sapere che non porta biancheria intima, il suo guardaroba è zeppo di abiti da sera, comprende quattro pellicce di visone, un intero negozio di scarpe Ferragamo. ma neppure un reggiseno o un paio di mutandine. In cucina c'è sempre una cassetta di Piper. in bagno una scorta del suo profumo preferito. Chanel n. 5. Non è legata al denaro, non ripone, lei che è stata povera, una felicità «nelle cose». «Voglio semplicemente avere una vera carriera. Voglio recitare. Voglio degli amici. Voglio essere felice. Vogliounpo'dirispetto». Questo era uno dei suoi chiodi fissi, le sembrava che le parti avute nei film non meritassero abbastanza rispetto, voleva diventare una «vera attrice drammatica». Di fronte alla macchina da presa era sempre emozionata mentre era tranquilla davanti a quella fotografica. «Adoro le foto. Niente battute. Niente recitazione. Solo un uomo e io». Come donna ha bisogno di una continua prova della sua capacità di attrazione. Quando scopre nuove rughe, si mette una parrucca nera, un fazzoletto in testa e va a sedersi a tarda ora in un bar dove nessuno la riconosce. «Non voleva rimorchiare nessuno, voleva unicamente assicurarsi di poterlo fare». I risultati, quasi sempre, sono incoraggianti. Meno fortunata è quando tenta di sedurre Montgomery Clift. al quale è affezionata. Lui è triste, un incidente gli ha rovinato il viso, ogni tanto va a trovarla e parlano di film e di tranquillanti. Marilyn una sera si inzuppa di profumo, beve champagne, si veste con calzoni bianchi attillati e camicetta di seta. Vuol dimostrare di saperlo affascinare come Elizabeth Taylor, la sua rivale. Si siede sul divano, si protende sospirando verso lui. Ma l'attore dopo un po' si alza, le dà uno sculaccione: «Hai il culo più incredibile. Ascolta. Devo andare. Arrivederci». Anche John Kennedy, il presidente, compare in queste memorie indiscrete. Galante, e fin troppo, una sera a cena con amici allunga le mani sotto il tavolo, ma si accorge che l'attrice non ha nulla oltre il vestito: «Non arerà calcolato di arrivare cosi lontano». E cosi via. in una girandola di pettegolezzi e panni sporchi lavati in pubblico. Povera Marilyn: oltre agli scrittori, ai fotografi, ai biografi, aveva qualcuno che la osservava dal buco della serratura. Tutti i suoi segreti, piccoli e grandi, sono finiti sul tamburo dei mass media. Tutti, tranne l'enigma della morte. Che sembra ora l'unica sua cosa veramente "privata". Ernesto Gagliano

Luoghi citati: Hollywood, New York