Anche Nuvolari era spericolato

Anche Nuvolari era spericolato Anche Nuvolari era spericolato Le cronache dell'automobilismo sono piene di gesta epiche di piloti che spesso sconfinano nell'irresponsabilità e nella scorrettezza. Ricordarle tutte sarebbe impossibile Basterà citare qualche episodio famoso. Fra i più noti quello del grande Tazio Nuvolari che a Torino, sul circuito del Valentino, nel 1946 condusse la sua Cisitalia girando lo sterzo con le mani (si era rotto il volante), prima di essere fermato dai commissari di gara. Se avesse perso il controllo della macchina avrebbe potuto causare un disastro. Il «mantovano volante», del resto, non si limitò ad essere i » .ini, nuli ili iiiUHW Liti b-aobiv. protagonista di questa vicenda: una volta corse in moto con un busto rigido ed un'altra a Monza in auto con una gamba ingessata. Dovettero infilarlo di peso nell'abitacolo ed i tecnici furono costretti a studiare per la sua vettura una speciale frizione automatica. Più vicino a noi il drammatico incidente, di cui rimase vittima il povero Ignazio Giunti in Argentina in una gara del campionato mondiale sport. Il pilota romano investi in pieno la macchina che il francese Beltoise stava spingendo da una parte all'altra della pista nell'assurda speranza di arrivare sino ai box per farla riparare. In altre discipline motoristiche gesti un po' folli, sebbene avvincenti e coraggiosi, sono ancora più frequenti. Qualche anno fa nel Rally di Sanremo, Markku Alen, che aveva perso una ruota anteriore della sua 124 spider, percorse circa 18 chilometri in bilico su tre gomme, a tutta velocità per cercare di arrivare ad una assistenza. . Cosa spinge i piloti a comportarsi in questa maniera? Non è certo per fare spettacolo. Gilles Villeneuve domenica scorsa a Zandvoort sperava veramente di arrivare ai box per sostituire la gomma dechappata che gli aveva provocato l'uscita di pista alla curva «Tarzan». Una convinzione alimentata soltanto dalla volontà, dal desiderio di arrivare, di non essere escluso dalla lotta per il mondiale. Il canadese ha commesso sicuramente una grave imprudenza, sia per essere tornato in pista in retromarcia, sia per averla percorsa su un cerchione, con le scintille che volavano dappertutto. mantenendo traiettorie sulle quali erano anche altre macchine, cercando di andare il più forte possibile, co • me se la sua Ferrari fosse stata perfettamente efficiente. Più del pilota canadese, però, a nostro avviso, hanno sbagliato i commissari di gara che non hanno subito fatto le segnalazioni per fermarlo. Una bandiera nera (quella che si espone per costringere al ritiro un concorrente) avrebbe risolto tutto. Ed invece gli olandesi addetti ai lavori si sono limitati a rincorrere a piedi la Ferrari. La stessa Ferrari, sempre piuttosto severa in queste circostanze, non sembra avere preso >-uun.i v» •» f- — ! provvedimenti disciplinari nei confronti del canadese. Mauro Forghieri ha detto chiaramente che si può perdonare un simile gesto ad un pilota in lizza per il titolo mondiale. Il danno maggiore, in fondo, lo ha ricevuto Gilles Villeneuve. Per lui questa dovrebbe essere una ulteriore lezione, un'esperienza in più da mettere nel bagaglio professionale per non ripetere certi errori. Campioni si diventa anche sbagliando. Certo, perseverare in questa maniera — come dice l'antica massima latina —sarebbe diabolico. c.ch.

Persone citate: Beltoise, Gilles Villeneuve, Markku Alen, Mauro Forghieri, Nuvolari, Tazio Nuvolari

Luoghi citati: Argentina, Monza, Sanremo, Torino