Trovati i nomi dei complici in appunti scritti da Freda di Sandra Bonsanti

Trovati i nomi dei complici in appunti scritti da Freda Le indagini sul soggiorno all'estero del neonazista Trovati i nomi dei complici in appunti scritti da Freda La polizia dispone di un diario sulla latitanza del terrorista nero - Si conosce chi ha firmato lettere e assegni - Si parla d'un ricco industriale calabrese ROMA — Adesso, dunque, tocca ai complici di Freda. Ma le indagini saranno lunghe e delicate, e, per ora. sono addirittura ferme. «Aspettiamo a muoverci che i magistrati di Catanzaro ci diano le loro indicazioni», dicono all'Interpol. Dalla Calabria, le notizie dicono che solo domani il giudice Ledonne comincerà ad esaminare i dossier sequestrati in Costa Rica. Non sono da poco: pare infatti che Freda abbia accuratamente registrato, annotato e catalogato una lunga serie di appunti. Li ha raccolti in una decina di contenitori di plastica, una specie di prezioso diario della fuga e della latitanza. Ci sono anche nomi, quelli di chi ha firmato le let' tere che arrivavano al terrorista nero e di chi ha firmato alcuni assegni le cui matrice sa¬ rebbero state conservate. Si parla anche di ricevute di conti correnti, di rubriche e agende telefoniche. Tra i personaggi importanti le cui tracce compaiono nei «foglietti» di Freda ci sarebbero un «ricco industriale calabrese» e 1 italiano piantatore di caffè che ospitò il neonazista sin dal suo arrivo in Costa Rica. L'interesse degli inquirenti è ovviamente puntato sull'industriale: non è escluso infatti che sia proprio lui ad aver offerto il primo aiuto a Freda quando si eclissò da Catanzaro. Ed è su sua segnalazione che Freda. alias Mario Vernacci Sacca, fu accolto nella piantagione che circondava la villa di San Diego de Tres Rios. Costui sarebbe addirittura uno dei finanziatori della rivolta dei «boia chi molla» a Reggio Calabria e avrebbe precisi interessi commerciali in comune col coltivatore di caffè. L'unico accertamento che è già stato avviato riguarda i movimenti di danaro: sia quelli registrati dalle ricevute trovate nell'abitazione di Freda sia quelli riguardanti i misteriosi 50.000 dollari versati il 6 agosto in una banca di Carnago. Quel giorno Freda si presentò personalmente alla banca con una borsa ventiquattr'ore. La apri e consegnò al direttore della banca quella grossa somma in contanti. Da dove era arrivata? Le indagini si muovono su due binari. Una è condotta dalla polizia del Costa Rica, che ha interesse a scoprire se «il latitante italiano» fu sovvenzionato dal suo protettore, il piantatore di caffè. L'altra ricerca riguarda invece gli uffici di cambio italiani. E' un'indagine difficile anche perché gli inquirenti sono quasi certi che i soldi sono arrivati in Costa Rica in maniera del tutto illecita. Si parla di transazioni commerciali con bollette «gonfiate» o addirit tura di misteriose valigette diplomatiche. C'è inoltre chi insiste sulla coincidenza fra il versamento dei soldi nella banca costaricana (il 6 agosto) e l'inizio dell'indagine che ha portato a San José i funzionari italiani. Potrebbero essere stati proprio quei soldi a tradire Freda: il famoso indirizzo e il nome della località sarebbero saltati fuori mentre qualcuno cercava di far arrivare al latitante la grossa somma di danaro. Dal Costa Rica intanto arrivano altri particolari sulla vita del super ricercato Franco Freda. Alcuni di essi hanno dell'incredibile: si dice che U passaporto in possesso di Freda fosse munito d'un timbro emesso il 12 agosto '79 a Varsavia. Questa notizia c'è stata formalmente smentita dal Viminale. Il piantatore di caffè di origine veneta che lo ospitava ha detto alla polizia che non sapeva chi si era messo in casa. Nessuno gli crede, i gior- ì nali italiani arrivano anche in Costa Rica e la fotografia di Freda quest'anno è apparsa più volte: al momento della fuga, durante il processo, al momento della sentenza, e infine, pochi giorni fa. quando Ventura fu arrestato in Argentina. L'ex procuratore le- vcttgnAdcrQigale non era stato con le mani1 in mano: aveva cominciato ajfare il commercialista, si face-jva chiamare «professore» e]frequentava la comunità ita-ìliana. soprattutto alcuni gio-ì vani studenti ai quali dava consulenze in materia di contratti commerciali e di lavoro. Poi si era anche «fidanzato». Lei gli dava lezioni di spagnolo, lingua del tutto estranea al tedescofilo fanatico. Aveva 24 anni e con lei Freda dopo aver chiesto la residenza costaricana, dava ad intendere di volersi rifare una vita. Questa notizia pare assolutamente «incredibile» alla donna che in Italia dice di essersi sposata con Freda durante il periodo in cui il terrorista nero era in libertà provvisoria. La Cardona si è presentata ieri al carcere di Rebibbia e ha chiesto inutilmente di poter avere un colloquio con Freda. il quale per disposizioni della magistratura è ancora in isolamento, nel braccio G8. Il suo arrivo a Rebibbia non ha provocato alcuna reazione da parte degli altri detenuti. Dal carcere filtrano sul suo comportamento alcuni particolari: si dice che ha accettato di mangiare il pesce come gli altri, pur avendo sempre preferito pasti di soli vegetali. Prende l'aria nel cortile senza alberi, 15 metri per 15. Legge molto: si è fatto portare dal direttore del carcere un elenco dei libri dispo nibili nella biblioteca. Sandra Bonsanti