Hawaii perdute dall'uomo bianco

Hawaii perdute dall'uomo bianco lkai>u uimj sikaukuii^akiu lakijkaiukiu uella inailika ERANO UNO STRAORDINARIO LABORATORIO DELLA NATURA Hawaii perdute dall'uomo bianco Si tenta di salvare il poco che sopravvive di quel paradiso - Specie rarissime di Drepanidi, gli uccelli dalle piume variopinte, si sono rifugiate nelle foreste del Manna Kea, un vulcano spento da due secoli, alto 4200 metri - I disastri ecologici che si sono succeduti dal 1778, quando sbarcò il capitano Cook HONOLULU — C'erano una volta le stupende isole Hawaii, un arcipelago di otto isole maggiori e altre minori sperdute nell'immensità del Pacifico a oltre tremila chilometri dalla costa americana e a quasi altrettanti dalle più vicine isole oceaniche. Si erano originate probabilmente verso il Pliocene, qualcosa come dieci milioni di anni fa. da una serie di eruzioni vulcaniche sottomarine: le più piccole, forse, da formazioni madreporiche. Poi. su quelle terre sorte come per incanto in uno sterminato mondo liquido, era giunta la l'ita. L'aveva portata il vento, sotto formo di spore e di semi. L'avevano portata gli uccelli e i primi insetti buoni volatori, giunti da lontano. Il fertile terreno vulcanico, bagnato da frequenti piogge, alimentò ben presto una vegetazione tropicale lussureggiante, ambiente ideale per l'insediamento della vitaanimale. Ma raggiungere le isole non era facile. Nessun mammifero riuscì ad arrivarvi spontaneamente, eccettuato un pipistrello del genere Lasiurus. nessun rettile — nel Paese non esistono tuttora serpenti — nessun anfibio, nessun pesce d'acqua dolce, nessun in¬ setto a larva acquatica, come le. samare o i tricotteri. Riuscirono a raggiungerle solo pochi insetti fra cui le libellule, eccellenti volatrici. E pochi furono anche gli uccelli capaci di compiere l'estenuante traversata oceanica. Tra questi, alcuni mangiatori di nettare sudamericani della famiglia dei Cerebidi. che m' si insediarono e prolificarono abbondantemente, riempiendo tutte le nicchie disponibili, adattandosi agli habitat più vari. L'isolamento geografico fu per loro un eccezionale esperimento evolutivo. Poco alla volta, attraverso i secoli e i millenni, da quelle poche coppie di progenitori, forse da una sola, si diversificarono in una nuova famiglia, quella dei Drepanidi. nove generi, diciotto specie e trentanove sottospecie, tutte dìverse Luna dall'altra soprattuttoperla forma del becco. Un esempio di evoluzione raggiata ancora più stupefacente di quella dei famosi fringuelli Geospizidi delle isole Galapagos che tanto colpirono Carlo Dartoin. In invasioni successive, vi giunsero ralli. tordi, pigliamosche e oche, le quali ultime si adattarono cosi bene all'accidentato terreno delle zone vulcaniche che poco alla voi- | ta diventarono una specie di- I stinta, caratterizzata dalle dita libere, senza palmatura e dalle ali raccorciate. Era la Branta sandvicensis che gli uomini chiamarono poi con- ' fidenzialmente Né-Né. Vi giunse poi un'anatra destinata a diventare anch'essa, come l'oca, protagonista di una storia drammatica, e I poi folaghe, aironi e altri uccelli. Le isole si popolarono di animali che vivevano in una sorta di paradiso terrestre, un felice microcosmo isolato dal mondo. Non si sa esattamente j quando vi giunse l'uomo. Si ! pensa che ciò avvenne intorno al sesto secolo avanti Cri- ; sto. I primi a scoprire le isole I furono i polinesiani, ma t'impatto di questi scopritori fu abbastanza dolce. E' vero che essi portarono nelle isole ca- \ ni. gatti, galline, maiali e varie specie di piante coltivate, però erano gente alla buona die si insediarono sulle pendici dei monti o lungo le spiagge, sfruttando solo poche piante locali e ricavando ! la maggior parte del toro so- j slentamento dal mare. Il 1778 è un anno funesto per le Hawaii. Vi sbarca per j la prima volta un uomo bianco, il capitano James Cook. Da quel momento il mondo occidentale sa dell'esistenza di quelle isole incantate e incominciano a giungervi da 1 ogni parte avventurieri e co- i lonizzatori che vi portano capre, conigli, pecore e cavalli, ma anche sifilide, dissenteria, morbillo, influenza e altre malattie sconosciute alla popolazione locale. Nei due secoli successivi cade sotto il piccone degli invasori il settantacinque per cento delle foreste. Capre e conigli contribuiscono efficacemente a distruggere buona parte della vegetazione erbacea, mentre la popolazione indigena che contava prima della venuta degli europei circa trecentomila anime, scende paurosamente a poche decine di migliaia di individui. In larghe zone