I partiti hanno preso posizione il pri diviso sui rapporti col pci di Franco Mimmi

I partiti hanno preso posizione il pri diviso sui rapporti col pci Gli schieramenti in attesa del Congresso democristiano I partiti hanno preso posizione il pri diviso sui rapporti col pci Ma anche la de vede Zaccagnini favorevole a un'apertura verso i comunisti e quasi tutti i dorotei (con Donat-Cattin, i fanfaniani e altri) decisi all'alleanza con il psi ROMA — Il dibattito sull'articolo con il quale Berlinguer ha rilanciato il compromesso storico ha ottenuto il risultato di riattizzare tra il pli e il pri la polemica che l'incontro di pace tra Zanone e Biasini, dopo la formazione del governo Cossiga. sembrava aver sopito. Non è tanto dagli articoli di Zanone e Giorgio La Malfa, pubblicati dal nostro giornale (è di oggi la replica del segretario liberale al leader repubblicano) che è sprizzata la scintilla, quanto dalle dichiarazioni di un altro repubblicano, Mamml (comunque in linea con quelle del suo compagno di partito), già riportate sul giornale di ieri. Rivediamole. Che cosa ha detto Mamml? Che un pentapartito guidato da un socialista non risolverebbe i problemi italiani; che questa soluzione gli sembra appoggiata da quei democristiani che chiuderebbero nettamente la porta al pei: che in realtà repubblicani e liberali si sono sempre trovati, dal '46 a oggi, su posizioni contrapposte: che il psi vuole egemonizzare tutta l'area dai socialdemocratici ai liberali; che il ri¬ chiamo di Berlinguer all'austerità è encomiabile e che. se non si ricuce la solidarietà nazionale, c'è il pericolo di una pericolosa svolta istituzionale. Poiché, come si è detto, questi principi erano già contenuti nell'articolo di La Malfa, è ovvio che nell'articolo di oggi di Zanone si trovino le risposte anche per Mamml. Di quell'articolo è però necessario ripetere qui una frase: «L'unica prospettiva positiva dell'ottava legislatura, ad avviso dei liberali e anche dell'onorevole Biasini, è il governo acinque». Dunque, stando a Zanone vi sarebbe all'interno del pri una netta dicotomia: La Malfa e Mamml combatterebbero su un fronte, ma il segretario (Biasini ha però già annunciato che non si ricandiderà alla carica) su un altro, più vicino a quello del leader della minoranza, Gunnella. Questi, non appena viste le dichiarazioni di Mamml, si è affrettato a sua volta a dichiarare: «Dopo il fallimento della politica di solidarietà nazionale, voluto dal pei, riproporla negli stessi termini, o sotto la forma di un compromesso sto¬ rico allargato al psi, è un nonsenso politico*. Sarà bene a questo punto cercare di tirare le somme. Il problema centrale è uno, è sempre quello ed è presto detto: la collocazione del pei. Deve stare (più o meno) vicino al governo oppure essere tenuto all'opposizione? Gli schieramenti sembrano essere questi: Il partito socialista tiene aperta «da sinistra» la polemica con la teoria del compromesso storico, preservandosi cosi al tempo stesso la paternità di una eventuale (ma lontana, come dicono loro stessi) alternativa di sinistra e la possibilità di porsi alla guida di un pentapartito che superi, se non altro nella forma, la vecchia immagine del centrosinistra. I socialdemocratici non vogliono il pei al governo. Puntano decisamente al pentapartito, e lo hanno dimostrato sostenendo il tentativo di Craxi di formare il governo e tentando la mediazione perché liberali e repubblicani accettassero di convivervi. Su questa linea, il partito sembra compatto. I repubblicani, come si è visto, sembrano spaccati in due. In realtà è lo stesso Mamml a confermarlo quando, richiesto sulla possibilità di candidarsi alla segreteria, risponde «di non avere in questo momento convinzioni politiche che siano abbastanza centrali, rispetto alla riflessione del partito, da poterle considerare punti di convergenza». La sua ala appare non tanto vicina al pei del compromesso storico quanto a quell'area della de che sostiene la necessità del « confronto » col pei. La democrazia cristiana: c'è il Consiglio nazionale alle porte, e poi il congresso. Per l'apertura al pei, si batte Zaccagnini (con gli andreottiani, i, forzanovisti di Bodrato, alcuni basisti, i morotei); per il ritorno all'alleanza col psi, a costo di lasciargli la presidenza del Consiglio, quasi tutti i dorotei, i forzanovisti di DonatCattin, i fanfaniani, alcuni basisti e il gruppo di «Proposta ». Il loro leader è Forlani. I liberali: tramontato il periodo di Malagodi e Bignardi, la linea del pli appare ormai univoca, e di sostegno a un psi che scelga di privilegiare la maggioranza a cinque. Franco Mimmi

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