Nessuna notizia dei due ragazzi Nonno Casana: «Silenzio stampa» di Vincenzo Tessandori

Nessuna notizia dei due ragazzi Nonno Casana: «Silenzio stampa» Nessuna notizia dei due ragazzi Nonno Casana: «Silenzio stampa» // nostro inviato ci telefona da Iglesias: E' l'attesa, un tormento. Soltanto Dio e i banditi sanno quanto durerà. E ogni giorno che passa, ogni ora. può contribuire a fiaccare la resistenza di chi aspetta. Non una notizia, un segno di Marina e Giorgio Casana, sequestrati lo scorso mercoledì su uno scoglio non lontano dalla Costa Verde, sotto gli occhi de genitori, da banditi arrivati, pare, dal mare. Nel pomeriggio la famiglia ha chiesto il silenzio stampa. Ha spiegato il dott. Roberto Casana: «Lo facciamo nella speranza che i rapitori si facciano uiui». Con la moglie aveva vegliato tutta la notte accanto al telefono della fattoria pensando che potessero chiamarli: una speranza inutile. La lettera con la quale i Casana chiedono il silenzio stampa è stata indirizzata alle agenzie di informazione dal nonno dei due ragazzi, Piero Casana. Essa tra l'altro dice che i congiunti di Marina e Giorgio «sono fin da ora grati per la collaborazione ritenuta indispensabile ad evitare l'aggravarsi della situazione di pericolo nella quale si trovano i giovani rapiti". Nonno Casana. in viaggio da Londra per Iglesias, si è fermato ieri sera a Torino e ha rivolto lo stesso appello al questore, portandoglielo personalmente. E' stato chiesto un riscatto impossibile per la loro liberazione. Prima 5 miliardi, poi 2. Hanno detto i banditi che quello sarebbe stato l'ultimo prezzo. Una cifra che la famiglia garantisce di non essere in grado di pagare. La trattativa, quindi, sarà difficile e certo ci vorranno coraggio e fermezza da parte del padre, Roberto Casana, per portarla in fondo. All'uomo che tentava una soluzione rapida e offriva cento milioni, il «capo» dei rapitori ha risposto seccamente: «Non mi gioco la vita per cento milioni-. Dunque 5 miliardi. Gl'inquirenti cercano di capire su quali basi sia stata decisa una richiesta del genere. Si dice che l'azienda Società Bonifica Santa Vittoria, di cui il nonno dei ragazzi rapiti, barone Pietro Casana. è direttore amministrativo, sia in vendita. La cifra richiesta sarebbe stata 6 miliardi. Il terreno è montano e avaro, ci sono 1300 pecore e si produce pecorino e ricotta e ogni dieci anni il taglio del sughero. Dice Roberto Casana: «E' di qualità scadente, non serve per i tappi, tanto per intenderci, e dalla vendita si ricavano 70-80 milioni-. Inoltre soltanto il 5 per cento delle azioni dell'azienda appartengono alla famiglia. Altre ricchezze non ce ne sarebbero. Ma tutto questo i rapitori forse lo ignoravano. Alle loro orecchie era giunta soltanto la notizia che per vendere erano chiesti seimila milioni. Lo hanno detto ai genitori dei ragazzi prima di andarsene con gli ostaggi: «Voi vendete per sei miliardi, cinque li date anoieunovi rimane-. Della possibile vendita se ne parlava da circa un mese nella zona e nel bar-commestibili di Sant'Angelo, una frazione di poche case e 30 persone, dove è l'azienda. Ma d'estate quello è un luogo di incontro e di ristoro. Rapitori e vittime hanno discusso almeno venti minuti sullo scoglio. Lo ricorda nitidamente Adriana Sartorio che è amica dei Casana ed era 11. testimone impotente: «Loro parlavano con gentilezza. Quando Hanno legato Anna, la madre, lei ha intrecciato le dita come per pregare, cosi i lacci sono rimasti