Erba, la storia di un sovrintendente che governa da solo un teatro lirico

Erba, la storia di un sovrintendente che governa da solo un teatro lirico Il Regio senza consiglio d'amministrazione e direttore artistico Erba, la storia di un sovrintendente che governa da solo un teatro lirico TORINO — Giorni fa si sono riaperti i botteghini, sotto il portico di piazza Castello in atmosfera ancora da ferragosto, c'era già la coda per i biglietti della Bohème, il 2 ottobre. Questo nostro carissimo Regio è disperatamente vitale. Non ha un consiglio d'amministrazione (scaduto in febbraio), è senza direttore artistico (Taverna è uscito di scena quattro mesi fa), è senza direttore stabile dell'orchestra (Martinotti aspetta da marzo un successore: gli è stato fatto un contrattino di un anno come collaboratore), nell'organico mancano 80 persone, più che meno: in questa situazione che è poco dire d'emergenza, è il teatro che ha fatto più parlare di sé per tutta l'estate, suscitato discussioni e alimentato progetti con quei 170 milioni ottenuti da privati torinesi a salvataggio della stagione d'autunno: in complesso una cosa piccola ed esile ma che costituisce il primo caso in Italia di sponsorizzazione della lirica. -Non è una sponsorizzazione. Questa "voce" al Regio non esiste, per ora. E' semplicemente un aiuto in un momento difficile nato dalla sensibilità dei nostri interlocutori'. Cosi dice Erba, il sovrintendente di un ente pubblico rimasto più solo in Italia a esercitare il potere. Come si sta? Benone, non è vero? •Faccio come posso, porto avanti la baracca. Il mio potere? Fa ridere. Quando entro al Regio chiunque, un corista, un portiere mi batte una mano sulla spalla e mi chiede con aria di solidarietà: "Allora, come va oggi?"-. Ma, a gonfie vele, si direbbe. Superato felicemente un intervento chirurgico, ha passato luglio e agosto a cercare per l'Europa direttori d'orchestra e cantanti. -Bisognasfruttare il momento buono. Anche se mi sono trovato senza direttore, sono stato fortunato: quest'estate ho fatto il boom. All'ultimo dei cinque concerti del Regio con il Requiem di Verdi diretto da Martinotti, c'erano 2600 spettatori paganti (n.d.r. con 1800 posti a sedere) e ci sono stati venti minuti d'applausi-. Dove è andato il Sovrintendente e con quali risultati è tornato? A Londra ha stretto di più il «gemellaggio» con il Covent Garden {.dal quale l'anno scorso abbiamo avuto una buona Salome e un brutto Schiaccianoci»). Tra Parigi e Montecarlo ha ripescato qualche «figliuol prodigo», per esempio Renato Bruson e Placido Domingo, due star che da due anni erano scom¬ parse da Torino. Invece adesso torneranno. E' un Sovrintendente che crede ancora molto ai contatti personali, alla seduzione diretta: sarà perché non è un musicologo e non avrebbe credibilità su questo terreno? «La credibilità mi viene da 30 anni di lavoro. Conosco gli artisti. Bisogna prima conquistarli: poi si discutono prezzi e date. Per una cosa che, magari da anni, desiderano fare, sono capaci anche di mandare all'aria i loro impegni e fare uno sconto-. Il mandato di Erba, eletto nove anni fa e due volte riconfermato, scade a novembre del 1980. In questo anno> che ci sarà di nuovo al Regio? Una sponsorizzazione vera e organica (ma la legge lo permette) e una sterzata decisa, come si teme, verso il tradizionale, l'arcisicuro nelle scelte artistiche? «La legge non vieta un intervento privato, pare ami che preveda uno spazio nei consigli d'amministrazione per il rappresentante di eventuali finanziatori Quindi io ritengo la partita aperta. Per ora comunque non si sono fatti neppure dei "pour parler", aspettiamo il nuovo consiglio die il sindaco ha tutte le intenzioni di veder nominato al più presto. Con i programmi non potrò fare i salti mortali. Il '79-80 ovviamente è tutto concluso. Nel frattempo arriverà il nuovo direttore artistico e io mi siederà in poltrona a leggere il giornale-. Ha deciso di smettere l'antico «vizietto» di prendere i direttori artistici, come dicono i maligni, per la testa o per la coda e farli a fette? «// direttore io lo voglio, è necessarissimo: e non voglio, quando c'è. che se ne vada magari dopo che ìia imparato, si è fatto le ossa. Ma tutti saìino che non sono io a decidere, è il consiglio. I maligni non si chiedono: perché al Regio non si tengono i direttori e mandano via Erba?-. E' accusato di comportarsi come un manager privato in un ente pubblico. -Se ho qualità di manager le metto a disposizione del Regio: se questo è un difetto speriamo che i danni siano minori dei vantaggi-. E' risaputo che il suo sogno ricorrente è fare, almeno per una stagione, un cartellone che incominci con la Traviata e finisca con la Bohème passando per la La fanciulla del West e la Butterfly magari con una punta nel Don Carlos, un'arditezza con il Trovatore, il tutto legato dalla Bella addormentata con la Fracci. Mentre il Regio trema sotto la spinta della folla. Erba ride. -Certo, il mio ideale è un esaurito ogni sera. D'altra parte io devo incassare assolutamente 700 milioni, un miliardo all'anno. Non è che anch 'io non sappia che la musica è andata avanti dopo Cavalleria e Pagliacci». Difficile mestiere, il Sovrintendente. Erba ricomincerebbe. -Perché sono innamorato del teatro. Perché sento di aver dato qualcosa di me stesso alla mia città-. Ma si dice che l'anno prossimo si ritirerà. -Non l'ho mai detto. Ci sarà il nuovo direttore artistico. Si vedrà in quel momento se io servirò ancora o sarò d'imbarazzo-. Mireua Appiotti Vacanze a teatro — Per l'attività estiva del Teatro Stabile per i ragazzi, stamane alle 10 al centro comunale di via Pacchioni 102: «Le avventure di Pulcinella» del burattinaio napoletano Antonio Battiloro. Giuseppe Erba

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