Un prete come ostaggio

Un prete come ostaggio Un prete come ostaggio (Segue dalla 1* pagina) sa era necessaria l'avrei fatta. Sarebbe stata certamente un'esperienza interessante, ma forse è stato meglio che sia finita cosi». Ricomincia l'attesa, domenica sera, quella più difficile. Ad ogni telefonata l'avv. Buffa o gli altri intermediari chiedono sempre ai banditi una «prova di vita». Pongono una domanda, in genere di carattere intimo e familiare. alla quale soltanto l'ostaggio ! Può saper rispondere. Cosi la chiamata successiva si apre con una risposta. Anche i banditi hanno ora intenzione di chiudere in fretta. Lunedi è il giorno in cui don Valentino dovrà partire su una «126» chiara e percorrere un lungo, tormentato itinerario, dalla costa ai monti. «Ad un certo punto, ci avevano avvertito, sarei stato bloccato e io dovevo consegnarmi a loro». Nel viaggio però non è solo, lo accompagna un sardo. Pietro Carta, di Orgosolo. E' anche lui un uomo di coraggio, anche lui disposto ad af- j frontare i banditi. Dice don Valentino: «Era sereno, mi ai- sicurava che sarebbe l'enuto anche lui dai banditi. "Io non ti lascio", mi ripeteva». Il viaggio la prima sera è inutile. I banditi certamente hanno controllato l'auto per accertarsi che non fosse seguita da polizia o carabinieri. A notte don Valentino e Pie- tro Carta ritornano alla villa. Ripartono l'indomani alle 14. Ancora un lungo cammino attraverso strade dissestate, su, fino ai monti, e in un giorno difficile perché, a sera, ci sono due sparatorie tra polizia e carabinieri e banditi. E si arriva al mercoledì. La partenza è alle 15. Carta e il sacerdote salgono sull'auto e riprendono la via che dovrebbe condurli nel cuore della Barbagia, fino al Gennargentu. Mentre gli emissari percorrono a velocità moderata la strada che i banditi hanno tracciato, per Silvio Olivetti si avvicina l'ora della liberazione. Al crepuscolo gli dicono: «Andiamo.ci si muove». Ancora in marcia. E' notte fonda, sono le 22 passate, quando un carceriere gli dice: «Vai avanti per la stradina, sei libero». Ma stavolta la sorte ha voltato le spalle ai bri- i ganti. Il rilascio avviene tra I Ollolai e Gavoi. Ci sono battute in corso nella notte, e gli uomini di una pattuglia scorgono delle ombre e sparano: sono Olivetti e il carceriere, che fugge. Stavolta l'ostaggio è veramente libero. Ma occor- ! re bloccare anche don Valentino e il compagno che corrono in auto nelle braccia dei | banditi. Cosi per radio vengo- J no avvertite le pattuglie. La «126» è fermata a tempo dalla ! polizia. A casa. Olivetti arriva verso le 3 di notte e, alla moglie che corre ad abbracciarlo, dice: « Voi non potete immaginarechecosa significhi». Per il rapimento di Olivetti i carabinieri hanno fermato un pastore di Ollolai. Mario Casula di 39 anni, perché gravemente indiziato di essere implicato nel sequestro e inoltre hanno localizzato, nelle campagne di Ollolai, in località «Su senu» (Il seno), l'anfratto roccioso in cui l'industriale torinese è stato tenuto prigioniero almeno nell'ultimo periodo. Il fermo di Casula si è avuto alle prime luci dell'alba mentre il pastore rientrava in I ì | : i J i j ! paese, mentre il ritrovamento del nascondiglio è avvenuto nella tarda mattinata: i due fatti pare siano collegati. E' stato possibile apprendere che da tempo i carabinieri nutrivano sospetti che Casula potesse essere implicato nel rapimento Olivetti. Le sue mosse — secondo indiscrezioni — sarebbero state seguite con circospezione per non re- j care danni all'ostaggio. Ad aggravare la posizione | del pastore sarebbe stato an- [ che il ritrovamento dell'anfratto roccioso in cui è stato custodito Olivetti. Vicino alla grotta infatti sono stati tro- i vati i segni di un lungo bivac- ! co (scatole di carne vuote e altre cose) e due maschere ricavate dalle maniche di una tuta.

Persone citate: Casula, Mario Casula, Olivetti, Pietro Carta, Silvio Olivetti

Luoghi citati: Gavoi, Ollolai, Orgosolo