Il neonazista della strage di piazza Fontana da ieri a Roma di Sandra Bonsanti
Il neonazista della strage di piazza Fontana da ieri a Roma Il neonazista della strage di piazza Fontana da ieri a Roma La donna che ha tradito Froda forse agiva per i servizi segreti L'editore padovano è ora in carcere a Rebibbia - Sceso dall'Hercules, impassibile ha detto: «Il clima qua è meglio che là» - Quando è stato catturato, ha lasciato capire che qualcuno aveva messo la polizia sulle sue tracce - In tasca aveva un giornale con la notizia dell'arresto di Ventura ROMA — Sono le sette e mezzo di mattina quando la testa bianca di Franco Preda si staglia contro la forma massiccia dell'Hercules. La schiera di agenti si scompone, i cani poliziotti si agitano. La rampa è lunga sette metri: il nazista di Padova guarda fisso davanti a sé. verso i casermoni della speculazione che incombono su Ciampino. Scende piano, sembra far appello a tutto il suo orgoglio «aristocratico». Il tempo è passato anche per lui, il capo della cellula nera arrivato ormai al terzo arresto della sua vita. E in questo spettacolo così ben organizzato (pare che l'Hercules sia stato costretto a una sosta di quattro ore alle Azzorre perché non arrivasse nel cuor della notte, scomodando stampa e televisione) anche la maschera di superiore indifferenza che Freda si era costruito in questi anni ha perso la sua patina. Lo chiamano e non risponde. E' impassibile ma scherza con un sottufficiale: «Il clima è meglio qua che là». Cerca di nascondere le manette incrociando le braccia, la posa rituale con cui affrontava fotografi e giudici a Catanzaro. Lo aiutano a salire sul furgone blindato: si siede nell'ultimo posto a sinistra dietro a dieci agenti armati. Il viaggio per Rebibbìa è rapido, non c'è traffico a quest'ora della mattina. Nel braccio speciale G8 lo aspetta una vecchia conoscenza: Toni Negri, di sei anni più anziano di lui. incontrato quando all'università di Padova uno guidava gli studenti democratici dell'Orup, l'altro i fascisti del Fuan. L'Hercules dell'aeronautica militare con la matricola 46-12 adoperato dalla polizia italiana per compiere la sua «anomala» operazione nell'America Centrale era atterrato alle sette e quattro minuti. Un cordone di sicurezza, che nemmeno gli avvocati difensori di Freda sono riusciti a superare, circondava la pista d'arrivo e la piazzola militare. Due funzionari di polizia giudiziaria sono saliti subito a bordo: Freda era seduto su uno dei seggiolini di tela destinati ai paracadutisti o alle truppe aviotrasportate. Non si è mosso mentre gli leggevano il mandato di cattura per la fuga da Catanzaro. Quando gli hanno parlato degli avvocati ha risposto: «Non c'è nessun avvocato, non ho intensione di nominarne-. Agenti della stradale carica- vano intanto su un'auto tutti deila gli «effetti» del detenuto: dodici colli, fra valigie e grossi pacchi. Sono stati presi in consegna dall'Ucigos. il contenuto è riservato ai magistrati di Catanzaro. L'operazione dell'arresto e riconsegna all'Italia di Sandra Bonsanti (Continua a pagina 2 in quarta colonna) Roma. Freda al suo arrivo - A pag. 2: Per la Farnesina in Sudamerica è normale espellere gli stranieri - Le reazioni a Padova
Persone citate: Freda, Toni Negri, Ventura
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