delle ìsole maggiori la vegetazione spontanea viene sostituita da coltivazioni di canna da zuc- \ citerò e di ananas. Con la riduzione graduale dell'habitat originario e l'ingresso di tanti competitori, la situazione negli animali indigeni incomincia a farsi precaria. Scompaiono una dopo l'altra varie specie di Drepanidi, come quello a becco di falce (Drepanis pacifica) dal lungo becco ricurvo e sottile adatto a frugare nella corolla tubolare di certe Lobelie in cerca di nettare o come la Psittirostra kona che aveva invece un becco grosso e massiccio con cui poteva agevolmente stritolare semi durissimi. Nella sola isola di Oahu. che diventa la più popolosa — basti dire che vi sorge Honolulu — si estinguono in breve lasso di tempo sei delle undici specie indigene, un triste primato mai raggiunto in nessun'altra parte del mondo. Indubbiamente contribuì alla loro scomparsa e alla rarefazione delle altre specie la moda delle acconciature regali a base di piume dì Drepanidi in voga durante tutto il periodo della monarchia hawaiiana. dal 1795 al 1893. Nei musei etnografici sono esposti monili, copricapi, diademi e mantelli tutti fatti o decorati con piume variopinte di Drepanidi. Però, a giudizio di alcuni scienziati americani, il colpo di grazia fu l'introduzione nelle isole della zanzara Cu- lex pipiens fatigans, una sottospecie tropicale della specie comune, che punge non soltanto gli uomini ma anche ì volatili e può trasmettere malattie letali come la malaria degli uccelli. L'introduzione avvenne accidentalmente sembra nel 1826, quando la nave Wellington proveniente dal Messico fece scalo alle Hawaii. Bastò un barile di acqua in cui nuotavano le larve acquatiche della Culex perché la nuova venuta si installasse nelle isole. Esperimenti di laboratorio hanno dimostrato che i Drepanidi soccombono alla malattia, perché non hanno avuto modo di sviluppare, almeno finora, difese immunitarie contro il vettore della malaria. E inoltre, vissuti in un ambiente originariamente privo di zanzare, non hanno l'abitudine di accuccìarsi sui rami o di nascondere il capo tra le penne quando dormono, come fanno invece gli uccelli immigrati. In tal modo lasciano esposte alle punture delle voraci Culex le zone più vulnerabili del corpo. L'unica fortuna è che la zanzara importata, nelle isole un secolo e mezzo fa non è in grado di colonizzare le zone al di sopra dei novecento metri, vive soltanto a bassa quota. Ed è questo il motivo per cui oggi i Drepanidi superstiti si sono rifugiati tutti nelle zone montuose. Bisogna andarli a cercare nelle foreste residue del Mauna Kea, la più alta vetta dell'isola Hawaii, tra i 1800 e i 3000 metri di altitudine. Lungo il versante sud-occidentale di questo vulcano spento da quasi due secoli, alto 4200 metri, si stende una foresta arida in cui sopravvivono, accanto alle specie più comuni, anche alcune rarissime, come IHemignathus wilsoni. Altri Drepanidi si rifugiano nei boschi montuosi delle isole vicine. Ma fino a quando riusciranno a sopravvivere, sotto la spinta crescente dell'invasione umana? Si calcola che almeno venticinque specie di uccelli — vale a dire il quaranta per cento delle specie indigene — si siano estinte nel periodo storico. Era sul punto di estinguersi anche l'oca hawaiiana, la celebre Né-Né un tempo abbondantissima nelle isole di Hawaii e di Maui. Nel 1950 ne sopravvivevano soltanto cinquanta esemplari. Ma da allora la legge ne vieta severamente la caccia e alcune centinaia di individui vivono oggi indisturbati sulle pendici del Mauna Loa. il più alto vulcano attivo dell'isola Ha- Anclie l'anatra di Laysan (Anas platyrhyncos laysanensis) ha potuto salvarsi per miracolo. Quando nell'isoletta di Laysan in cui vive furono introdotti i conigli, questi roditori fecero scempio della vegetazione, mettendo a repentaglio la sopravvivenza dell'anatra. Fortunatamente ci si accorse in tempo dell'errore commesso, i conigli furono eliminati e la graduale ripresa della vegetazione consenti il salvataggio in extremis di questa sottospecie tipica delle Hawaii. Oggi si cerca in tutti i modi di salvare il salvabile. Ma troppe cose sono cambiate nelle isole, dal tempo idilliaco in cui l'uomo occidentale vi mise piede per la prima volta. Il flusso ininterrotto di jets che vi giungono dal Continente americano ha spezzato per sempre la prerogativa più saliente delle Hawaii, lo splendido isolamento geografico che aveva fatto di queste isole uno dei più straordinari laboratori evoluzionistici dellanatura. I. Lattes Coii marni

Persone citate: Carlo Dartoin, Cook, James Cook, Lattes