Un dongiovanni tanto disponibile

Un dongiovanni tanto disponibile LE PRIME VISIONI SUGLI SCHERMI CINEMATOGRAFICI Un dongiovanni tanto disponibile «L'uomo che amava le donne» di Francois Truffaut, con Charles Denner, Brigitte Fossey, Leslie Caroti. Produzione francese a colori. Genere: drammatico. Giudizio: da vedere. Cinema: Romano. Con che grazia e che naturalezza Truffaut annoda i ricordi, sorride sugli uomini, compatisce le donne. Il Truffaut recente ha aggiunto alla sua curiosità inquieta di ex ingenuo una parte più fervida e ferma di malinconia, una saggezza delicata, quasi una punta di religiosità laica. Accetta e racconta i suoi sentimenti più maturi senza farceli pesare, in un film non gli importa tanto il rigore della costruzione, quanto la sincerità delle parole e delle immagini che si dispongono secondo l'urgenza degli stati d'animo. Truffaut usa il cinema come una conversazione, in questo nessuno è bravo come lui, per questo bisogna volergli molto bene. «L'uomo che amava le donne» è un dongiovanni schivo e gentile, che ha il volto ombroso e un poco ridicolo di Charles Denner. Gli basta vedere il passo elegante di una donna («Ze gambe di una donna misurano l'armonia del mondo, sono un compasso») per sentirsi spinto alla conoscenza, al dialogo, alla «seduzione». In realtà Denner non seduce, ma la sua disponibilità è cosi totale e disarmante che le donne non sanno dirgli di no. Un giorno decide di scrivere i suoi ricordi, non per giustificarsi, neppure per capire, forse soltanto per essere meno avaro di sé. Passano con leggerezza nel racconto le donne che ha amato, i convegni, gli abbracci, le parole. Guardando Denner scrivere, seguendolo attraverso le sue esperienze, si capisce che la sua seduzione, e forse ogni seduzione oggi, è un tentativo di completarsi, di uscire dalla propria metà per trovare, magari in modo precario, una forma intera che annulli la solitudine e la difesa egoistica. Il dongiovanni non è un bambino che è fermo, come si dice spesso, ai suoi giuochi crudeli, ma un adulto che non accetta di essere dimidiato. che paga la sua debolezza con la solitudine. Denner sarà ucciso in un incidente, mentre corre dietro una immagine femminile. Una delle sue donne lo ricorderà con affetto, con ironia, con solidarietà, difendendo la testimonianza, raccolta nel li¬ bro che Denner scriveva, di un dongiovanni raro. Truffaut ha fatto un film di assoluta e stanca innocenza e bel¬ lezza. s. reg. La liceale seduce i professori di M. Laurenti, con Gloria Guida, Lino Banfi, Fabrizio Moroni. Commedia a colori, Italia 1979. Cinema Gioiello. Bellina, quindi con molti coetanei che la corteggiano, la liceale Gloria Guida curva di rado la fronte sulle sudate carte, si che studiando poco o niente ha la pagella gremita d'insufficienze e finisce sistematicamente bocciata. Nipotina d'un buffo preside impersonato da Lino Banfi, la vezzosa ripetente si sposta, dalla città, nel liceo provinciale governato dallo zio sperando di ottenervi finalmente l'auspicata promozione. Allo scopo le potrà servire l'aiuto del giovane professore di storia innamoratosi, come gli allievi, di lei. Questa mielosa storiellina dai rosei contorni sarebbe stata troppo esile per fare da supporto, essa sola, a un intero film. Perciò, mobilitati caratteristi e buffoncelli vari per rimpolparla, è toccato un maggiore spazio a costoro che non all'aneddoto sentimentale e ai suoi particolari moderatamente sexy. Si sfogano, ingaggiati por. far ridere usando lazzi venerandi e smorfie accentuate, il citato Lino Banfi e altri abituali pagliacceschi interpreti di farsene del genere, tra cui Carletto Sposito e Alvaro Vitali. a. v.

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