molli, ma il capo se n 'è accorto e ha avvertito un complice. Anna gli ha detto di lasciarla stare e lui ha risposto: "Va bene. Allora mi dia la sua parola d'onore che non si muoverà prima del tempo. Lo ricordi, altrimenti gioca con la vita dei suoi figli"». Roberto Casana si era latto avanti quando aveva visto le armi e capito che si trattava di un sequestro, ma gli avevano detto: «Non tu-. E la moglie aveva implorato che prendessero lei al posto dei figli. «No- avevano tagliato corto. Si battono i monti, giorno e notte. Più di 300 uomini con cani frugano in ogni anfratto e in ogni cespuglio; cercano nelle grotte e fanno posti di blocco fissi e mobili. Nelle gole, dal cielo, spesso scendono elicotteri. E' stata gettata una grande rete, ma è difficile essere ottimisti. Si ricorda l'abilità dei pastori sardi nel nascondersi, si ricordano lunghe tappe di trasferimento da un capo all'altro dell'isola, attraverso i monti, senza essere presi e sempre con la polizia alle calcagna. La gente dice che questo è un sequestro atipico e che da queste parti rapimenti non ce n'erano stali perché qui l'o- mertà è sconosciuta. L'avvocato Aldo Marongiu. di Cagliari, difensore in numerose cause per sequestro di persona, sostiene: «La gente in quella zona è abituata a parlare, non nasconderebbe mai i fuggiaschi. Chi ha deciso il rapimento forse è venuto da fuori, senza l'aiutare tutti i rischi. Se qualcuno ha visto, lo dirà-. Si cerca un uomo, quello che si pensa sia il basista. Gli inquirenti ritengono di avere buone possibilità di catturar¬ lo. Potrebbe essere il primo anello per risalire alla banda. Dicono i carabinieri: «Facciamo le battute, potremmo così anche costringere i rapitori a rilasciare gli ostaggi-. Ma il tempo passa e ci sono timori per la sorte dei ragazzi, portati via in costume e zoccoli. «Rivedo sempre gli occhi imploranti di Giorgio mentre se ne andava con loro e ho domito dirgli: "Vai pure"-, dice la madre. E c'è Marina, una splendida ragazza che dimo¬ stra di più dei suoi 16 anni. Li cerca, con carabinieri e polizia, anche Roberto Casana. E si attende la lettera che dovrebbe dare -istruzioni definitive» sul riscatto e l'itinerario per portare il denaro. Banditi arrivati da dove? La criminalità ha messo gli artigli anche in quest'angolo tranquillo d'isola. C'è una criminalità spicciola, provocata dice qualcuno, da frustrazioni antiche di gente costretta a vivere ai margini di un benessere che arriva da lontano, si mostra per pochi giorni ma non si ferma. Ma è anche una criminalità becera. Racconta la moglie del fattore dell'azienda, Maria Azzoni, di Piacenza e che da oltre vent'anni vive qui: «Ci sono stati incendi, negli ultimi tempi, ai boschi, ed erano dolosi. Ora potrebbe accadere di peggio, prima si viveva tranquilli, a casa si poteva lasciare la porta aperta, ma l'anno scorso hannorubato tutto-. E' un'analisi difficile. C'è chi parla di una «strategia del sequestro» e si sottolinea co me. a memoria, non ci sia sta ta in Sardegna una grandinata di rapimenti simile a quella che si è abbattuta quest'anno. Si parla di cervelli che arrivano da lontano e si ricorda come nei sequestri compiuti dai sardi in Toscana, in provincia di Firenze, nel Senese e anche nell'Alto Lazio, l'organizzatore vivesse a Torino e come spesso, nel corso delle indagini, fossero emersi indizi di inquietanti intrecci tra banditismo e criminalità nera. Vincenzo Tessandori Miirina e Giorgio Casana sono nelle mani dei nuovi pirati