Il principe e le popolane scaltre di Massimo Mila

Il principe e le popolane scaltre «LE PESCATRICI» DI HAYDN ALLA SETTIMANA MUSICALE SENESE Il principe e le popolane scaltre Soggetto banale e barocche metafore resi vitali da una musica graziosa, con arie ora pungenti ora carezzevoli, senza punte espressive pronunciate - Un'esecuzione decorosa DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE SIENA — La fama di Haydn operista e offuscata dalla grandezza delle sue composizioni strumentali. Già il Reichardt, musicista della cerchia goethiana, sentenziava duramente: «Credo che ì migliori critici saranno d'accordo con me nel preferire la musica strumentale di Haydn alla sua musica vocale. Forse il suo genio è imbarazzato dalle parole; molte cantanti non sono soddisfatte del suo modo di scrivere per la voce. Il teatro non è affar suo». Non è facile spiegarsi perché Haydn non dovesse riuscire nel teatro, con un genio musii cale cosi estroverso ed osser| vatore. e innamorato del mondo esterno, come ce lo j mostrano i soggetti dei suoi oratori; proprio lui che confessava di non riuscire a comporre una Sinfonia se non I s'immaginava prima un «roj manzetto». cioè una piccola j trama narrativa, o una figura o un carattere, unicamente | come pretesto per scaldare la fantasia, destinato poi a ; scomparire, interamente bruI ciato nel risultato raggiunto ! della composizione strumenI tale. Porse se ne deve dedurre che il teatro non è tanto osservazione del mondo esterno, quanto immersione nell'interiorità dell'uomo: e allora si comprende perché I Haydn non ci sia riuscito tanto bene, e Mozart in maniera così strepitosa. Nel ricupero che ai nostri tempi si viene tentando del teatro di Haydn ha mostrato una certa vitalità, forse superiore a quella di opere più ce lebrate come // mondo della luna. Lo speziale. L'infedeltà delusa, il «dramma giocoso» in tre atti Le pescatrici, composto nel 1769 per una festa di nozze nel palazzo degli Esterhazy, sopra un libretto di Goldoni ch'era già stato musicato a Venezia dal Bertoni nel 1752. Il manoscritto, che si conserva nella Biblioteca Nazionale di Budapest, è alquanto lacunoso ed è stato rattoppato con sapienza da H. C. Robbins Landon, sommo studioso e moderno editore critico di Haydn. con l'assistenza del compositore viennese Karlheinz Fussl. Che restauri e rammendi di considerevole portata abbiano potuto avvenire senza dar troppo nell'occhio, vuol già dire, pur riconoscendo il giusto inerito del revisore, che la musica delle Pescatrici non è. per lo più. di qualità eccelsa. Graziose arie, ora pungenti ora carezzevoli, di stile galan¬ te, senza punte espressive;pronunciate. Giustamente iosservava i! Brenet che seinon bisogna chiedere a jHaydn grandi accenti tragici, nemmeno ci si può aspettare Ida lui una buffoneria scate-ìnata e travolgente. «La verve comica è una forza che Haydn1non può e non sa. o non vuole impiegare. Graziose melodie si spiegano saggiamente nell'ambito del mezzo carattere». Giocavano qui i limiti dell'ambiente cortigiano cui le sue opere erano destinate. Ma è giusto rilevare in queste Pescatrici qualche accenno a superare la monotonia del recitativo e aria con scene concertate e con l'impiego abbastanza frequente del recitativo accompagnato, secondo quel criterio di contaminazione dei modi dell'opera comica con quelli dell'opera seria, che sarà poi di Mozart. Inoltre nella parte di Eurilda, mezzosoprano, unico personaggio serio dell'opera, par di avvertire alcune venature musicali di quello Sturm und Drang, di quell'ondata patetica che proprio intorno al 1770 investiva la produzione strumentale di Haydn, con la Trauer-Sinfonie e la Sinfonia La Passione. e rimescolava anche l'arte di Mozart adolescente. Il libretto di Goldoni è d'una sciatteria madornale; eppure c'è in esso quel tanto d'esperienza teatrale che permette di cavarne uno spettacolo funzionante. Il principe Lindoro capita in un villaggio di pescatori a cercare, per sposarla, l'incognita ereditiera del trono di Benevento, ora liberato dall'usurpatore. Subito si fanno sotto Nerina e Lesbina, vispe e frizzanti pescatrici, abbandonando i loro fidanzati Prisellino e Burlotto ed acconciandosi comicamente da gran dame. Naturalmente la vera ereditiera è la malinconica Eurilda, figlia soltanto adottiva del saggio Mastricco, e lei salirà sul trono, mentre le due sfacciatene si contenteranno dei loro pescatori, riconquistati con quattro moine. Un soggetto irrisorio, aggravato dalla banalità del linguaggio, con barocche metafore erotico-pescatorie. Eppu re c'è T^sTngolarità'deiram-Diente, pescatori invece che i soliti contadini, c'è la tipeggiatura sommaria dell'opera comica, c'è perfino un'anticipazione di Cosi fan tutte, con la prova cui Burlotto e Frisel lino decidono di sottoporre le loro frivole ragazze, trave-stendosi anche loro da gran signori. Insomma, c'è quel che ; basta per mettere su uno i spettacolo vivo, i Soltanto una parte di que j ste possibilità ha colto la rap presentazione al Teatro dei I Rinnuovati, che costituisca il ì clou della Settimana Musica le Senese, centrata quest'an1 no specialmente sull'arte di Haydn-, illustrata anche attraverso le relazioni e i dibattiti di un congresso universitario presso l'Istituto di storia della musica e dello spettacolo. Il regista Sandro Sequi ha giocato sulle risorse teatrali" dei cantanti, e specialmente i soprani Cecilia Fusco e Fiorella Pediconi, nelle parti di Nerina e di Lesbina, hanno dato vita alla commedia delle due pescatrici ambiziose, disimpegnandosi anche bravamente di due gravose arie di cui sono rispettivamente accreditate, una di finto pathos drammatico, l'altra di alta bravura. I loro fidanzati erano i tenori Ernesto Palacio e Tibère Raf falli; Andrea Snarski il pomposo e caricaturale principe Lindoro; il mezzosoprano Helga Mueller la malinconica Eurilda e Claudio Desderi, di gran lunga il migliore della compagnia, suo padre Mastricco. Come ha cantato l'aria «Compatite la vecchiezza», con quale tenerezza di rimbambimento senile, è stato un capolavoro d'interpretazione. L'orchestra fiorentina dell'Aidem, diretta da Vittorio Negri, è un po' gracile e un po' stridula per sorreggere il peso della nutrita partitura di Haydn, né il coro dei Madrigalisti Senesi, diretto da Giordano Giustarini, è andato oltre una prestazione volenterosa. I sommari suggerimenti scenici di Pasquale Grossi sono elegantemente decorativi, ma sfruttano poco l'ambiente marino e pescatorio cui fa riferimento il testo, e il continuo andarivieni di siparietti bianchi sottolinea, piuttosto che mitigare, l'implacabile monotonia della successione di arie. Lo spettacolo, che ha ottenuto un buon successo, con applausi ad ogni aria, si replica questa sera. Massimo Mila

Luoghi citati: Benevento, Siena, Venezia