Si apre il monastero di Mao di Renata Pisu
Si apre il monastero di Mao Si apre il monastero di Mao paese die era diventato simile a un grande monastero, dove tutti indossavano il clergyman. intonavano mattutine litanie, avevano universalizzato il voto di castità e povertà, nel momento in cui scopre amore e consumismo e non li dichiara più «vergogne», si premura di riconoscere le religioni e quindi paradossalmente si laicizza. L'apertura al Vaticano, come il rinnovato interesse per il buddismo, vanno letti prima di tutto in questa chiave: si riconosce alle religioni un loro ambito ben determinato per impedire a una sola religione di trionfare e opprimere. Lo hanno detto abbastanza chiaramente i filosofi cinesi riuniti a Nanchi- 'SantaSede no per un simposio sull'ateismo svoltosi in marzo: «Nostro scopo è eliminare la perniciosa influenza della moderna teologia propagata da Lin Piao e dalla banda dei quattro in nome dei leaders rivoluzionari e del marxismo». E', dunque, questa nuova apertura alle religioni quasi un «chiodo scaccia chiodo» visto che il martello dell'ateismo ancora si rivela inefficace. E in effetti in Cina l'Associazione Ateista è stata appena costituita (dipende dall'Istituto per le religioni mondiali dell'Accademia delle Scienze, anche questo appena fondato) e si è proposta un vasto e capillare piano di ricerche e propaganda. Le religioni, compresa quella cattolica, in Cina non avranno quindi vita facile, nonostante le attuali aperture e proposte di dialogo con la Ma l'importanza di questa laicizzazione della Cina tramite le religioni non va sottovalutata anche se, dal punto di vista diplomatico, il dialogo che sembra avviarsi tra Pechino e Vaticano ha tutt'altra rilevanza: in definitiva sarebbe l'ultima vittoria che la Repubblica popolare cinese otterrebbe nei confronti di Formosa, perché la nunziatura che la Santa Sede ha a Taipeì. nel caso di un riconoscimento ufficiale tra i due Stati, dovrebbe essere per lo meno degradata a delegazione apostolica (neanche dal Vicario di Cristo in terra Pechino accetterebbe mai la politica delle «due Cine») e di conseguenza dovrebbe essere chiusa l'ambasciata di Formosa presso la Santa Sede. Il problema non è di facile Renata Pisu (Continua a pagina 2 in terza colonna)
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